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Consiglio europeo del 29 e 30 giugno, il punto stampa finale del Presidente Meloni

Venerdì, 30 Giugno 2023

Io sono molto soddisfatta dei risultati di questo Consiglio europeo. Le questioni centrali che l'Italia ha posto in questi mesi sono oggi una realtà.
Parlo di migrazione e di concentrare l'attenzione europea sulla migrazione e sulla dimensione esterna, questione che era impensabile fino a qualche mese fa e che oggi è sostanzialmente condivisa da tutti.
Parlo anche del fatto che in tema economico noi ci eravamo presentati, quando si è discusso di come affrontare il tema della competitività europea, chiedendo pari condizione, anche per i Paesi che hanno minore spazio fiscale, vale a dire piena flessibilità nell'utilizzo dei Fondi esistenti. Oggi nelle proposte della Commissione questo elemento è molto presente. Ricordo che per l'Italia vuol dire, tra Fondi di coesione e PNRR, circa 300 miliardi di euro che possono essere meglio spesi e che possono essere concentrati sulle priorità.
Sono molto contenta del consenso che siamo riusciti ad avere da parte di tutto il Consiglio su come stiamo affrontando il rapporto con la Tunisia e vorrei che notaste questo passaggio nelle Conclusioni del Consiglio nella parte sulle relazioni esterne: vale a dire partenariato strategico; vale a dire non affrontare semplicemente il tema migratorio ma affrontare un tema di un rapporto diverso tra l'Europa e i Paesi del Nord Africa. Nelle conclusioni c'è scritto che quello che noi stiamo facendo con la Tunisia può essere un modello, ed è esattamente dove vorremmo arrivare nel rapporto tra Unione europea e i Paesi del Nord Africa.
Quando la Commissione, nella revisione del bilancio pluriennale, propone l'utilizzo di fino a 15 miliardi di euro per la dimensione esterna, vuol dire che siamo riusciti a convincere su un approccio che era tutto italiano. Io ricordo quando nei primi Consigli europei ai quali mi sono presentata si diceva che probabilmente sarebbe stato meglio non affrontare questo tema perché non ci sarebbe stato in nessun caso consenso, evidentemente un consenso si è riuscito a costruire.
Così come altre cose, che per me sono importanti, sono oggi di grande condivisione: penso al sostegno del Consiglio europeo alla presenza dell'Unione Africana nel G20; penso alla materia che viene citata finalmente in un documento del Consiglio europeo della demografia. Voi sapete che la questione demografica, la questione della natalità è una questione sulla quale siamo molto concentrati e io spesso mi sono interrogata sul perché un'Unione europea che abbia un programma su molte cose, in realtà non affronti una delle più grandi questioni strutturali che la riguardano, che è proprio il tema della natalità, così come sull’intelligenza artificiale.
Voi ricorderete il G7 e il Consiglio d'Europa, io continuo a porre il tema di governare un processo che rischia di schiacciarci e anche questo oggi è nelle Conclusioni del Consiglio, per cui credo che il ruolo dell'Italia sia stato un ruolo da protagonista in questo Consiglio europeo.  Credo che chiunque abbia seguito i lavori del Consiglio potrà confermarlo e quindi sono soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto.

DOMANDE

Domanda: Presidente è delusa dell’atteggiamento di Polonia e Ungheria sulla questione dei migranti?
Presidente Meloni: No, non sono delusa dall'atteggiamento di Polonia e Ungheria. Io non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali e la scelta di Polonia e Ungheria non riguarda quello che è la mia priorità in tema di immigrazione, cioè la dimensione esterna, ma riguarda la dimensione interna, cioè il Patto di migrazione e asilo. Il punto è proprio questo. Io ho tentato di spiegare dall'inizio che finché noi cerchiamo delle soluzioni su come gestire il problema dei migranti quando arrivano sul territorio europeo, non troveremo mai l'unanimità perché la geografia è diversa, perché le necessità sono diverse, perché le situazioni sono diverse, perché la politica è diversa.
L'unico modo per affrontare la questione tutti insieme è lavorare sulla dimensione esterna, ed è su questo che noi siamo riusciti a imprimere una svolta totale in questo dibattito sul quale vi prego di interrogare chiunque conosca le dinamiche che sono qui. Per cui quello che è accaduto con Polonia e Ungheria già lo sapevamo, perché era già accaduto sul Patto di migrazione e asilo. E io comprendo la loro posizione, che in questo caso è diversa dalla nostra, perché tutti difendiamo i nostri interessi nazionali. ma anche proprio geograficamente abbiamo delle necessità diverse. Il punto è che quello su cui stiamo lavorando noi, dalla Tunisia in poi, quindi la dimensione esterna, quello coinvolge tutti i Paesi del Consiglio. Su questo c'è un consenso unanime a 27. Quindi io credo che su questo bisogna continuare a lavorare, perché tutti capiscono che l'unico modo è cercare una soluzione che valga per tutti.

