Intervista del Presidente Meloni con Maurizio Belpietro a "Il giorno de La verità"
Martedì, 14 Maggio 2024
Maurizio Belpietro: Buonasera a tutti. Eccoci qui, grazie al Presidente del Consiglio, di partecipare a questo evento “Il giorno de La Verità”. Presidente io mi leverei subito il problema, visto che credo tante delle persone che sono riunite qui vogliono sapere che cosa pensa dell'inchiesta di Genova.
Presidente Meloni: Buonasera a tutti, intanto grazie direttore per l’invito a questa giornata densa di dibattiti che ho l'onore di chiudere da quello che ho capito, quindi grazie per l'invito, complimenti per l'iniziativa. Ho già risposto ai cronisti che mi chiedevano all'uscita, non ho avuto chiaramente il tempo o la possibilità di approfondire più di tanto. Quello che vedo è che il Presidente della Regione Liguria ha detto che avrebbe letto le carte, che poi avrebbe dato la sua versione dei fatti e credo che il minimo sindacale di rispetto per un uomo che oltretutto obiettivamente governa molto bene la sua regione da diversi anni, sia attendere le sue parole e non ho altro da aggiungere sulla vicenda perché non ho gli elementi per farlo.
Maurizio Belpietro: Allora veniamo invece a uno degli appuntamenti più importanti che sarà il confronto con Elly Schlein. È la prima volta che un Premier in carica, candidato, si confronta con il leader di un altro partito, del partito dell'opposizione. Perché nel passato, sì, è vero, ci sono stati, ma erano a scadenza del mandato. Perché lo fa?
Presidente Meloni: Perché il confronto mi piace, perché io penso che il confronto sia il sale della democrazia, particolarmente penso che lo sia in campagna elettorale, francamente mi fa molto sorridere tutto il dibattito che sta generando l'aver dato la disponibilità a questo confronto, anche le denunce, le lamentele. Io penso che sia normale, particolarmente in una campagna elettorale come quella nella quale siamo, in rapporto all'Unione Europea, raccontare agli italiani che ci sono due modelli di Europa, che sono quelli che si confronteranno da una parte la proposta, diciamo così, socialista e dall'altra la proposta dei conservatori e mettere a confronto quelle ricette, mettere a confronto quelle visioni è un modo di aiutare i cittadini nella loro scelta, per cui io la considero la cosa più naturale del mondo, dopodiché storicamente non sono una persona che ha timore di confrontarsi perché le mie decisioni le prendo in coscienza e ne sono convinta e quindi non ho problema a rispondere su questo, sarà anche che io sono stata tanti anni all'opposizione, direttore, infatti mi fa un po' sorridere, quelli che oggi si stracciano le vesti dicendo che non si può fare, che non è giusto, che il confronto va fatto con tutti, perché insomma io non ricordo quando ero all'opposizione che chi era il governo si confrontasse con me in campagna elettorale. Lo considero anzi un gesto utile, una cosa utile per i cittadini, gli altri se vogliono organizzare altri confronti sono liberissimi di farlo, ma che si brighi per tentare di impedire questo mi pare francamente una cosa un po' eccessiva. Quindi mi è stato chiesto tempo fa tra l'altro dai colleghi, ma sarebbe disponibile? Io ho detto che era disponibile, Elly Schlein ha detto che è disponibile, io penso che sia una cosa buona. Vedremo che cosa accadrà, perché vedo molti movimenti attorno a questa iniziativa.
Maurizio Belpietro: Vedremo che cosa accadrà, quindi che cosa si aspetta?
Presidente Meloni: No, non mi aspetto di fare il confronto ma vedo molti movimenti contro questa iniziativa e quindi insomma...
Maurizio Belpietro: E che gli altri sono preoccupati?
Presidente Meloni: Non lo so, vedo che c'è molta critica insomma che ci sono cose che si stanno muovendo magari con l'idea che sarebbe meglio che questo confronto non si facesse, io lo considererei un errore, penso sia una cosa utile per tutti. Il fatto che non ci siano dei precedenti perché gli altri erano magari meno disponibili di me, non vuol dire che sia meglio non avere questo genere di possibilità di comprendere la differenza tra le forze in campo, no?
Maurizio Belpietro: Lei ha detto sulla scheda scrivete Giorgia, rivendicando il suo status di “pesciaiola” ha detto cos'era?
Presidente Meloni: Ah vabbè, ci posso andare avanti per ore. “Pesciarola”, intanto non è pesciaiola, è pesciarola. “Fruttivendola”, “regina di Coattonia”, posso andare avanti per ore. “Borgatara”, ovviamente.
Maurizio Belpietro: La accusano di demagogia?
Presidente Meloni: Mi accusano di qualsiasi cosa, per cui se dovessi entrare nel merito non ne usciremmo mai più. Io ho detto una cosa abbastanza semplice. Sono fiera del fatto che a un anno e mezzo di distanza dal giorno in cui sono diventata Presidente del Consiglio, la gran parte delle persone che mi incontra per strada mi chiama ancora Giorgia, perché io temevo che il ruolo potesse creare una distanza, era una cosa che mi spaventava, sono fiera del fatto che questo non sia accaduto. Sono fiera del fatto che le persone pensino ancora di potermi dare e mi diano ancora del tu perché sì, “Borgatara, Pesciarola”, lo possono definire come vogliono, sicuramente io sono una persona che viene dal popolo e loro hanno considerato questi epiteti che mi sono stati rivolti negli anni come il peggiore insulto che mi si potesse rivolgere, non capendo che per me non lo era, non capendo che per me non lo era perché se è vero che io sono una borgatara, una pesciarola, una fruttivendola e è vero che io sono diventata Presidente del Consiglio dei Ministri, vuol dire che il destino delle persone sulla carta non è determinato dalla loro condizione d'origine. Quindi mentre per esempio, il Senatore Cottarelli risponde, quando io ho detto scrivete Giorgia sulla scheda, “no io sono laureato, non mi chiamate Carlo, chiamatemi dottor Cottarelli perché mi sono laureato”, per carità, bene, bello, bravo, però in Italia c'è anche tanta gente che non è stata nella condizione di laurearsi. Per cui il messaggio che voglio dare io è, se puoi laurearti fai benissimo a farlo, devi farlo, se non sei nella condizione di partenza per poterti permettere di attraversare l'università, di fare la laurea, non vuol dire che il tuo destino sia segnato per questo, hai ancora tantissimi obiettivi che puoi raggiungere. Io questo mondo determinato sulla base delle condizioni di partenza, nel quale c'è chi è migliore e più bravo e ci sono invece i poveracci del popolo, non sarà mai il mio mondo. Il mio, il mondo che vorrei anche contribuire a costruire in questa nazione, è un mondo nel quale quello che puoi fare nella vita non è determinato dalle condizioni nelle quali provieni, è determinato dalla tua disponibilità al sacrificio, dalla tua capacità di lavorare, di dimostrare quello che vali. E quindi non ci sono i dottori e i pesciaroli, ci sono i cittadini e ciascun cittadino contribuisce al meglio delle sue opportunità, delle sue possibilità a fare la grandezza della nostra comunità nazionale. Io la vedo così, però in questo non siamo uguali con la sinistra.
