Intervista del Presidente Meloni con Maria Latella al Festival dell'Economia 2024

Venerdì, 24 Maggio 2024

Maria Latella: Allora, io di solito faccio domande brevi e ho tante domande per lei, Presidente del Consiglio. Cercheremo di partire dal titolo di questa nostra intervista, che è “I dilemmi di Giorgia”. Sarà un'intervista di taglio più economico, è il Festival dell'Economia a Trento. Bentornata e questa volta in presenza. Primo dilemma, redditometro, che fare? Ci sono due aspetti di questa domanda. Uno è capire com'è nato l'annuncio e la sospensione. E il secondo aspetto è ancora più denso: l'Italia è considerata un paese ad alto tasso di evasione fiscale, il tax gap si è ridotto, ma non abbastanza. Qual è l'idea di lotta all'evasione di Giorgia Meloni?

Presidente Meloni: Dunque intanto buonasera, buonasera a tutti, grazie agli organizzatori, grazie al direttore, siamo riusciti quest'anno a venire in presenza. Ne sono contenta. Saluto il Presidente Fugatti, saluto tutte le autorità che sono presenti, saluto i giornalisti e tutte le persone che ci stanno ascoltando. Dunque redditometro, cerchiamo di fare anche chiarezza rispetto a una questione sulla quale c'è stata molta confusione: come nasce tutto questo dibattito. Dunque nel nostro ordinamento finanziario esiste questa cosa che si chiama accertamento sintetico. È una norma che esiste da moltissimi anni per la verità e che consente, in buona sostanza, all'amministrazione finanziaria di fare degli accertamenti sulla base di eventuali discrepanze che dovessero esistere tra il tenore di vita e il reddito che viene dichiarato. Ora questa norma, a monte, avrebbe bisogno di decreti di attuazione per capire quali siano i limiti all'interno dei quali opera l'Agenzia d'Entrate per capirci. Nel 2015 il Governo Renzi di allora fa un decreto per normare questo accertamento sintetico - definito il cosiddetto redditometro -, una misura che secondo noi al tempo era molto invasiva, che noi abbiamo contestato, sulla quale io non ho cambiato idea: siamo stati contrari, siamo contrari. Quando arriva il governo Conte I - così facciamo un attimo di ricostruzione di questa vicenda - nel 2018 decide di abolire il decreto del redditometro di Renzi – semplificando - e annuncia che avrebbe fatto un altro decreto. Questo decreto non arriva mai. Quindi attualmente noi abbiamo nell'ordinamento la possibilità per l'amministrazione finanziaria di procedere con l'accertamento sintetico, ma non abbiamo le norme che lo regolano. E questo apre a due questioni. Nel senso che alcuni sostengono che per il fatto che non esista il decreto, di fatto l'accertamento sintetico non si fa, ma la verità è molto diversa. Ma verità è che oggi l'autorità può muoversi nell'ambito dell'accertamento sintetico con grande libertà, con eccessiva discrezionalità. Da questo parte il lavoro del Vice Ministro Leo che dice che occorre fare una norma che, a garanzia dei contribuenti, non dia dei poteri che sono illimitati rispetto a questo tipo di accertamento.

Maria Latella: E lei perché l'ha sospesa?