Domanda: Sull’immigrazione in questo senso anche questo potrebbe essere un rischio, cioè Ungheria e Polonia che magari bloccano i maggiori fondi chiesti dalla Commissione europea?
Presidente Meloni: Non se sono risorse destinate alla dimensione esterna, proprio perché quello che le sto dicendo è che su questo c'è un consenso che riguarda tutti. Quindi è ovvio che se noi riteniamo di spendere queste risorse per capire come gestiamo più migranti che arrivano in Europa, non c'è il consenso neanche mio che bisogna arrivare in Polonia e in Ungheria. Ma se invece utilizziamo queste risorse per aiutare l'Africa ad avere una alternativa rispetto al tema di una migrazione che delle volte, anzi che quasi sempre è una migrazione di necessità, cioè persone che ritengono di non aver scelta, se noi offriamo quella scelta, noi risolviamo diversi problemi. Che non è solamente il problema nostro di non continuare a gestire flussi migratori che non siamo più in grado di gestire, ma è anche il problema di un diverso approccio con un continente che io insisto nel dirlo e ho portato questa discussione che non si era fatta prima. L'Africa non è un continente povero, l'Africa è un continente che ha molte risorse delle quali può vivere se noi gli diamo una mano in questa fase e anche su questo ho trovato molto interesse e molto consenso. Tra l'altro abbiamo degli interessi che possono essere convergenti, cito il tema energetico come spesso ho fatto. Loro sono potenzialmente dei grandissimi produttori di energia, soprattutto pulita. Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico. L'Italia è interessata perché può essere la porta di questa energia. Investimenti, lavoro, formazione, migrazione legale quando serve, ma combattere i flussi illegali. Su questo noi abbiamo consenso unanime, quindi continuiamo a lavorare, perché poi su queste cose bisogna lavorare quotidianamente. Ma continuiamo a lavorare perché si possa finalmente affrontare questo tema in maniera strutturale: non è lo spot di un minuto e non è il tema di risolvere il proprio problema scaricandolo sul proprio vicino, perché io non sono d'accordo neanche su questo. Per questo, per me la questione del patto di migrazione e asilo è secondaria in questo dibattito, perché tanto non troveremo mai una soluzione che va bene per tutti. Non è neanche la soluzione perfetta per noi: è migliore di quanto non fossero le regole precedentemente, ma non è quello che io ho chiesto. Io non chiedo i ricollocamenti, non sono la mia priorità, io chiedo insieme di fermare l'immigrazione illegale a monte e di farlo con un partenariato strategico con i paesi africani, che è utile anche per l'Africa e che tra l'altro restituisce all'Europa la capacità di giocare un ruolo di politica estera, di attore globale, di protagonista, che forse è mancato in questi anni e che noi oggi paghiamo, perché l'assenza dell'Europa è stata coperta da altri e magari quegli altri non hanno gli stessi interessi solidali che noi manifestiamo.