Maurizio Belpietro: Lei ha parlato di obiettivi da raggiungere, ma il suo obiettivo, scendendo in campo come hanno fatto anche altri e glielo rimproverano però di essere scese in campo per le elezioni europee, il suo obiettivo qual è?
Presidente Meloni: Il mio obiettivo è confermare il consenso che avevo quando sono diventata Presidente del Consiglio dei Ministri, che per me sarebbe una cosa importante perché non ho avuto il tempo di andare a fare gli storici, ma non credo che moltissimi partiti di governo siano arrivati a un anno e mezzo di distanza da quando avevano vinto o perso le elezioni con lo stesso consenso. Quindi lo considererei importante, particolarmente perché in questo anno e mezzo molto complesso noi abbiamo dovuto fare anche delle scelte, come posso dire, difficili, coraggiose, per cui confermare quel consenso vorrebbe dire che anche quando tu fai, sei costretto a fare delle scelte chiaramente che sono difficili, i cittadini se sono scelte fatte con buon senso, con giustizia, capiscono quelle decisioni. Poi direttore io non sto al Governo per me stessa. Io faccio questa vita solamente se so che va bene per i cittadini italiani, cioè lo faccio per loro, non sono una persona che è ripagata dalla vanità, da altri elementi che forse possono ripagare altri. Quindi non è che mi appassioni fare questa vita, lo faccio volentieri se so che siamo d'accordo sul fatto che io lo faccia, per cui per me il consenso è una cosa importante. Poi sul fatto che anche lì sono stata contestata, ho visto, il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge perché dice che la candidatura dei parlamentari e dei membri del governo è una truffa. Secondo me la democrazia non è mai una truffa, io avrei detto che è una truffa prendere e mettere a capo del governo un signore che non si era mai candidato, non era mai stato votato ai cittadini e gli italiani non sapevano neanche chi fosse, ma anche questi sono punti di vista. Penso che la democrazia non sia una truffa mai, penso che chiedere ai cittadini che cosa pensano di te, del lavoro che hai fatto, chiedere sempre a loro il giudizio che danno faccia la differenza nella qualità della nostra democrazia ed è quello che io ho sempre fatto e che sono contenta di continuare a farlo.
Maurizio Belpietro: Restando sulle elezioni europee, c'è qualcuno che dice che dopo le elezioni europee ci sarà un rimpasto di governo, parola terribile che veniva usata nella Prima Repubblica e che il rimpasto servirebbe anche a mandare qualcuno, qualche esponente del governo in Europa come commissario.
Presidente Meloni: Intanto io non ho mai pensato a fare un rimpasto di governo, se posso essere sincera, è una delle tantissime ricostruzioni, diciamo così, forzate, che leggo spesso, ma non ho mai pensato a fare un rimpasto di governo. Anzi, tra gli obiettivi che mi sono data, diciamo tra le cose sulle quali mi piacerebbe fare la differenza, c'è proprio di arrivare a cinque anni con il governo che ho nominato, perché questo non è mai accaduto nella storia d'Italia, no? Magari ne parliamo se arriviamo alla questione del premierato e quindi sarebbe anche questo... Sarebbe anche questo un obiettivo molto importante, dopodiché a maggior ragione non per fare il Commissario europeo. Il Commissario europeo è uno e anche qui bisogna vedere qual è la delega che l'Italia riesce a spuntare.
Maurizio Belpietro: E che delega vorreste spuntare?
Presidente Meloni: Vorrei spuntare una delle più importanti, una di quelle che ci aiutano anche a difendere meglio la nostra visione e l'interesse nazionale italiano, anche se si sa che poi i Commissari lavorano per il complesso dell'Unione, non sono Commissari che lavorano solamente per la loro nazione ma sicuramente un Commissario che possa garantirmi di avere un punto di vista italiano, capace di aiutare a rendere la nostra nazione protagonista in Europa e sono diverse le deleghe che sono sicuramente molto importanti.
Maurizio Belpietro: Cioè, me ne fa un elenco?
Presidente Meloni: Le materie economiche certamente, la delega sull’economia non indebolita come è accaduto l’ultima volta, piena, la competitività, è una delega molto importante, il mercato interno è una delega importante, la coesione è una delega importante, sono diverse che sono significative, credo anche oggi la delega al Green Deal, la famosa transizione verde, perché possiamo dire che qualcosa non ha funzionato in come abbiamo portato avanti questa transizione verde e quindi lì correggere un po' il tiro potrebbe essere una cosa che cambierà di parte. Correggere Timmermans. Esatto, correggere il Timmermans, ma come di fatto già si sta correggendo, perché poi abbiamo visto che, in avvicinamento al voto dei cittadini europei, in parecchi si sono ricreduti su alcune questioni sulle quali si era partiti inizialmente lancia in resta, da questo punto di vista la democrazia è sempre una cosa utile, riporta sempre i piedi per terra rispetto alle scelte che sono irragionevoli, però se noi vogliamo mettere insieme da una parte la tutela dell'ambiente e dall'altra la difesa della competitività europea, lì chiaramente bisogna tornare a ragionare in termini di pragmatismo, come in parte un pochino si è fatto in chiusura di questa legislatura e come io penso che si possa fare molto di più.
Maurizio Belpietro: Quindi lei chiede sostanzialmente un cambio di linea?
Presidente Meloni: Beh, l'ho detto ampiamente, lo sanno tutti, l'ho rivendicato, su alcuni dossier siamo anche riusciti a realizzarlo, perché ci sono stati dossier sui quali l'Italia ha cominciato a fare da capofila con un certo coraggio e piano piano diversi ci sono venuti dietro, dal tema dei motori a scoppio, diciamo fine dei motori a scoppio 2035, fino alla materia del packaging, fino ai fitofarmaci, le case, ci sono stati molti dossier sui quali siamo riusciti poi rispetto all'impostazione iniziale a portare a casa dei risultati decisamente migliori di quelli che si rischiavano anche perché con il coraggio diciamo di fare da apripista, da capofila, un coraggio che altri non avevano avuto, alla fine siamo riusciti anche a portarci dietro diverse nazioni che hanno ascoltato le nostre posizioni di buon senso.