Presidente Meloni: Io l'ho sospesa perché la voglio vedere meglio, nel senso che io penso che quello che noi dobbiamo fare sul tema specifico della vicenda dell'accertamento sintetico è: una cosa è colpire i casi che sono oggettivamente intollerabili - cioè gente che gira col Ferrari e si dichiara nullatenente -, altra cosa è correre il rischio di infilare nell'ordinamento un'altra norma che vessa il cittadino comune, sulla quale io sono contraria. Poi c'è anche chi nella maggioranza dice che bisogna proprio togliere l'accertamento sintetico. Io posso temere che togliendo l'accertamento sintetico sia difficile occuparsi dei casi che sono oggettivamente eclatanti, oggettivamente intollerabili, però secondo me ci vuole un attimo più di tempo per guardare nel merito la questione e per ragionare della norma migliore che sia da una parte chiaramente a garanzia di una lotta all'evasione fiscale fatta sulla grande evasione, fatta sui casi che sono intollerabili, efficace e dall'altra garantire il contribuente rispetto a un’assenza normativa che esiste oggi. Dopodiché, che tipo di fisco immagino? Quello che stiamo costruendo direi, nel senso che noi abbiamo intanto avviato una riforma fiscale che era attesa da 50 anni e stiamo procedendo, sempre per il lavoro del Vice Ministro Leo prevalentemente - che voglio ringraziare perché sta lavorando tanto e sta lavorando molto bene - , e stiamo procedendo con i decreti attuativi di quella delega fiscale per disegnare un rapporto diverso tra il fisco e il contribuente. Che cosa significa? Secondo me un fisco giusto è intanto un fisco che non ti vessa con delle regole assurde, con un livello di tassazione altissimo e che non corrisponde al livello dei servizi che vengono erogati con i proventi di quella tassazione. Secondo me un fisco giusto è un fisco che ti chiede di pagare - scusate la ripetizione - il giusto e di farlo in tempi ragionevoli. Cioè è un fisco che deve riuscire a venire incontro al cittadino in difficoltà, è un fisco che deve saper essere comprensivo, che deve saper dialogare, che deve saper vedere ogni singolo caso perché ogni singola storia è diversa, che deve fare il possibile per darti una mano. Fermo restando che se io faccio il possibile per darti una mano e tu dimostri di volermi fregare per forza è lì che devo essere determinato. Tutta la riforma che noi abbiamo fatto è andata e va in questo senso. E dico solo questo, perché poi vengo accusata di essere amica degli evasori. E va bene, purtroppo i numeri non dicono questo. I numeri dicono che il 2023 è stato l'anno record nel recupero di evasione fiscale in Italia, con 25 miliardi di euro che arrivano a 31 miliardi con i proventi di quanto l'Agenzia delle Entrate ha recuperato per conto di altri enti, e sono 4 miliardi e mezzo in più rispetto all'anno precedente. Buona parte di quello che è arrivato, è arrivato anche come versamento spontaneo. Perché? Secondo me, ed è quello su cui io ho scommesso, perché se lo Stato è percepito come giusto, allora non è giusto aggirarlo. Perché uno Stato percepito come giusto è uno Stato rispetto al quale tu non ti senti più una vittima, ma ti senti una persona che è stata aiutata e quindi farai la tua parte.

Maria Latella: Mi auguro Presidente che la sua scommessa si fondata

Presidente Meloni: Io sto scommettendo su questo, rispetto dei cittadini, e in teoria i numeri del primo anno dicono che quella scommessa ha funzionato perché invece in tutti gli anni in cui si procedeva continuando a vessare la gente i numeri rimanevano sicuramente quelli.

Maria Latella: Il secondo dilemma di Giorgia è strettamente legato al primo dal quale abbiamo cominciato. Vale a dire, il debito pubblico, ci viene ricordato da chiunque anche in Europa, è un peso enorme. Allora c'è un lato positivo. In tutti questi mesi le agenzie di rating ci hanno risparmiato. Secondo lei perché, nonostante il debito pubblico, e che cosa invece dobbiamo temere?

Presidente Meloni: Secondo me ci sono diversi fattori che incidono in questo. Quello più semplice, se mi consente una battuta, è la sottovalutazione. Cioè questo Governo è arrivato con un racconto sull'arrivo contestuale al governo delle piaghe d'Egitto, chiaramente quando vieni presentato come Attila L’ Unno e sei Giorgia Meloni è possibile che tranquillizzi per il fatto stesso di essere Giorgia Meloni. Dopodiché io penso che un elemento molto importante invece sia la stabilità e la solidità della maggioranza per varie ragioni, la prima delle quali è che nessuno vuole investire in una Nazione nella quale tutto cambia ogni anno. La seconda delle quali è che quando tu hai tempo, quando la tua maggioranza non è sempre in bilico, puoi anche costruire una strategia. E costruire una strategia è quello che fa la differenza anche agli occhi di chi investe, perché alla fine chi investe scommette su un'idea. Questa Nazione ha avuto una difficoltà rispetto al tema delle strategie, quale dovesse essere il suo ruolo nel mondo. Noi stiamo cercando di disegnare quella strategia: la rinnovata centralità nel Mediterraneo, il fatto di essere apripista di un rapporto nuovo con i paesi africani, di cooperazione da pari a pari, il fatto di investire su quella grandissima infrastruttura che in Italia è rappresentata dal mare, che noi non abbiamo mai considerato adeguatamente, la valorizzazione e la spinta su tutto quello che è Made in Italy. Perché? Perché l'Italia chiaramente non può competere sulla quantità del prodotto, ma nessuno compete con l'Italia sulla qualità del prodotto. Cioè noi abbiamo un'idea di dove questa Nazione debba andare, si può condividere, si può non condividere, ma è una cosa nuova in Italia e alla fine chi investe vuole vedere qual è l'idea e scommette spesso su quell’idea. Quindi io credo che questo sia un altro elemento molto importante, credo che l'altro elemento importante sia stata la serietà con la quale noi abbiamo affrontato le materie economiche. Serietà che significa chiaramente fare attenzione alla spesa pubblica, fare attenzione al bilancio senza rinunciare a fare delle manovre espansive quindi senza rischiare di comprimere e deprimere l'economia. Un equilibrio che noi abbiamo trovato anche concentrando le poche risorse che avevamo a disposizione in alcune grandi questioni che per noi erano fondamentali, quindi anche qui con una strategia...