Domanda: Presidente, l’Italia, lei, come è stato un po' riconosciuto, ha giocato un ruolo un po' di mediazione, ma come portare anche chi ancora non è d'accordo, nei prossimi giorni, su una posizione comune e avere una posizione unica?
Presidente Meloni: Guardi, sicuramente questa è una cosa sulla quale noi abbiamo un ruolo. Nonostante capissi perfettamente le posizioni, come ho detto, della Polonia e dell'Ungheria, come lei sa, con loro, ho un ottimo rapporto, ho tentato, con il consenso di tutti gli altri 25 una mediazione fino all'ultimo; continuiamo a lavorarci. Io sarò a Varsavia mercoledì, per esempio, insomma è un lavoro che bisogna continuare a fare, ma ripeto, è molto difficile. Qual è la mediazione? La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, perché voi sapete che Polonia e Ungheria sono probabilmente le due nazioni che in Europa si stanno prendendo, che si stanno occupando più dei profughi ucraini. Lo fanno con risorse da parte della Commissione che sono insufficienti sicuramente, per cui quando noi otteniamo che nel caso in cui non si accettino i ricollocamenti si può fare perché rimane volontario, ma comunque bisogna contribuire a un fondo sulla dimensione esterna, qualcuno dice “signori, non possiamo pagare due volte”. Ed è un tema serio. Ed è una mediazione possibile. Ma credo che fosse più sul metodo della scelta, sul Patto di migrazione e asilo a maggioranza piuttosto che nel merito della questione, perché sul merito delle conclusioni poi del Consiglio che erano concentrate sulla dimensione esterna, ripeto, eravamo tutti d'accordo. Ci si continua a lavorare, sicuramente su questo noi possiamo giocare un ruolo importante, ma ripeto, la mediazione più facile di tutte, quella con la quale noi siamo riusciti a mediare anche con Nazioni con le quali storicamente, sul tema della migrazione, stavamo agli antipodi, penso all'Olanda, è che c'è un modo solo per risolvere il problema per tutti, ed è affrontare i movimenti primari perché altrimenti diventa impossibile affrontare i secondari. E nessuno viene lasciato solo e tutti lavorano per un problema che risolve le difficoltà di tutti. Questo è quello che stiamo facendo e io sono fiera perché, obiettivamente, un approccio del genere non era mai esistito nell'Unione europea.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: No, non esce ammaccato perché il Patto non è in discussione. Non era in discussione al Consiglio, il Patto è stato già discusso, quindi non è un tema che si riapre, era un tema sul quale la posizione di Polonia e Ungheria era quella di esprimere il proprio dissenso, perché era già stato portato a casa, quindi il Patto non viene ridiscusso, per noi, ripeto, migliora le regole, ma non credo che abbiamo risolto il problema dell'immigrazione con il Patto di migrazione e asilo. Credo che per noi migliori le regole, ma rimango della posizione che la questione va affrontata da un altro punto di vista, è quello su cui lavoro e quello su cui trovo il consenso di tutti. E quindi è win-win. Bisogna solamente essere molto concreti ed è quello che cerchiamo di fare.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: No, non è stato e non era oggetto di questo Consiglio, quello è un lavoro che, come sa, stiamo facendo quotidianamente. Vedremo nelle prossime ore, insomma. Io penso che di queste cose non se debba mai parlare più di tanto prima. Prima si cercano delle soluzioni e poi si comunicano le soluzioni, ma continuiamo a lavorarci.

Domanda: Le è stato chiesto dai suoi colleghi di ratificare il MES?
Presidente Meloni: No, non mi è stato chiesto.

Domanda: E quanto si sta aggravando la situazione invece sul PNRR, ancora non c'è il sì della Commissione alla terza rata, la quarta sta sforando gli obiettivi e tra gli obiettivi c'è anche la questione delle asili nido, lei prima parlava di natalità e quindi l'Italia invece sta mancando una scadenza della Commissione.
Presidente Meloni: La ringrazio per l’ottimismo, il suo punto di vista non è il mio.
Beh, sì, fate le domande un po' pessimistiche rispetto al mio punto di vista. Non si sta aggravando la situazione sulla terza rata, continuiamo a lavorare, così come avete visto anche dalla comunicazione che ha fatto questa mattina la Commissione. E quindi diciamo che gli spoiler che cercano di minare un lavoro molto paziente che stiamo facendo non stanno centrando il loro obiettivo, ecco, nelle ricostruzioni un po' bizzarre che leggo sulla stampa di tanto in tanto su questa materia. Stiamo lavorando, devo dire, bene sulla terza rata, sulla quarta rata, che è un lavoro chiaramente lungo. Però è all'inizio, insomma, è in corso e quindi non entro nel merito dei singoli dettagli perché rischio di fare molta confusione, ma guardi, io sono molto più ottimista di lei. Per quello che riguarda il MES, il tema non mi viene posto, per cui evidentemente è possibile che non ci sia la stessa attenzione che diamo noi nel dibattito italiano da parte dei colleghi.

Domanda: Presidente, questa mattina lei ha partecipato a una colazione di lavoro con Scholz, Macron e una decina di leader sul tema dell’allargamento.
Presidente Meloni: Il tema dell’allargamento. Guardi, io ho detto in questa riunione che secondo me la parola non è “allargamento”, la parola è “riunificazione”. Lei sa bene che io ho sempre detto che non considero l'Unione europea un club, non considero che siamo noi a decidere chi può far parte dell'Europa e chi non ne fa parte. È la storia che decide chi fa parte dell'Unione europea e chi non ne fa parte. Ci sono oggi Nazioni europee che chiedono di essere parte dell'Unione europea e noi dobbiamo costruire presupposti per cui questo possa avvenire. Poi che questo richieda degli aggiustamenti nel nostro funzionamento di budget, di scelte e anche probabilmente di organizzazione, cioè di regole di funzionamento, sicuramente è il tema che stiamo discutendo, però credo che sarà molto più difficile risolvere il problema man mano che altre Nazioni si avvicinano e diventeremo sempre di più. Se noi pensiamo di poterci occupare delle questioni più “microbe” della vita quotidiana dei cittadini.