Maurizio Belpietro: Senta venendo alla campagna elettorale, i giovani di Atreju hanno scritto, mettendo la foto di Scurati, uno scrittore che forse lei conosce, hanno scritto ‘vota Giorgia anche se lui ci rimane male’ e ne è nata una polemica. Che ne pensa?
Presidente Meloni: Guardi, penso che non sia offensivo dire…, anche se sono stati diversi, da quello che ho visto, le persone...
Maurizio Belpietro: Sì, sì, non c'era solo Scurati, ma Scurati è il più noto in questi tempi.
Presidente Meloni: Guardi, penso che non ci sia niente di offensivo, penso che anche qui si usino sempre due pesi e due misure, perché da una parte si viaggia con insulti pesantissimi, vignette obiettivamente insomma molto insultanti, particolarmente sulla sottoscritta e chiaramente ogni volta che qualcuno prova a dire forse diciamo si dice no che libertà ovviamente è satira e il dibattito è libero e io su questo sono d'accordo ma penso che il dibattito sia libero per tutti e quindi dire che qualcuno ci rimane male se si vota la Meloni è diciamo una cosa anche abbastanza scontata no, del resto si sa che alcune persone non sono contente se io vado bene alle elezioni, come è giusto e normale che sia, ma ribadirlo non toglie niente a nessuno. Sono campagne di comunicazione che i ragazzi di Atreju, che come si sa sono sempre abbastanza irreverenti e lo sono con tutti, hanno fatto in questo caso sul tema della candidatura a Giorgia, ma insomma ripeto non ci vedo niente... Io non sono una persona alla quale piace usare o che pensa che ci sia bisogno di usare toni insultanti verso i propri avversari, guardi, questo l'ho più subìto e anche con una certa quotidianità, per cui so che cosa significa, cosa diversa è dire vota Giorgia anche se Maurizio Belpietro ci rimane male, insomma, perché immagino che lei dall'altra parte non si sarebbe risentita, non l'avrebbe vissuta come un'aggressione.
Maurizio Belpietro: Assolutamente, ma a proposito di libertà, scusi, ha visto che alcuni giornalisti del Tg1 e del Tg2 hanno deciso di non scioperare e qui c'è stato l'attacco contro quelli che hanno scelto di mandare in onda il servizio pubblico, i telegiornali del servizio pubblico e poi c'è stato il caso della Ministra Roccella, ma la libertà solo in un senso?
Presidente Meloni: Allora intanto la ringrazio per questa domanda, perché su questa vicenda della RAI, sento da settimane dire ‘TeleMeloni, TeleMeloni, TeleMeloni’. Allora siccome non voglio TeleMeloni ma vorrei un servizio pubblico e non sempre l'ho visto, mi sono andata a guardare i dati degli osservatori indipendenti, osservatorio di Pavia, per capire se effettivamente, perché io non guardo la televisione purtroppo non ho più tempo, se effettivamente ci fosse uno squilibrio e mi sono andata a guardare proprio i dati del Tg1 perché se effettivamente ci fosse una tele Meloni per me sarebbe problematico. Posso farle vedere un simpatico grafico? Ok. Adesso lo giro lo facciamo vedere. Focus sulla presenza media sul Tg1 durante i primi 14 mesi di governo del Presidente del Consiglio, in minuti. Allora, segnatevi questo dato. Nei primi 14 mesi di governo Meloni, Giorgia Meloni su TeleMeloni, è stata presente 15 minuti. Segnate per cortesia nella vostra testa questo numero, 15 minuti su TeleMeloni, Giorgia Meloni. Governo precedente, Mario Draghi, nei primi 14 mesi è stato presente 19 minuti, attenzione e già TeleMeloni scricchiola. Giuseppe Conte, Conte due, nei primi 14 mesi è stato presente 42 minuti. Il Conte uno 25 minuti. Gentiloni 28 minuti. Attenzione Matteo Renzi 37 minuti, guardate io sono quella blu, TeleMeloni. Allora la domanda che io voglio fare è dove erano le anime belle del pluralismo quando accadeva quello che è accaduto con la riga rossa e con la riga arancione? 38 minuti, 42 minuti e le polemiche e le manifestazioni si fanno per avere pluralismo o per continuare a non averlo? Perché quello che si dimentica quando si parla del servizio pubblico è che io sono stata all'opposizione per parecchio tempo, Maurizio, per molto tempo, e me lo ricordo come andavano le cose. Me lo ricordo qual era la percentuale di presenza di Fratelli d'Italia, me lo ricordo che la percentuale di presenza di Fratelli d'Italia veniva artatamente alzata con l'edizione di mezzanotte e con l'edizione delle sei del mattino. Me lo ricordo il periodo in cui per la prima volta e nell'unica volta della storia d'Italia l'unica opposizione rappresentata da Fratelli d'Italia fu esclusa dal Consiglio d'Amministrazione della RAI, unico partito di opposizione. E siccome l'ho vissuto, non potrei farlo. Per questo mi sono andata a guardare i dati. Allora, Osservatorio di Pavia, su TeleMeloni la Meloni è drammaticamente ultima e quindi io non accetto francamente queste accuse. Penso che le accuse non siano, il nervosismo non sia perché c'è TeleMeloni, penso che le accuse siano perché non c'è più TelePd, ma questo lo avevamo promesso. Avevamo promesso che avremmo fatto un servizio pubblico che faceva il servizio pubblico e che dava libertà di parola e la possibilità di essere rappresentati a tutti, proprio perché ci siamo passati. Se qualcuno può confutarmi questi dati prima di continuare a parlare di TeleMeloni, gli sarò particolarmente grato. Dopodiché, siccome lei nella domanda diceva della libertà, io penso che storicamente il punto sia che la sinistra pensa di avere più diritti degli altri, che quello che loro hanno sempre fatto gli altri invece non lo possano fare. Cioè lei prenda la cosa sulla par condicio. C'è stata tutta una polemica sulla par condicio perché? Perché si voleva modificare, perché è stata confermata la norma che c'è sempre stata. Cioè la norma che è sempre valsa per tutti i governi della sinistra adesso non va bene. E quindi delle due l'una, signori, o voi pensate che noi abbiamo una par condicio che non rispetta i diritti dell'opposizione, ma chiaramente nessuno ha posto il problema quando era al governo, oppure quella norma andava bene e quindi si continua a portare avanti quella norma. Non è che quando io sono al governo ci sono delle norme e quando gli altri sono al governo devono cambiare le norme perché io sono passata all'opposizione, perché le regole fino a prova contraria in uno stato di diritto valgono per tutti alla stessa maniera, ma questo qualcuno non lo accetta, perché per me le regole valgono esattamente come valevano prima, cioè quando stai all'opposizione e quando stai al governo, anzi come si dimostra le rispettiamo di più, no? Cerchiamo di fare in modo che si rispettino di più, proprio perché io non ho questo bisogno di mettere gli altri a tacere. Mi pare che ci sia più da parte degli altri questo bisogno di metterti a tacere. Però tra le persone che hanno qualcosa da dire, le persone che hanno qualcosa da dire non hanno bisogno di mettere gli altri a tacere. Sono storicamente quelli che non hanno niente da dire che hanno bisogno di mettere gli altri a tacere. E infatti lei non troverà un esponente di Fratelli d'Italia o del centrodestra che va a tentare di impedire a un ministro di parlare durante una manifestazione, che va a tentare di impedire di bloccare le manifestazioni degli altri, che va a tentare di impedire a un giornalista di entrare all'università. Queste cose in Italia le fa solo la sinistra e danno dei censori a noi. Ma tutte le forme di censura che noi continuiamo a vedere, tutte le persone a cui viene impedito di parlare, i protagonisti, quelli che impediscono di parlare non sono mai i protagonisti del centro-destra. Quindi bisogna rimettere le cose al loro posto. Quindi se c'è qualcuno che ha urlato alla censura, che ha, diciamo, metodi a volte censori, non siamo noi.