Maria Latella: Bisogna essere capaci anche di andare contro certe cose.

Presidente Meloni: Esatto, ci stiamo arrivando. L'altra cosa è avere anche il coraggio di fare le cose giuste anche quando rischi che quelle cose giuste siano impopolari.

Maria Latella: E dopo le elezioni.

Presidente Meloni: Allora, io ricordo che quando noi abbiamo abolito il reddito di cittadinanza per chi era in condizione di lavorare, si diceva che ci sarebbe stata una rivoluzione. Quella rivoluzione non c'è stata. Per la verità buona parte degli ex percettori di reddito di cittadinanza che erano in condizione di lavorare hanno banalmente, anche grazie a strumenti che noi abbiamo messo a disposizione, trovato un posto di lavoro e credo che oggi siano più contenti di quando prendevano il reddito di cittadinanza, ma quando noi abbiamo scelto di farlo era sulla carta una misura impopolare. Quello che noi stiamo facendo sul Superbonus è una misura che per molti è impopolare, però oggettivamente quando tu arrivi a un costo di bonus edilizi che viaggia intorno ai 220 miliardi di euro - che segnalo essere quanto prendiamo con l'intero PNRR - per ristrutturare meno del 4% del patrimonio immobiliare italiano, prevalentemente seconde case, e sono risorse che si tolgono agli stipendi, ai salari, alla sanità, alle scuole, alle pensioni, a un certo punto una stretta la devi mettere perché altrimenti rischi di andare fuori.  
Maria Latella: Questo mi porta proprio a chiedere questo. Dovete fare cassa, non è un mistero, avete bisogno di fare cassa. Un esempio, si parla da...
Presidente Meloni: Io non ho bisogno di fare cassa, mi scusi sul Superbonus, io ho bisogno di limitare l'emorragia generata dal Superbonus perché chiaramente i nostri conti non la reggono ed è un'emorragia che secondo me oltretutto non produce di contro quello che aveva promesso, non l'ha fatto a livello di prodotto interno lordo, non lo fa a livello di introiti. Noi abbiamo solo sul Superbonus, sui Bonus edilizia, abbiamo 17 miliardi di euro di truffe, 17 miliardi sono l'intero valore prodotto da tutto il nostro settore del vino in un anno, se ne è andato con le truffe. Io sono una persona seria, non mi assumo la responsabilità di mandare avanti una cosa del genere. E poi gli italiani chiaramente valuteranno, ma secondo me le persone che fanno politica seriamente quando conoscono una materia bene e vedono i risultati devono avere anche il coraggio di assumersi delle responsabilità anche quando sanno che lo possono eventualmente pagare sul piano del consenso.

Maria Latella: C'è bisogno comunque di far arrivare un pò di soldi freschi, da qualche mese si parla della vendita, per citare un caso, del 10-12% di Poste. Quando succederà?

Presidente Meloni: Guardi, non è stata presa ancora nessuna decisione circa la possibilità di vendere o non vendere alcune quote di Poste italiane. Intanto penso che dobbiamo essere fieri delle nostre Poste italiane, perché sono una di quelle aziende partecipate allo Stato che dimostrano come si possa coniugare servizio pubblico, innovazione e competitività, cioè in una logica di mercato. Dopodiché noi non abbiamo preso delle decisioni, però rispetto al dibattito che io ho sentito, rispetto anche ad alcune manifestazioni che ho visto, su una cosa voglio essere chiara, non c'è alcuna possibilità al mondo, finché io guido il Governo di questa Nazione, che Poste italiane possa essere privatizzata. Quello su cui secondo me e secondo noi si può ragionare, ma è un dibattito che non abbiamo ancora aperto, è essendo oggi la partecipazione dello Stato italiano del 65 per cento all'interno di Poste Italiane e dando per scontato che lo Stato italiano deve mantenere non il controllo ma la proprietà, sono due cose molto diverse, perché il controllo lo mantieni anche col 30%, per la proprietà serve più del 50%, per le quote in eccedenza c'è una possibilità di metterle sul mercato. Io sono dell'idea che questo si possa fare eventualmente solo se noi destiniamo quelle quote eccedenti la proprietà, quindi sopra il 51%, a famiglie italiane, piccoli risparmiatori, dipendenti di Poste. Perché? Perché le Poste italiane sono il luogo dove gli italiani mettono i loro risparmi e allora avrebbe un senso immaginare che Poste italiane anche su questo fronte possano essere un luogo dove mettere i risparmi degli italiani. Niente di più, niente di diverso, secondo me si può discutere su questa materia, su questa materia sono disposta a discutere.

