Vertice del Cairo per la Pace, il punto stampa del Presidente Meloni

Sabato, 21 Ottobre 2023

Domanda: [inaudibile]

Presidente Meloni: Con Abbas ci siamo detti quello che diciamo anche fuori, che bisogna lavorare per una de-escalation, che credo sia anche il modo più serio per lavorare su una de-escalation vera: continuare a lavorare, come io ho detto anche nello speech che avrete sentito, su una soluzione di lungo termine; che quella soluzione può essere solamente la soluzione dei due Stati; c’è un lavoro pregresso che è stato fatto, che va ripreso e che secondo me va costruito anche con una tempistica decisa. 
Chiaramente ci vuole un grande impegno della comunità internazionale, non facile se prima non si riesce a dare risposte che, secondo me, possono partire da una parte dal tema degli aiuti umanitari per la Striscia -su cui l'Italia lavora, l'Unione Europea come sapete ha triplicato l'ammontare degli aiuti -, dall'altra parte un lavoro importante va fatto sul tema degli ostaggi, che sarebbe un altro segnale significativo. È un lavoro molto delicato che però bisogna continuare a fare. E credo che sia soprattutto un lavoro di dialogo che va fatto tra i Paesi occidentali e i Paesi arabi. 

Domanda: A proposito degli ostaggi, Abbas ha chiesto che vengano liberati da una parte e dall'altra. L'ha ribadito anche nella conversazione con lei?

Presidente Meloni: Ma guardi, tutto quello che si può fare per cercare di impedire una escalation, secondo me è buono e giusto. La cosa più importante che va fatta secondo me ed è la ragione per la quale io sono qui oggi, è capire che siamo tutti sulla stessa barca: la mia idea di quello che è accaduto, per le modalità con cui Hamas ha attaccato Israele, è che la causa palestinese non c'entri assolutamente nulla. Quello che si sta perseguendo è una jihad islamica; quello che si sta perseguendo è il tentativo di impedire un processo di normalizzazione nel Medio Oriente. E quindi il target di quell'aggressione non era semplicemente Israele, ma anche le Nazioni arabe che avevano tentato di fare dei passi in avanti nella normalizzazione dei rapporti con Israele, perché per alcuni la strategia è una strategia di lungo periodo, che per cancellare Israele vuole renderla una terra inospitale. Chiaramente degli accordi che normalizzano i rapporti in quel territorio sono totalmente controproducenti per questa strategia e per questo andavano fermati. 
Ma significa che l'Europa, Israele, l'Occidente, gli Stati Uniti e - non lo so - le monarchie del Golfo sono tutti sulla stessa barca. E per questo è molto importante che noi continuiamo a dialogare con queste Nazioni, perché ci sarà, e c'è secondo me dall'inizio, un tentativo e una strategia di divisione, di creare la guerra di religione, lo scontro tra civiltà. Non lo deve diventare perché non lo è. Voi avete visto che dall'inizio io ho parlato soprattutto con questi Paesi, con i Paesi del Golfo, con i Paesi del Nordafrica, con i Paesi mediterranei, con i Paesi arabi. Credo che sia fondamentale continuare a portare avanti questa strategia, è la cosa più preziosa che abbiamo, e quindi anche la presenza anche a livello di leader per l'Italia. Io ho fatto questa scelta volutamente e, secondo me, i leader devono esserci in questi momenti. Poi non si otterranno oggi risultati concreti, già l'apertura del valico di Rafah è un risultato concreto: è stato possibile forse anche perché qui c'era una conferenza. Piccoli passi a piccoli passi, ma non bisogna smettere di dialogare con questi Paesi, non bisogna cadere in una trappola che secondo me è stata confezionata.

Domanda: Cosa chiederà a Netanyahu? 

Presidente Meloni: Io a Netanyahu voglio fare questo ragionamento. Ovviamente voi sapete come noi difendiamo il diritto di Israele a esistere, il diritto di Israele a difendersi, il diritto di Israele, anche di fronte a scene che abbiamo visto di totale disumanizzazione del popolo ebraico. Questa è la cosa che secondo me non è stata pienamente colta. In quelle immagini c'era un antisemitismo che viene molto prima della questione israelo-palestinese e quindi noi difendiamo il diritto di Israele a esistere, a difendersi, a garantire la sicurezza per i suoi cittadini. Ma anche qui, credo che il modo migliore, anche per difendere il diritto di Israele, sia non consentire l'isolamento di Israele dalle Nazioni che hanno lavorato per un processo di normalizzazione, e quindi il più possibile impedire che il conflitto si propaghi perché questo secondo me è il disegno che hanno alcuni che hanno mosso diciamo il primo attacco di Hamas.

Domanda: Presidente ma questa tragedia potrebbe essere il punto di non ritorno per fare dei passi in avanti sui due Stati? 

Presidente Meloni: Sicuramente. Io penso che sì, penso che oggettivamente tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. E non possiamo negare che in questi anni siamo stati più attenti ad altre priorità sul piano internazionale e che quindi non sono stati fatti, forse, tutti gli sforzi che erano necessari per mandare avanti un processo che era maturo. Perché è maturo. Purtroppo noi sempre quando siamo sull'orlo del baratro ci occupiamo seriamente delle questioni. Nella tragedia può essere un'occasione, bisogna coglierla. Per cui spero che ci sia responsabilità, da questo punto di vista, da parte di tutta la comunità internazionale - ma mi pare di coglierla - per accelerare sul processo, per dare, come dicevo, anche una tempistica chiara di quello che deve accadere, perché altrimenti si rischia che oggi otteniamo una soluzione temporanea e poi ricominciamo a occuparci prevalentemente di altro.
E se non si trova una soluzione che è strutturale, è ciclico quello che accade e che accadrà anche nel futuro e non è distante da quello che vediamo accadere in questi giorni. 

Domanda: Presidente, lungi da noi inserirci nella sua privacy, come sta? Quanto le è costato oggi venire qui?

Presidente Meloni: Sto molto bene, faccio il mio lavoro come sempre.