Maurizio Belpietro: Tra le accuse non c'è solo la censura, ci sono anche quelle manganellate, negli scontri tra studenti, polizia, questo governo usa il manganello.
Presidente Meloni: Ma guardi, anche qui intanto il governo non usa il manganello perché non è il governo che dà le indicazioni, alle forze dell'ordine quando si trovano ad operare. Dopodiché, anche qui, quando c'è stato l'attacco di Hamas lo scorso 7 ottobre, noi siamo stati tra le nazioni in Europa che hanno deciso di non vietare le manifestazioni, perché ci sono state altre nazioni che hanno, per questioni precauzionali chiaramente, legate a un contesto molto complesso, che hanno impedito le manifestazioni. Assolutamente io non sarei d'accordo, ne parlai anche con Piantedosi, non era d'accordo neanche il Ministro Piantedosi, io gli confermai che per il Governo la libertà di manifestare andava assolutamente difesa, ma chiaramente anche per difendere la libertà di manifestare c'è bisogno che le regole anche per chi manifesta vengano rispettate, perché scusi, quando diciamo le forze dell'ordine si trovano a governare le regole che sottostanno a una manifestazione, chiaramente devono mettere insieme due necessità. La prima è quella di garantire il diritto di manifestare, la seconda è quella di, per esempio, mettere in sicurezza dei luoghi che possono essere considerati sensibili. Perché scusi, l'assalto alla CGL era libertà di manifestare? No, ok, andava impedito? Sì. E quindi chiaramente le forze dell'ordine cercano di trovare un equilibrio. Ora anche qui dobbiamo dirci le cose come stanno. Alcuni di questi manifestanti, noi diciamo sempre studenti, poi lei va a guardare le foto, le immagini, i video e c'è gente, insomma, hanno laurea, fuori corso... cioè, alcune di queste persone sono dei professionisti della materia, professionisti della materia che provocano le forze dell'ordine nella speranza che qualcosa vada storto e che si possa dire che il governo ha metodi autoritari e nessuno condanna quei violenti che… manifestazione autorizzata? No devo andare da un'altra parte. C'è una manifestazione autorizzata, c'è un percorso, puoi tranquillamente manifestare quello che vuoi manifestare e lo puoi fare rispettando le regole. No, le regole non mi vanno bene. Perché? Per provocare, per provocare e per cercare di creare problemi. E io penso che obiettivamente le forze dell'ordine non meritino questo comportamento e penso anche che non meritino l'assenza di solidarietà che troppe volte abbiamo visto, perché poi qui si parla di uno Stato autoritario che manganella la gente. Al netto che non voglio aprire la parentesi sulle immagini di quando c'erano lavoratori seduti a terra perfettamente inermi sui quali si sparava con l'idrante, con l'idrante, per cui lezioni diciamo non le accetto, ma al netto di quello noi abbiamo avuto nell'ultimo anno 126 agenti feriti e nessuno ha espresso loro la solidarietà. Qualche settimana fa questi esponenti dei centri sociali hanno circondato un'auto delle forze dell'ordine, hanno costretto le forze dell'ordine perché volevano liberare un immigrato irregolare destinato a un provvedimento di rimpatrio, hanno assaltato la macchina della polizia e nessuno ha speso una parola. Per cui io penso che noi dobbiamo difendere il diritto di manifestare nel rispetto delle regole, chiedere a tutti la responsabilità di manifestare rispettando le regole, anche per dare una mano alle forze dell'ordine. E penso che il Governo, se deve fare una cosa, debba valorizzare il lavoro che le forze dell'ordine fanno, cosa che ad esempio noi stiamo cercando di fare con il rinnovo del contratto nel comparto della sicurezza. Perché in tutto questo queste persone che vengono tutto il giorno provocate e spesso anche malmenate lo fanno sempre anche per stipendi abbastanza inadeguati e invece io penso che il loro lavoro sia preziosissimo e penso che meritino il rispetto da uomini che sono dello Stato, penso che meritino il rispetto dei cittadini per il lavoro prezioso, difficile e pericoloso che fanno per tutti noi.
Maurizio Belpietro: Senta Presidente, lei ha fatto di Caivano, il quartiere Campano, una battaglia. Ha fatto una battaglia abbastanza importante contro il degrado, ma l'ha seguita la polemica tra De Luca e il parroco di Caivano, Padre Maurizio Patriciello? De Luca, il Governatore, ha detto che Padre Patriciello è il Pippo Baudo dell'area nord di Napoli.