Maria Latella: E quindi se ne discuterà immagino dopo le elezioni. Signor Presidente, tra i dilemmi di Giorgia c'è sicuramente il premierato. Vedo qui la Ministra Casellati. L'otto maggio scorso alla Camera dei Deputati c'è stato un convegno che ha discusso proprio di questo. Siccome qui siamo al Festival dell'Economia, io prendo un segmento di tutto il dibattito sul premierato. Lei ha detto che avrebbe dei risvolti positivi anche per l'economia. Io le chiedo, visto come è andata ai suoi predecessori tutte le volte che si è tentato una riforma costituzionale, lei pensa davvero che il gioco valga la candela perché comunque si arriverà a un dibattito esplosivo e già esplosivo in Parlamento?

Presidente Meloni: E si è chiesta perché?

Maria Latella: Ci sono molte risposte.

Presidente Meloni: No, ce n'è una di risposta e la risposta è che noi abbiamo fatto una riforma che, modificando sette articoli della Costituzione, in questa Nazione fa una piccola grande rivoluzione, che è: rimettere il boccino delle decisioni in mano ai cittadini, perché un Governo votato dal popolo, scelto dal popolo, è un Governo che al popolo risponde, e dall'altra parte, garantire la stabilità a quel Governo che viene scelto dai cittadini, della quale parlavamo prima. Perché è una misura economica? Intanto è una misura democratica. È una misura economica perché la stabilità di un Governo, per le ragioni che ci dicevamo prima, è una misura di rafforzamento di ogni opportunità di far crescere l'economia di questa Nazione. Il problema che noi abbiamo avuto in Italia è che, avendo mediamente Governi che duravano un anno e mezzo in tutta la nostra storia repubblicana - Prima Repubblica, Seconda Repubblica - vuol dire che qualcosa non va nel sistema. In tutta la nostra storia repubblicana, noi in 75 anni di Repubblica abbiamo avuto 68 Governi. Io facevo questo esempio alla Camera dei Deputati che condivido anche con le persone che ci stanno ascoltando oggi: tenete presente che attualmente di questi 68 Governi il Governo che io ho l'onore e l'onere di presiedere è sedicesimo per longevità nella storia d'Italia; se dovessi arrivare a Natale saremmo il sesto. Questo è lo stato di quello che è accaduto in Italia. Che cosa ha comportato questo? Quando io ho un orizzonte mediamente di un anno, un anno e mezzo, non mi posso permettere di avviare una strategia, non mi posso permettere di fare investimenti. Quello che posso fare è spendere, spendere per garantirmi consenso immediato. Ecco perché noi abbiamo il debito pubblico alle stelle e zero investimenti in questa Nazione. Ma se un Governo avesse cinque anni per lavorare, allora potrebbe mettere in campo quella strategia, perché avrebbe il tempo per far vedere ai cittadini i risultati di quella strategia. Ecco perché è una misura economica. Ed è una misura economica sul piano internazionale, perché nessuno vuole fare accordi strategici con interlocutori che cambiano ogni sei mesi o ogni anno. È una misura economica perché una politica stabile che si riprende il suo ruolo è meno sottoposta alle pressioni - pressioni delle grandi concentrazioni economiche, pressioni delle lobby, pressioni della burocrazia -, è una politica che risponde ai cittadini. Chiaramente tutti quelli che in questa Nazione hanno dato le carte o ritenuto di dover dare le carte, senza però doverne renderne conto ai cittadini, oggi osteggiano quella riforma. Solo che non si è capito perché non dovrebbe convenire ai cittadini, che saranno alla fine quelli che sceglieranno e che secondo me dovranno scegliere, perché qui ci sono proprio due modelli. Guardi, io propongo l'elezione diretta del Capo del Governo e l'abolizione dei senatori a vita. Il PD propone ostruzionismo contro l'elezione diretta del Capo del Governo e il raddoppio dei senatori a vita. Sono due modelli.
Maria Latella: Ha evocato il Partito Democratico e sarà qui proprio oggi Elly Schlein.

Presidente Meloni: Ecco, chiaramente potrà rispondere, e mi risponderà. Però sul ‘ne vale la pena’ voglio dire una cosa. Questa è una domanda che mi hanno fatto in tanti Maria, però io penso che su questo c'è la risposta politica che ho appena dato - secondo me sì ne vale la pena, è una riforma necessaria in Italia - e c'è un lato personale di questa risposta. Ora io non sono il tipo di persona che riesce a ripagare con la vanità le sue rinunce, le rinunce che deve fare per fare questo lavoro, per ricoprire questo incarico. Attualmente la mia vita più o meno si svolge così: io mi alzo la mattina, cerco di risolvere i problemi e quando riesco vado a dormire. Non c'è altro che non sia il poco tempo che riesco a passare con mia figlia, mediamente un'ora al giorno tra la mattina e la sera. Qualcuno pensa veramente che io potrei fare questo avendo come unico obiettivo quello di rimanere a fare questo?