Io credo che nel momento in cui l'Europa si riunifica, il tema non sia cambiare le regole, ma sia piuttosto cambiare le priorità. L'Europa deve lavorare per affermare l'unico principio che sta nei Trattati, che non è mai stato realmente affermato, che è il principio della sussidiarietà. Che vuol dire? Vuol dire che si lavora per cerchi concentrici, non faccia Bruxelles quello di cui si può meglio occupare Roma, non faccia Roma da sola quello per cui serve Bruxelles. Allora sono le priorità che dobbiamo definire. L'Unione europea, ve l'ho detto tante volte, nasceva a Comunità economica del carbone e dell'acciaio, cioè nasceva per mettere in correlazione la strategia sulle materie prime e sull'approvvigionamento energetico. Oggi quello su cui ci troviamo più esposti sono materie prime e approvvigionamento energetico, però sappiamo come cucinare gli insetti. Direi che bisogna tornare alle priorità che sono di un grande attore politico globale. E quelle priorità sono la politica estera, la difesa dei confini, il tema della difesa, il mercato unico, ma non le micro questioni delle quali spesso ci siamo occupati, perché sarà sempre più difficile farlo se si aggiungono anche altri. Questa è la visione che io ho portato nella riunione questa mattina ma è un dibattito che sarà lunghissimo poi ovviamente, soprattutto quando si entra nei dettagli.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: Guardi, io sono sempre molto favorevole quando partecipano i cittadini, sono sempre molto favorevole alla democrazia, ma ripeto questo è un dibattito appena iniziato, è molto lungo, quindi eviterei di fare una questione diciamo così, di slogan, andrei a vedere durante il dibattito quali sono le reali posizioni che si possono costruire anche con delle maggioranze.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: Guardi, ripeto, dicevo prima al collega, io come lei sa, mi ci sto dedicando molto, ci sto lavorando e continuerò a farlo. Su queste cose bisogna essere sempre prudenti. Prima si portano a casa e poi si commentano, perché altrimenti noi nel tentativo disperato - ma non è una polemica, lo dico anche per me - di fare delle dichiarazioni o di dare dei titoli, poi in realtà arriviamo meno facilmente a dama.
Quindi, sono ben disposta e vedo solo persone ben disposte da entrambi i lati. Lavoriamo e vediamo che cosa accade nei prossimi giorni.

Domanda: What does the move of Hungary and Poland mean now for the asylum reforms, especially Austria and Italy were hoping for more progress?
Presidente Meloni: The progress will be there and the only progress that we can do together is to take care of the external dimension. We will never solve this problem if we think that each one of us can move the problem to another, and we understand it and we all agree on it, also Hungary and Poland. That is what Italy brought to this Council, trying to understand and to find a way that can help us all to solve this problem. So, Hungary and Poland didn’t agree with the migration pact, which is about the internal dimension, and we will never find consensus on the internal dimension, for every one of us has different necessities. The only one thing on which we can find consensus is to work together on the external dimension and I think that we are doing big steps ahead on that, with resources, with what we are doing with Tunisia for example. In the Conclusions, we write that Tunisia is a sample, also for other partnerships that we can build with other nations and that is exactly my point of view, and the Austrian one, and the Hungarian one, and the Polish one, and the German one, and the French one. We are working all together to defend our borders and to solve the problem with Africa with a strategic partnership.

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Domanda: Cosa significa ora la mossa dell'Ungheria e della Polonia per le riforme sull'asilo, l'Austria e l'Italia in particolare speravano in maggiori progressi?
Presidente Meloni: Il progresso ci sarà e l'unico progresso che possiamo fare insieme è occuparci della dimensione esterna. Non risolveremo mai questo problema se pensiamo che ognuno di noi possa spostare il problema su un altro, e lo capiamo e siamo tutti d'accordo su questo, anche l'Ungheria e la Polonia. Questo è ciò che l'Italia ha portato a questo Consiglio, cercando di capire e di trovare un modo che possa aiutare noi tutti a risolvere questo problema. Quindi, l'Ungheria e la Polonia non erano d'accordo con il patto sulla migrazione, che riguarda la dimensione interna, e non troveremo mai un consenso sulla dimensione interna, perché ognuno di noi ha necessità diverse. L'unica cosa su cui possiamo trovare un consenso è lavorare insieme sulla dimensione esterna e credo che su questo stiamo facendo grandi passi avanti, con le risorse, con quello che stiamo facendo con la Tunisia, per esempio. Nelle Conclusioni, scriviamo che la Tunisia è un esempio, anche per altri partenariati che possiamo costruire con altre nazioni e questo è esattamente il mio punto di vista, e quello austriaco, e quello ungherese, e quello polacco, e quello tedesco, e quello francese. Stiamo lavorando tutti insieme per difendere i nostri confini e per risolvere il problema con l'Africa con un partenariato strategico.

[Traduzione di cortesia]