Presidente Meloni: Allora, guardi, intanto voglio dire che sono fiera del lavoro che stiamo facendo a Caivano. Sono fiera di guidare uno Stato che il giorno dopo di eventi, che tutti ricordiamo, molto brutti che si erano verificati al Parco Verde di Caivano, non si sia girato dall'altra parte come troppo spesso aveva fatto di fronte a eventi simili. Sono fiera del fatto che con costanza e serietà tutto il sistema Italia sta lavorando per trasformare un territorio, che era noto soprattutto alla cronaca nera per gli episodi, per le sue difficoltà, in un territorio che può rinascere. Lo stiamo facendo con molta serietà, con molta costanza. Chiaramente era una scommessa. Non è un caso che lo Stato in passato abbia preferito dire ‘no, vabbè lì è meglio che non ci vada’. La camorra ha cominciato a fare le sue stese, le sue dimostrazioni di forza dopo pochi giorni. Lo Stato non ha indietreggiato, i cittadini hanno cominciato a fidarsi e ogni giorno piano piano è cambiato qualcosa. È anche merito di padre Maurizio Patriciello, perché fu padre Maurizio a chiamarmi quando accaddero i famosi fatti, a chiedermi ‘vieni sul territorio’. Io sono andata a Caivano e da lì nasce questa scommessa che abbiamo fatto. E quindi ho trovato chiaramente le parole del Presidente della Regione Campania vergognose nei confronti di padre Maurizio Patriciello, che dobbiamo ricordare essere sotto scorta per le minacce ricevute dalla camorra. Quindi deridere una persona che è sotto scorta per minacce da parte della criminalità organizzata è, secondo me, un segnale spaventoso, ma è anche una mancanza di rispetto verso tutti i funzionari dello Stato, verso tutte le persone, verso tutte le forze di polizia, verso il privato che a Caivano stanno lavorando incessantemente per dare risposte che evidentemente anche il Presidente De Luca negli anni non ha voluto o non ha saputo dare, forse perché era troppo preso a fare le sue dirette Facebook che tutti ben conosciamo. E io penso che alla fine il problema sia esattamente questo. Io penso che il Presidente della Regione Campania stia alzando sempre di più l'asticella delle sue dichiarazioni ad effetto per coprire le sue manchevolezze, perché se qualcun altro dimostra che c'era un'altra strada possibile, è evidente che a lui si potrebbe chiedere conto di quello che non ha funzionato e di perché questo non si è fatto prima. Ed è il motivo per cui De Luca deride ogni giorno il nostro lavoro, ma io penso che sia un lavoro straordinario che bisogna continuare a fare nonostante le derisioni, perché alla fine dimostreremo che effettivamente se si fosse fatta qualche diretta Facebook in meno e si fosse lavorato un po' di più, qualche risposta migliore poteva arrivare anche sul territorio.
Maurizio Belpietro: Arriviamo al tema dell'immigrazione che è un tema scottante. Ma lei pensa davvero di riuscire a spostare, a cambiare qualche cosa con l'Europa? Perché tutti quanti poi ci siamo resi conto che se l'Europa non considera i confini italiani confini europei, se non tratta con alcuni Paesi, probabilmente non si trova una soluzione. Pensa davvero che questo voto riuscirà a far cambiare la posizione di alcuni Paesi? Anche dei Paesi come Polonia, come Ungheria, che si schierano contro e, soprattutto, gli accordi con la Libia sono possibili? C'è appena stata.
Presidente Meloni: Dunque, gli accordi con i Paesi del Nordafrica sono non possibili, sono necessari e sono una delle grandi questioni che l'Italia ha portato al tavolo dell'Unione europea, perché io rivendico di aver in un anno e mezzo comunque modificato moltissimo l'approccio europeo alla materia migratoria. Non è un caso che lei mi citi l'Ungheria. Quando noi siamo arrivati un anno e mezzo fa, l'unico dibattito europeo in tema di migrazioni era la redistribuzione, per cui lei mi cita l'Ungheria perché l'Ungheria è una Nazione che si oppone alla redistribuzione dei migranti. Io le aggiungerei che se per questo si oppongono molte altre Nazioni considerate molto più europeiste, perché non mi risulta che abbiamo redistribuito tutta questa gente in Francia, in Germania, nelle grandi Nazioni europee. La verità è che è un dibattito sul quale tutti quanti sono attenti e non lo risolveremo mai se il dibattito in Europa è ‘come facciamo a redistribuirli’. L'unico dibattito che può mettere insieme gli interessi di tutti è ‘come facciamo a fermare la migrazione illegale’. E per fare questo l'unico modo serio è cooperare con i Paesi di provenienza e di transito di questi migranti, che è quello su cui io ho cominciato a lavorare con l'Unione europea, che ci ha portato all'accordo con la Tunisia, all'accordo con l'Egitto, agli accordi con la Libia, ma anche ad accordi con Nazioni la cui importanza da questo punto di vista conosciamo meno perché sono nelle Nazioni di partenza, ma che in ogni caso sono molto importanti. Anche il Piano Mattei per l'Africa risponde a questo contesto: noi dobbiamo lavorare per creare uno sviluppo e per creare una cooperazione da pari a pari nella quale poi rientra anche la cooperazione migratoria. Ed è quello che sta facendo oggi l'Europa, nonostante gli strali della sinistra: no all'accordo con la Tunisia, no all'accordo con l'Egitto, neanche meno con quello dell'Albania per processare in Albania le richieste dei richiedenti asilo. Perché non si è capito quale sia la loro proposta. Qualsiasi altra risposta fai deve essere smontata e per cui l'accordo con la Tunisia non va bene, l'accordo con l'Egitto non va bene, con la Libia non devi parlare, con l'Albania siamo fuori dallo Stato di diritto, se fai il decreto Cutro te lo smontano i giudici. Diciamo che si fa il possibile per rallentare il nostro lavoro, ma noi continuiamo a fare quel lavoro e i risultati piano piano arrivano, no? Non con la velocità che tutti speravamo ma i risultati arrivano. Ad oggi i migranti illegali sulla rotta del Mediterraneo centrale sono diminuiti di oltre il 60% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Quindi piano piano questo lavoro sta dando i suoi frutti ed è una strada già tracciata nell'Unione europea. Per cui io confido che, anche grazie al voto dei cittadini, si possa dire definitivamente all'Europa che questa è la strada che va seguita. Il dibattito non è come li redistribuiamo, il dibattito è come affrontiamo a monte - prima che partano - il problema della migrazione, come lavoriamo sui rimpatri, come continuiamo a lavorare anche su proposte creative e innovative, come è stato il caso dell'Albania. Guardi, io ho avuto la sinistra che rincorreva tutti i Commissari europei e tutti i Leader europei chiedendo “Ma l'accordo con l'Albania è fuori dallo Stato di diritto?”, sperando che qualcuno dicesse che è fuori dallo Stato di diritto. Non è fuori dallo Stato di diritto, è una cosa perfettamente fattibile e dico di più: se funziona può essere un modello e diverse Nazioni ci stanno chiedendo come funziona. Ieri c'era il Primo Ministro della Repubblica Ceca, abbiamo parlato a lungo di questo, diceva: “Giorgia mi spieghi bene come funziona l'accordo con l'Albania? Io lo considero molto interessante, secondo me è un'iniziativa che va replicata”. Quindi c'è già un dibattito che si è spostato. Chiaramente qui il voto dei cittadini diventa fondamentale per rafforzare questa linea.