Maria Latella: Molti lo farebbero perché ci sono dei vantaggi nell’avere il potere.

Presidente Meloni: Ma per me quello non vale la pena. Per me vale la pena di fare questa vita se quando hai finito ti puoi guardare alle spalle, puoi guardare l'Italia e puoi dire ne valeva la pena. Quindi la mia risposta a questa domanda è “o la va o la spacca”, ma nessuno mi chieda di scaldare la sedia o di stare qui a sopravvivere perché in quel caso non sarei io la persona giusta per ricoprire questo incarico.

Maria Latella: Senta, un dilemma immediato è quello che c'è tra 15 giorni: elezioni. Vediamo come andranno al suo partito e agli altri partiti. Intanto però c'è una novità significativa a livello europeo. Nell'incontro che c'è stato in Spagna organizzato da Vox, Marine Le Pen, con la quale lei non ha mai avuto, mi pare, un rapporto di particolare affetto, ha detto che ci sono dei punti in comune tra il Rassemblement national e Fratelli d'Italia. Marine Le Pen che ha cacciato Alternative für Deutschland dagli identitari europei. Che sta succedendo Giorgia Meloni?

Presidente Meloni: Guardi, intanto ci sono ovviamente dei punti in comune, insomma questo mi pare abbastanza evidente per esempio in materia di contrasto all'immigrazione illegale su un approccio più pragmatico, meno ideologico, rispetto al tema delle transizioni e particolarmente della transizione verde, sulla difesa dell'identità culturale europea. Insomma, sicuramente ci sono dei punti di contatto. Che cosa sta succedendo? Succede banalmente che si immagina una prossima legislatura e si cerca di capire se effettivamente le cose in Europa possano cambiare. Io penso che un margine ci sia e penso che dobbiamo ricordarci che quel cambiamento è dato soprattutto dalla possibilità di costruire delle maggioranze diverse a quelle che ci sono state finora, che come non hanno funzionato in Italia non potevano funzionare in Europa. Cioè le maggioranze arcobaleno, le maggioranze che cercano di mettere insieme tutto il contrario di tutto, alla fine non funzionano anche qui perché non hanno una visione. L'Europa lo sta pagando.

Maria Latella: Sul Covid hanno funzionato.

Presidente Meloni: Il Covid era un'emergenza, ma sulla strategia me lo dica lei se hanno funzionato. Cioè, voglio dire, adesso noi possiamo anche fare finta che sia andato tutto bene, ma non è un caso che, dopo che sono arrivati gli shock che sono arrivati con la pandemia e con l'aggressione russa dell'Ucraina, l'Europa ha dovuto piano piano rivedere metà della sua strategia.
Noi immaginavamo questa globalizzazione, libero commercio senza regole, dicevamo che avrebbe risolto tutti i problemi, che avrebbe democratizzato i processi, che avrebbe distribuito la ricchezza. Le cose non sono andate così. Le cose non sono andate così, le cose sono andate che le democrazie si sono indebolite perché hanno allungato le loro catene d'approvvigionamento e quando sono arrivati gli shock hanno capito che non controllavano più niente e i sistemi meno democratici dei nostri hanno guadagnato campo nel mondo. Questo è accaduto. Non è accaduto che la ricchezza si è distribuita, è accaduto che si è verticalizzata, che la classe media è quasi scomparsa, che si è concentrata nelle mani di sempre meno persone, sempre più ricche, e la povertà è aumentata. Questo ha prodotto. Qualcosa è andato storto - diciamo così - se il primo embrione di Unione europea - come ho detto tante volte - era Comunità economica del carbone e dell'acciaio, cioè era la strategia di approvvigionamento sulle materie prime fondamentali, sull'energia - il carbone al tempo -, e quando sono arrivati gli shock noi abbiamo scoperto che non controllavamo niente, che non eravamo padroni della nostra energia, che un qualsiasi batter d'ali di farfalla dall'altra parte del globo terrestre avrebbe creato un disastro da noi? Forse la strategia non è stata proprio giustissima, no?  Anche su come noi stiamo facendo la transizione non mi pare la strategia migliore. Io difendo da sempre la neutralità tecnologica. Che significa? Significa che l'Unione europea decida quali sono i target, ma come arrivo a quei target lo dobbiamo lasciare alla ricerca, alle specificità degli Stati membri, ai sistemi industriali. No. Elettrico, solo l'elettrico. Chi lo produce l'elettrico?

Maria Latella: La Cina.

