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Intervento del Presidente Meloni al Vertice del Cairo per la Pace

Sabato, 21 Ottobre 2023

Presidente Al-Sisi, la ringrazio per la velocità e la determinazione con le quali ha inteso organizzare questa conferenza.
Conferenza che io considero molto importante dopo il terribile attacco di Hamas lo scorso 7 ottobre che, dobbiamo ricordare, si è abbattuto contro civili inermi con una efferatezza senza precedenti, che lascia inorriditi e che dal nostro punto di vista è giusto condannare senza ambiguità. 

Per l'Italia era doveroso partecipare a questa Conferenza, per il ruolo che storicamente l’Italia svolge come ponte di dialogo tra Europa, Mediterraneo, Medio Oriente. E lo era per le possibilità che questo Vertice prospetta, nonostante le posizioni di partenza possano a tratti sembrare distanti perché, se anche i nostri punti di vista di partenza non fossero perfettamente sovrapponibili, perfettamente sovrapponibile è il nostro interesse, l'interesse di tutti i leader seduti attorno a questo tavolo. E cioè l'interesse a che quello che sta accadendo a Gaza non diventi un conflitto molto più ampio, non si trasformi in una guerra di religione, in uno scontro tra civiltà, rendendo vani gli sforzi che pure coraggiosamente in questi anni sono stati fatti in senso contrario per normalizzare i rapporti.

Perché l'impressione che ho io - e lo dirò con la franchezza che mi è propria - è che, per le modalità con le quali si è svolto, fosse questo il vero obiettivo dell'attacco di Hamas: non difendere il diritto del popolo palestinese, ma costringere ad una reazione contro Gaza che minasse alla base ogni tentativo di dialogo e creasse un solco incolmabile tra i Paesi Arabi, Israele, l'Occidente, compromettendo definitivamente pace e benessere per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere e rappresentare. 

Significa che il bersaglio siamo tutti noi. E io non credo che noi possiamo cadere in questa trappola: sarebbe una cosa molto, molto stupida. 
È la ragione per la quale io credo che sia importante essere qui, per la quale credo sia molto importante continuare a dialogare e ragionare. 

Io credo che ci siano alcuni punti fermi da ribadire.

Il primo. Il terrorismo ha colpito il mondo musulmano più di quanto abbia colpito l'Occidente. Le azioni terroristiche che si sono succedute nel tempo hanno, di fatto, indebolito le legittime istanze dei popoli, soprattutto nel mondo musulmano. In questa dinamica si inserisce la scelta di Hamas che usa il terrorismo per impedire qualsiasi dialogo e qualsiasi prospettiva di arrivare, anche per il popolo palestinese, a una soluzione concreta. 
Ma nessuna causa giustifica il terrorismo. Nessuna causa giustifica azioni scientemente studiate per colpire civili inermi. Nessuna causa giustifica donne massacrate e neonati decapitati volutamente ripresi con una telecamera. Nessuna causa. 
Di fronte ad azioni di questo tipo, uno Stato è pienamente legittimato a rivendicare il suo diritto all'esistenza, alla difesa, alla sicurezza dei propri cittadini e dei propri confini. 

Ma - punto secondo - la reazione di uno Stato non può e non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta. Per questo gli Stati sono quello che sono, sono il nostro punto di riferimento. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza, tutelando la popolazione civile. Questo è il confine nel quale la reazione di uno Stato di fronte al terrorismo deve rimanere e io sono fiduciosa che sia anche la volontà dello Stato di Israele. 

Punto terzo. La nostra priorità immediata resta l'accesso umanitario, che è indispensabile per evitare ulteriori sofferenze della popolazione civile, ma anche esodi di massa che contribuirebbero a destabilizzare questa Regione. È qualcosa di cui non abbiamo bisogno. 
Considero molto importante il lavoro di mediazione che è stato fatto da diversi degli attori presenti a questa Conferenza in questo senso. Considero molto importante la decisione della Commissione europea di triplicare gli aiuti umanitari a Gaza, portandoli a oltre 75 milioni di euro. Anche l'Italia lavora per aumentare gli aiuti bilaterali, ma chiaramente l'aumento di risorse deve essere accompagnato da un rigidissimo controllo su chi utilizza quelle risorse. 

Sono incoraggianti le novità che arrivano da questa mattina. Presidente Al-Sisi la ringrazio anche per questo.

Siamo molto preoccupati per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas, tra questi come sapete ci sono anche degli italiani, e noi chiediamo l'immediato rilascio di tutti gli ostaggi, a partire chiaramente da donne, bambini, anziani. 
È importante continuare a lavorare insieme per l'uscita da Gaza dei soggetti fragili e dei civili stranieri. 

E, su tutto, noi dobbiamo fare l'impossibile per evitare una escalation di questa crisi, per evitare di perdere il controllo di quello che può accadere, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili. 
E il modo più serio per ottenere questo obiettivo è la ripresa di un'iniziativa politica per una soluzione strutturale della crisi sulla base della prospettiva dei due popoli e due Stati. Una soluzione che deve essere concreta e deve, a mio avviso, avere una tempistica definita. 
Il popolo palestinese deve avere il diritto a essere una Nazione che si governa da sé, in libertà, accanto a uno Stato di Israele al quale deve essere pienamente riconosciuto il diritto all'esistenza e il diritto alla sicurezza.
Su questo l'Italia è pronta a fare assolutamente tutto ciò che è necessario. 

Grazie ancora Presidente.