Maurizio Belpietro: Vuole un mandato su questa linea?
Presidente Meloni: Sì, io penso che serva rafforzare la posizione italiana, che serva rafforzare la nostra posizione e quella – spero - di altri che la pensano come noi anche per chiarire una volta per tutte, definitivamente, qual è l'unica politica migratoria possibile e cioè lavorare con i Paesi africani e dichiarare guerra ai trafficanti di esseri umani, tema che io porterò anche al G7. Lei sa che io sono Presidente del G7, che l'Italia è Presidente del G7 quest'anno, e tra gli obiettivi che ci diamo con la Presidenza del G7 c'è quella di un'alleanza globale contro i trafficanti degli esseri umani, tema impensabile fino a qualche mese fa. Intendo anche quello portarlo a casa, perché oggi le reti di trafficanti sono molto, molto più potenti di quello che noi immaginiamo. Oggi tu parti dal Bangladesh e arrivi in Italia passando dalla Tunisia o dalla Libia, attraversando quattro o cinque Nazioni con un unico - mi passi il termine - biglietto. Le Nazioni Unite dicono che il traffico di esseri umani è diventata l'attività criminale più redditizia del mondo: ha superato il traffico di armi, ha eguagliato il traffico di droga.
Maurizio Belpietro: Se lei ricorda ci fu Buzzi che disse che era meglio della droga. Se lo ricorda Salvatore Buzzi sui migranti?
Presidente Meloni: E certo. E purtroppo è esattamente quello che sta accadendo, per cui io credo che sul contrasto alle reti di trafficanti noi si debba costruire un'alleanza globale, si debbano cioè coordinare le legislazioni, coordinare i lavori dell'intelligence. Guardi, qui si può imparare qualcosa anche da Paolo Borsellino e Giovanni Falcone - come sempre - che sulla lotta alla mafia dicevano “Follow the money” - segui i soldi: bisogna attaccare le reti di trafficanti al loro cuore finanziario, dove fanno i soldi, perché hai voglia di continuare a arrestare gli scafisti - la Tunisia ne ha arrestati mille solo nell'ultimo periodo, tanto per dire che l'accordo con la Tunisia non funzionava -, ma lo scafista è l'ultimo anello della catena. Chi conta davvero nelle reti di trafficanti non sta sulla barca e bisogna andare a colpirli, perché noi abbiamo abolito la schiavitù molto, molto tempo fa, non possiamo consentire che torni sotto altra forma dopo qualche secolo e non lo faremo. E penso che su questo tema bisogna mettere insieme tutti gli organismi sovranazionali, a partire dall'Unione europea, dal G7 e dalle Nazioni Unite.
Maurizio Belpietro: Presidente, l'argomento lo ha sfiorato lei dicendo ‘si fa il decreto Cutro e poi te lo smontano i giudici’. E quindi?
Presidente Meloni: E quindi si fa la riforma della giustizia, che è una delle riforme che servono in questa Nazione, ma non perché ti smontano il decreto Cutro, banalmente perché io penso che tutti siamo d'accordo sul fatto che la giustizia non funziona in Italia. Penso che bisogna avere il coraggio di intervenire anche lì, come abbiamo fatto e come faremo su tutte le grandi questioni che, come si sa, in Italia rallentano gli investimenti, hanno dei tempi troppo lunghi, ci sono meccanismi che non funzionano. E anche su questo penso che occorra avere il coraggio di intervenire. Quindi penso che nei prossimi giorni arriverà in Consiglio dei Ministri anche la riforma della giustizia.
Maurizio Belpietro: Grandi questioni: il premierato. Visto che lei ha citato le grandi riforme, beh, quella è forse la riforma principe, direi, che il governo si è intestato. Ci sono tante accuse. Qualcuno pensa che se dovesse essere bocciata la riforma, lei rischi il posto, si dovrebbe dimettere, detto in altre parole. E poi c'è il grande tema che si tolgono poteri o addirittura se ne danno troppi al Presidente del Consiglio. Che risponde?
Presidente Meloni: Intanto sul fatto che si sta cercando di personalizzare questo scontro sul referendum, sperando in un revival della situazione di Renzi, guardi, qui le mie dimissioni sono attese ogni giorno per le ragioni più bizzarre: un giorno lo spread, che attualmente è 100 punti più basso rispetto a quando il nostro governo si è insediato, a un certo punto è salito di tre punti e avevano già fatto la lista dei Ministri del governo tecnico. Quindi direi che la riforma è una riforma necessaria - poi adesso le spiego perché secondo me è la madre di tutte le riforme. Su questa riforma io spero che si possano costruire delle convergenze, se si vuole stare nel merito e se si è in buona fede. Se quelle convergenze non dovessero arrivare, io la considero comunque una riforma necessaria e devo chiedere ai cittadini che cosa ne pensano. Ma non è un referendum su di me, è un referendum che in teoria non mi riguarda, nel senso che, se la riforma costituzionale passasse, questa cosa entrerebbe in vigore nella prossima legislatura. Ora, da qui alla prossima legislatura, Maurizio, a Roma si dice ‘beato chi c’ha n’occhio’, nel senso che deve passare davvero tanto tempo. E quindi non è un referendum sul presente. Dico di più: io vedo sempre questo tirare per la giacchetta il Presidente della Repubblica ma, quando la riforma entrerà in vigore nel 2028, noi saremo anche verso la fine del secondo mandato del Presidente Mattarella. Quindi non è una riforma che riguarda il presente, è una riforma riguarda il futuro e io spero che gli italiani potranno votare guardando al merito. Che cosa dice il merito? Il merito dice in buona sostanza due cose fondamentali. Il Capo dello Governo viene scelto direttamente dai cittadini, punto primo. Se il capo del governo va a casa, ragionevolmente la legislatura finisce. Ora questo porta due elementi, toccando sette articoli della Costituzione, perché io non ho voluto una riforma che riscrivesse la Costituzione, voleva una riforma che ottenesse questi risultati senza stravolgere la Costituzione. Che cosa comportano queste due innovazioni? Punto primo, che si realizza meglio l'articolo 1 della Costituzione, “la sovranità appartiene al popolo”, - perché - è un esempio che ho già fatto, lo rifaccio - prendiamo ad esempio la scorsa legislatura. La sovranità appartiene al popolo. Nella scorsa legislatura noi abbiamo avuto due Presidenti del Consiglio, che hanno presieduto tre governi. Nessuno di questi due Presidenti del Consiglio aveva avuto una qualsiasi forma di legittimazione diretta da