Presidente Meloni: E come lo produce? Con le centrali a carbone, glielo dico io. Guardi, si chiamano emissioni globali per una ragione, perché non è che se vengono prodotte dall'altra parte del mondo da noi non ci arrivano. Quindi forse servirebbe una strategia un tantino più…

Maria Latella: Senta, le chiedo una risposta telegrafica restando a Bruxelles e poi invece andiamo a occuparci di cose più italiane. Che ne direbbe se Vox e Marine Le Pen stringessero un accordo per un Gruppo europeo comune? Le piacerebbe?

Presidente Meloni: Guardi, Vox sta nei conservatori, esattamente come Fratelli d'Italia, da circa cinque anni e non prevedo che cambierà Gruppo. Marine Le Pen è in ID, come si sa, da diverso tempo e non prevedo che cambi gruppo. Non c'è adesso in vista alcuna forma di unificazione tra il Partito dei Conservatori e quello di ID, ciò non toglie come dicevo che su alcuni temi si possa collaborare come già abbiamo collaborato. Perché poi guardi, rispetto alla lettura che io leggo tante volte in Italia sulla politica europea, le cose in Europa sono un po' più fluide di come sembrano; nel senso che capita che partiti che appartengono a famiglie politiche completamente diverse si ritrovino a votare insieme sullo stesso dossier: è capitato che noi votassimo con Rassemblement National piuttosto che col PPE o con i Liberali addirittura, delle volte capita.

Maria Latella: Non le chiederò se si ritroverà a votare con Macron per Mario Draghi perché tanto so che lei risponde “aspettiamo le elezioni, queste cose si decidono dopo”. Quindi non glielo chiedo perché così conquistiamo un po’ di tempo. Se volete glielo chiedo, se la risposta è quella no. Dicevo che Elly Schlein sarà qui oggi pomeriggio ed Elly Schlein dice che sì, l'occupazione è aumentata, ma il lavoro resta povero. È un problema quello del lavoro, ne ha parlato ieri anche il neo Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini. I dati di Eurostat che io le cito sono questi: Germania e Francia salari orari aumentati del 4%, da noi solo del 2,3%.

Presidente Meloni: Allora guardi questo è oggettivamente un tema e non è un caso che il Governo abbia concentrato su questo buona parte del suo lavoro e buona parte delle sue risorse. Quindi io ringrazio la Segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e la ringrazio soprattutto per ricordarci i disastri che la sinistra al governo in dieci anni ha portato in Italia. Perché è vero che in Italia i salari in Italia crescono meno di quanto crescano in Francia: i salari - retribuzione media orari - sono cresciuti secondo Istat di 2,9 nel 2023 -  quindi quasi 3 per cento -, in Francia crescono di più. Però le dico anche che cosa è accaduto negli anni precedenti, perché negli anni precedenti al Covid in Italia i salari diminuivano dell'1,5%, mentre in Germania aumentavano del 16% e in Francia aumentavano del 9%. Può chiedere questo alla Segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein: che cosa pensa dei risultati portati dalla sinistra al governo sui salari negli anni in cui loro erano al governo? Perché chiaramente non si può prendere questo disastro e ribaltarlo in un anno e mezzo, ma io sono fiera che in un anno e mezzo siamo riusciti a far ricrescere i salari in Italia, perché è stata una scelta. È stata una scelta che noi abbiamo perseguito con l'abbattimento del cuneo fiscale, con la detassazione del beneficio marginale, con la detassazione dei premi di produttività, con la decontribuzione delle mamme lavoratrici. Cioè, le poche risorse che avevamo le abbiamo messe su questo. Abbiamo avviato la stagione dei rinnovi contrattuali: lei tenga presente che quando noi siamo arrivati al governo tutti i lavoratori che attendevano un rinnovo del contratto erano il 54%, oggi sono il 35%, nel privato siamo passati dal 40% al 17%. Per carità, noi dobbiamo e possiamo fare meglio e stiamo lavorando per fare meglio. Chiaramente questa è la nostra priorità, però adesso, oggettivamente, le lezioni da chi quando era il governo faceva diminuire i salari dell'1,5% mentre in Germania crescevano del 16%, anche no. Dopodiché questa cosa ruota tutta attorno al tema del salario minimo, della mancata disponibilità del governo ad approvare la norma sul salario minimo. Ma anche qui, io che sono sempre laica e disponibile ad ascoltare su queste materie, c'è una ragione per la quale io temo che in un sistema come quello italiano il salario minimo non dia la risposta che si sta cercando. Noi in Italia abbiamo un'altissima contrattazione sindacale. L'Unione europea stessa, quando parla del salario minimo, dice “nei sistemi che non sono come l'Italia”.

Maria Latella: Quindi dice che non ci riguarda?