parte dei cittadini, cioè nessuno dei due era stato eletto. Sono stati i Presidenti del Consiglio di governi formati da maggioranze fatte da partiti che, quando sono andati al voto, chiedevano il voto contro l'altro e hanno preso una parte di quel consenso dichiarando la loro alternatività all'altro. Hanno realizzato programmi che nella loro interezza non sono mai stati, no votati, letti da nessuno perché non esistevano. E questi governi hanno ottenuto la fiducia di parlamentari eletti con liste bloccate. Scusate, da ‘la sovranità appartiene al popolo’, al ‘non scelgo il Presidente del Consiglio, non scelgo la maggioranza, non scelgo il programma e non scelgo il parlamentare’, capite bene che ce ne passa. Allora io penso che con l'elezione diretta del Capo del Governo intanto si rimettano le decisioni nelle mani dei cittadini. E quello che ho imparato, Maurizio, è che: punto primo, i cittadini scelgono molto meglio di quanto a volte fanno i partiti; punto secondo, quando sono i cittadini ad averti messo dove sei, tu rispondi a loro. Quando sono altri ad averti messo dove sei, non hai bisogno di rispondere ai cittadini. Quindi non mi stupisce che quelli che hanno fatto e disfatto i governi nel palazzo, che hanno dato le carte, che hanno realizzato cose che nessuno chiedeva, che nessuno voleva, temano una riforma del genere, ma davvero non so perché dovrebbero temerla gli italiani, punto primo. Punto secondo: il tema di dire che se il Presidente del Consiglio va a casa, ragionevolmente si torna a votare, è un grande elemento di stabilità nel nostro ordinamento. E anche qui vale la pena di raccontare un paio di diapositive della nostra storia nazionale. Durante i nostri 75 anni di Repubblica noi abbiamo 68 governi. Anche questo l'ho già detto, rifaccio questo ragionamento anche a voi. Tenete presente che attualmente io presiedo, dopo un anno e mezzo, il sedicesimo governo della storia d'Italia per longevità. Sono già sedicesima, se arrivo a Natale sono sesta. I governi nella storia d'Italia sono durati mediatamente meno di un anno e mezzo. Che cosa comporta questo? Comporta molte cose tragiche. Punto primo: quando il tuo orizzonte è troppo breve, tu tenderai a privilegiare i provvedimenti che ti danno un consenso nell'immediato. Perché in Italia noi non abbiamo investimenti e abbiamo il debito pubblico che abbiamo accumulato? Perché tutto è stato fatto con la spesa corrente. Perché? Perché la spesa corrente ti dava un risultato immediato in termini di consenso che gli investimenti non ti possono dare nell'immediato, perché per raccogliere i risultati degli investimenti c'è bisogno di tempo. Non abbiamo avuto una strategia su niente, perché è ovvio che se io mi devo preoccupare di che cosa accade fra sei mesi, otto mesi, dieci mesi, chi me lo fa fare di perdere tempo a costruire una strategia? Io mi concentro su quello che è immediato. Come posso occuparmi del futuro dei miei figli se mi devo occupare prima del destino mio? La credibilità internazionale. Quando io sono arrivata, sono diventata Presidente del Consiglio, qualcuno la battuta me l'ha fatta: “Senti, ma la prossima volta che ci incontriamo ce stai ancora te?”. Perché i nostri interlocutori internazionali sono abituati al mutare dell'interlocutore ogni volta che c'è un nuovo incontro. Ma chi è che stringe partnership strategiche quando non c'è certezza di niente, quando tutto può cambiare da un giorno all'altro? E tra l'altro noi abbiamo anche questo costume, che non accade in altre Nazioni, di mutare tutte le nostre scelte, tutta la nostra linea ogni volta che cambia il governo. Ora noi l'abbiamo pagato, ma pagato economicamente. Nei primi 19 anni di questo millennio, quindi fino al Covid, l'Italia è cresciuta meno del 4 per cento, Francia e Germania sono cresciute più del 20 per cento. Ora - anche qui, l'ho detto e lo ripeto - o noi diciamo che tutti i politici italiani sono peggiori di tutti i politici francesi e tedeschi, e io francamente questo non lo penso, o qualcosa non funziona nel sistema. Se si restituisce alla politica il consenso necessario e il tempo per realizzare una strategia e si dà la possibilità a quei governi di essere giudicati quando quella strategia è stata realizzata, può cambiare tutto. E io penso che sia una scelta necessaria e giusta da fare, perché è l'unica scelta che ci può restituire la credibilità, la serietà che un'Italia dotata di una strategia da tutti i punti di vista può avere. Ho fatto questo esempio l'altro giorno al Convegno sulla riforma costituzionale: in una delle ultime emissioni di titoli di Stato italiani sui mercati esteri, c'erano disponibili 10 miliardi di euro, sono arrivate richieste per 155 miliardi di euro. Perché l'Italia improvvisamente è diventata così appetibile? Perché tutti vogliono investire in Italia? Io vorrei poter dire - qualcuno lo farebbe al posto mio – ‘grazie al Governo, ai provvedimenti del Governo’. Certo, sicuramente. C'è la stabilità. La stabilità. Oggi noi siamo considerati una delle Nazioni più stabili del panorama. Le persone si sentono al sicuro a mettere i loro risparmi in Italia. Quindi il tema non è filosofico, non è politico, non è un gioco tra i partiti, è economico prima di tutto. Se noi vogliamo dare la ricchezza che merita a questa Nazione, che ha tutti gli skill possibili e immaginabili, la dobbiamo dotare di un governo che abbia un mandato chiaro dai cittadini, quindi la forza per fare le cose che vanno fatte, il mandato per fare le cose che i cittadini chiedono di fare, e la stabilità per realizzarla. E vedrete che se questo accade, cambierà tutto. Non riguarda noi, perché noi abbiamo già un governo stabile, Maurizio. Per cui avrei potuto mettermi in sicurezza, perché il referendum non c'era bisogno di farlo per noi, perché questo è un governo stabile. Però se io che ho il vantaggio della stabilità non mi pongo il problema di che cosa sto lasciando dopo di me, se non mi pongo il problema di raddrizzare quello che in questa Nazione non funziona, non mi troverei in pace con la mia coscienza se non lo facessi. E quindi faccio banalmente quello che considero giusto fare. E quando gli italiani riterranno che sto sbagliando, mi manderanno a casa perché lo possono fare - viva Dio - come sempre accade in democrazia. Ma non sto qua a sopravvivere.