Presidente Meloni: In teoria non ci riguarda perché è ovvio che, se io ho una legge che dice che la retribuzione minima oraria è, diciamo, 9 euro, quel parametro in teoria non è aggiuntivo, può diventare sostitutivo. Ora, poiché noi abbiamo buona parte dei contratti nei quali la retribuzione oraria è più alta di 9 euro, quante possibilità ci sono che siano più i lavoratori che vedono abbassarsi il salario con una norma di questo tipo che quelli che vedono alzarselo? Questo è il tema. Dopodiché, se tu chiaramente fai la norma sul salario minimo, rischi di depotenziare la contrattazione sindacale. Ora, la situazione nella quale mediamente si trova un lavoratore non è data solo dalla retribuzione oraria, è data da tutta una serie di altri parametri che sono nel contratto. Quindi secondo me bisogna fare attenzione. Poi che esista una sacca di lavoro povero sulla quale bisogna intervenire in maniera precisa sono assolutamente d’accordo.

Maria Latella: Anche perché sennò il problema demografico non lo risolveremo mai. Senta Presidente, tutte queste cose ve le sareste dette, lei ed Elly Schlein?

Presidente Meloni: Sì.

Maria Latella: Su “Telemeloni”, insomma sarebbe stato interessante.

Presidente Meloni: Guardi, su “Telemeloni” ho già - dati alla mano - dimostrato quanto sia una fake news, dimostrando che, per quello che mi riguarda, ‘Tg1 - presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri nei primi 14 mesi’, sono l'ultima in classifica rispetto ai miei predecessori a partire, se non vado errata, dal Governo Renzi.
Mi pare che il problema non sia tanto che c'è “Telemeloni”, mi pare che il problema sia che non c'è più “TelePD”, perché noi stiamo cercando di fare un servizio pubblico reale. Dopodiché, però, le voglio fare una diapositiva su questa cosa, di una cosa che vedevo venendo qui. Mi imbatto nel post di una candidata del Movimento 5 Stelle per le elezioni europee, che va a cena con Sigfrido Ranucci, il conduttore di Report, quindi giornalista Rai, e pubblica la foto di questa cena e sotto scrive alcune cose, e poi scrive ‘alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, croce sul simbolo del Movimento 5 Stelle e scrivi’ il nome di questa candidata che ora non ricordo. Per me, guardi, niente di male, non ho nulla da dire su questa vicenda. Adesso però chiedo a chi ci ascolta di chiudere un attimo gli occhi e di provare a immaginare - visto che penso che nessuno dirà niente a sinistra su questa cosa - che cosa sarebbe accaduto se io avessi, non lo so, fatto una foto col Direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci e avessi pubblicato quella foto sul mio canale Facebook con sotto scritto ‘l’8 e il 9 giugno barra il simbolo di Fratelli d'Italia e scrivi Giorgia’. Perché temo che si sarebbero chieste le dimissioni di Gianmarco Chiocci. Io non chiederei mai le dimissioni di Sigfrido Ranucci, credo che la stampa sia libera anche di fare campagna elettorale. La cosa che non tollerò è l'utilizzo di due pesi e due misure. Tutti hanno gli stessi diritti, tutti devono avere gli stessi diritti.

Maria Latella: Ma Report non lo tocchiamo che ci piace moltissimo, eh? Senta Presidente...

Presidente Meloni: Ognuno ha i suoi giudizi su questo, voglio dire, ma al di là che ci piaccia o non ci piaccia, ripeto, io per me non è il merito, poteva essere lui, poteva essere un altro. Anzi, voglio dire, considero che siano anche elementi di semplificazione, se i giornalisti vogliono dire votate, liberissimi di farlo per quello che mi riguarda. Quello che non si può fare è che alcuni devono comportarsi in un modo e altri devono comportarsi in un altro. Perché questo è un tema che non riguarda chiaramente la stampa, riguarda tutti. Cioè il problema della sinistra in Italia è che ritiene di avere più diritti degli altri. Quel mondo è finito, finito.

Maria Latella: Mi farebbe piacere capire sui “dilemmi di Giorgia”, cito i titoli di giornali di qualche settimana fa. Perché avete tagliato l’Assegno Unico alle famiglie mentre le famiglie sono il futuro.

Presidente Meloni: Abbiamo tagliato l’Assegno Unico alle famiglie? Lo abbiamo aumentato.
 
Maria Latella: Ho detto cito i titoli di giornali, ho citato espressamente.

Presidente Meloni: Guardi non so a che giornale si riferisca. Io posso dire che quello che abbiamo fatto quando siamo arrivati è stato mantenere l’Assegno Unico e metterci altri 3 miliardi, aumentarlo del 50% per il primo anno. Io considero l’Assegno Unico una cosa importante. Dopodiché adesso abbiamo un problema sull’Assegno Unico che riguarda però l'Unione europea. Perché la Commissione europea apre una procedura di infrazione contro l'Italia sullo strumento dell’Assegno Unico con delle motivazioni che secondo me sono surreali: la Commissione europea dice che se noi vogliamo mantenere l’Assegno Unico lo dobbiamo riconoscere anche ai lavoratori comunitari e addirittura potenzialmente a quelli extracomunitari, anche quando i loro figli dovessero essere in patria.
Ora lei capisce che se io dovessi seguire quello che dice l'Unione europea, l’Assegno Unico non me lo posso permettere più. Punto primo. Punto secondo, si presta anche ad una serie infinita di truffe, perché mi spieghi lei come vado a calcolare il reddito di un lavoratore del Bangladesh in Bangladesh. Quindi diventa tutto molto difficile.
Ecco, questa è una di quelle ragioni per le quali io ritengo che l'8 e il 9 di giugno in Europa bisogna cambiare qualcosa, perché queste sono, secondo me, delle procedure di infrazione folli sulle quali spero che la prossima Commissione sia più ragionevole. Dopodiché, se non lo sarà, intendo dare battaglia perché io penso che lo strumento dell’Assegno Unico sia uno strumento importante, chiaramente inserito in una serie di ampi provvedimenti. Noi ne abbiamo varato degli altri, abbiamo allargato i congedi parentali, l'asilo nido gratis per il secondo figlio, la decontribuzione per le madri lavoratrici. Cioè serve tutto un sistema di protezione sociale, ma l’Assegno Unico è molto importante, per cui intendo su questo dare battaglia a livello europeo.

Maria Latella: Darà battaglia anche dopo le elezioni quando ci saranno 160 nomine - come si dice in verbo giornalistico “la raffica di nomine” - per le aziende che cambiano i loro vertici. Darà battaglia perché ci sia spazio anche per le tante manager donne italiane bravissime?

Presidente Meloni: Intanto la prima manager donna a capo di una partecipata statale controllata dal Ministero dell'Economia, ce l'ha messa questo Governo, ce l'ho messa io, e sta dando anche ottimi risultati e ne vado fiera. È Giuseppina Di Foggia, Amministratrice delegata di Terna, e devo dire che sono molto contenta del lavoro che sta facendo lei ma del lavoro che stanno facendo tutti nell'ambito delle nomine che abbiamo già fatto. Sul futuro vedremo, perché poi sono convocate adesso le assemblee dei soci. Lei è una giornalista di tutto rispetto ma di queste materie non si discute in queste sedi. Posso dire però che chiaramente noi come sempre perseguiamo l'interesse della collettività nel fare queste nomine. E mi pare che quelle che abbiamo fatto finora stiano dando ampiamente i loro risultati: Leonardo ha appena avuto la più alta quotazione in borsa di sempre; Terna quando ha presentato il Piano ha fatto +5%; Flavio Cattaneo, AD di Enel, ha rinunciato volontariamente a una buonuscita che valeva più o meno 10 milioni di euro. Quindi diciamo che posso essere contenta del lavoro che abbiamo fatto fin qui.

Maria Latella: L’ultima domanda anche perché la stanno aspettando scalpitando. Gli impegni internazionali sono stati un po' la cifra di questi mesi di Governo. Ha incontrato tutti, da Biden, Giappone, ovviamente Zelensky, nordafricani. C'è qualcosa che l'ha colpita? Un aneddoto che può condividere con noi e che non ha ancora raccontato?

Presidente Meloni: Guardi ce ne sono molti ma secondo me gli aneddoti, soprattutto sulle cose personali, quando si è persone serie non si condividono con il grande pubblico. Le posso dire una cosa che mi ha divertito, che riguarda l’estate scorsa e che tra l’altro è tema di questi giorni, perché lo scorso agosto io ad un certo punto ho deciso di andare in Albania due giorni mentre ero in Puglia. È successo un po' di tutto: paparazzi che attraversavano il mare a nuoto, giornalisti appostati a ogni angolo per vedere le vacanze della Meloni in Albania. E mentre erano tutti attenti a questa dimensione che era un po' di gossip - le vacanze, la foto in costume da bagno, la tragica foto in costume da bagno -, io mi sono chiusa un giorno col Primo Ministro Edi Rama - che saluto e ringrazio perché è una persona coraggiosa e un amico sincero dell'Italia - a discutere i contorni di questo Accordo che poi abbiamo presentato. E talmente tutti erano attenti ad altro che, come direbbe Elly Schlein  - che sta per arrivare -  “non ci hanno visto arrivare”, in quel caso.

Maria Latella: Le è piaciuta questa frase di Elly Schlein a Giorgia Meloni. Le è piaciuta tantissimo.

Presidente Meloni: Mi è piaciuta sì.

Maria Latella: Grazie Presidente, grazie a voi che ci avete seguito.

Presidente Meloni: Grazie, grazie davvero.