Maurizio Belpietro: Presidente, oggi è “il giorno de La Verità” e sa che uno dei cavalli di battaglia de La Verità è stata l'inchiesta su quello che è accaduto durante la stagione del Covid. Noi stiamo pubblicando i verbali del Comitato Tecnico Scientifico, da cui emerge una cosa, la incredibile confusione in quel momento dove nessuno davvero sapeva che cosa fare, ma soprattutto dove si presero delle decisioni a dir poco - io le ho definite - agghiaccianti, perché leggendo quei verbali si rimane davvero disgustati dal tono e dal livello. Ora io le chiedo: ma che fine ha fatto la Commissione d'inchiesta e, soprattutto, si farà qualcosa per impedire che ciò si ripeta?
Presidente Meloni: Lei conosce le mie posizioni su questa materia e io la devo ringraziare, Maurizio, perché La Verità ha avuto obiettivamente molto coraggio, i suoi giornalisti hanno avuto molto coraggio, non adesso, nel periodo in cui fare delle domande voleva dire essere additati. Io sono stata messa alla berlina per aver chiesto evidenze scientifiche alla base di alcune cose che venivano proposte. Mi ricordo che fui additata come no-vax perché chiedevo quali fossero le evidenze che giustificavano la vaccinazione di massa dei bambini molto piccoli. Dissi che mia figlia, che aveva cinque anni, non l'avrei vaccinata - e non la vaccinai -, perché non avevo evidenze scientifiche. Perché il tema che non ha funzionato durante il periodo del Covid è che la scienza non è religione. La differenza tra Dio e la scienza è che Dio non ti deve dare risposte, ma la scienza sì. Quindi quando la scienza ti propone qualcosa - perché tutti crediamo nella scienza - chiaramente tu la prima cosa che fai è chiedere le evidenze scientifiche: perché? E invece questa materia al tempo da parte della politica, non da parte della scienza, è stata trattata come se fosse alla stregua della religione. Tu ti devi fidare, non ti devi chiedere perché: funziona così. Mentre c'erano dei casi in cui le evidenze francamente erano molto deboli. E però chi si limitava a chiedere spiegazioni veniva additato come un no-vax. Mia figlia è vaccinata con tutti i vaccini tradizionali, ciò nonostante io sono stata additata come tutti quelli che… E guarda lì c'è stato un bel pezzo serio di censura, se vogliamo parlare di censura, perché io me la ricordo la gente a cui veniva impedito di parlare in televisione.
Maurizio Belpietro: Qualcuno la invocò, si ricorda? Un ex premier invocò la censura come ai tempi di guerra: Mario Monti.
Presidente Meloni: Sì e per alcuni accade che si dicesse ‘no, tu non verrai più invitato perché ti permetti di sostenere queste tesi’. Io questo l'ho trovato molto irragionevole. Detto questo, la Commissione d'inchiesta la considero una cosa buona, utile. - è anche grazie a chi non si è spaventato quando di fronte a domande banali si veniva additati come dei mostri - e spero che possa fare il suo lavoro per chiaramente arrivare a fondo di quello che è accaduto. Ci sono molte resistenze. In particolare la Commissione non è ancora nata perché alcuni partiti dell'opposizione si rifiutano di nominare i propri componenti della Commissione per non farla partire. È un'altra cosa che io considero sbagliata, nel senso: loro chiaramente dicono che hanno gestito tutto al meglio, ma la Commissione eventualmente è anche un modo per dimostrare questo, mentre non far partire la Commissione è un'altra scelta. Però confido che alla fine partirà e che potrà serenamente, ma anche per evitare che in futuro possano ripetersi questi errori, chiarire che cosa non ha funzionato, se qualcosa non ha funzionato - e in molti pensano che qualcosa al tempo non abbia funzionato.
Maurizio Belpietro: Lei prima stava parlando della stabilità, ho un'ultima curiosità. La stabilità ci sarà anche dopo le elezioni europee? Perché lei sa che molti dicono ‘vedremo quello che accadrà dopo le elezioni europee’.
Presidente Meloni: Direi che il problema semmai si pone più prima delle elezioni europee, perché chiaramente una campagna elettorale a preferenza è anche una campagna elettorale nella quale è normale e ragionevole che ciascun partito voglia segnalare le sue specificità. Quindi è sicuramente una campagna divisiva, anche se non mi preoccupa neanche la campagna elettorale. Però davvero non ho motivo di credere che dopo la campagna elettorale possano esserci delle fibrillazioni. Io penso che si possa superare brillantemente queste elezioni e spero che possano confermare il loro consenso e crescere tutti i partiti della maggioranza. Questo ci aiuterebbe molto a continuare a fare il nostro lavoro, sapendo che abbiamo un mandato chiaro da parte dei cittadini, che come ho detto in tutta questa intervista, per me fa sempre la differenza. Ma al di là di questo - io davvero l'ho detto tante volte -, quelle poche volte che leggo i quotidiani e trovo queste ricostruzioni per cui ogni giorno ci insultiamo, ci stracciamo le vesti, ogni tanto frusto qualche Ministro, di solito noi ci scherziamo su, perché poi la realtà è molto diversa. E credo che, come si sa, la compattezza di una maggioranza si legga soprattutto dalla velocità con cui un governo riesce a lavorare. E questo è un governo che in un anno e mezzo di provvedimenti, di cose ne ha fatte moltissimo, perché non si perde tempo come accadeva in altri governi che abbiamo visto in cui non si riusciva ad arrivare a una sintesi su nulla. Qui è abbastanza facile. Poi sicuramente le sfumature diverse tra i partiti del centro-destra io le continuo a considerare assolutamente un valore aggiunto e quindi non bisogna disperderle e bisogna valorizzare anche tutte le specificità dei partiti. Ma davvero non sono preoccupata, né prima la campagna elettorale e men che meno dopo la campagna elettorale. Poi continueranno a scrivere che il giorno dopo casca il governo e poi cadrà perché è arrivato il Natale, non lo so. Ma insomma temo che poi ci si svegli ogni tanto e si debba fare i conti con la realtà.
Maurizio Belpietro: Presidente, grazie. Credo di aver sforato abbondantemente il tempo che lei ci aveva concesso. Bene.
Presidente Meloni: Grazie a voi, grazie davvero. A presto, buona serata a tutti.