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Salario minimo, lettera del Presidente Meloni al Corriere della Sera

12 Agosto 2023

Caro Direttore, il governo fin dal suo insediamento ha dimostrato che la priorità della sua azione è la difesa dei salari e del reddito degli italiani. Abbiamo dedicato gran parte delle risorse disponibili al taglio del cuneo fiscale e a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie. Sarà questa la linea che seguiremo nella prossima legge di Bilancio alla quale stiamo già lavorando. Ogni proposta che va in questa direzione, quella del reddito e del lavoro, del merito e dell’equità, trova il nostro ascolto, non abbiamo pregiudizi ideologici, siamo pragmatici.

Con questa bussola ci siamo confrontati ieri a Palazzo Chigi con i rappresentanti dei partiti dell’opposizione sulla loro proposta di salario minimo. Credo sia un segno di grande rispetto e lo dico ben conoscendo le liturgie dei governi precedenti: personalmente nei molti anni che ho passato all’opposizione non sono mai stata chiamata da un presidente del Consiglio per parlare di una proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia.

Non è solo una questione di stile, ma di sostanza politica, è il mio modo di essere. Sono soddisfatta del confronto, è stato rispettoso e costruttivo. Primo perché c’è una base comune dalla quale partire: tutti condividiamo la finalità di tutelare i lavoratori e chiudere una lunghissima era di salari bassi che oggi sono ‘sforbiciati’ dall’inflazione. Sulla strada da seguire per centrare l’obiettivo ci sono delle divergenze. Da parte mia ho ribadito che la strada maestra per alzare i redditi è quella di una Nazione che torna a crescere. Da troppi anni l’Italia non cresce in maniera continua e robusta, questo purtroppo si traduce anche in salari che continuano a restare bassi mentre il costo della vita sale. Dobbiamo spezzare questo vicolo cieco della non-crescita. Noi abbiamo iniziato, i dati sono positivi: disoccupazione al minimo, record di occupati e record storico di contratti stabili a tempo indeterminato.

Ben vengano ulteriori iniziative che rafforzino questa tendenza, possiamo e dobbiamo (tutti) fare di più. La svolta è il salario minimo? Molte forze sindacali e tanti esperti di lavoro nutrono delle perplessità. Il timore è che il salario minimo possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo per i lavoratori, andando così, per paradosso a peggiorare la condizione di molti lavoratori. Sono dubbi che condivido, ma ripeto: non ho preclusioni ideologiche, la mia è solo la doverosa preoccupazione di non intervenire su una materia così delicata senza la certezza di aver vagliato tutti i pro e contro. Ho proposto alle opposizioni di avviare un serio confronto nella sede preposta a farlo per costituzione e cioè il CNEL. Un confronto celere, da concludersi in 60 giorni con una proposta concreta sul tema del ‘lavoro povero’, non solo sul salario minimo. Con questo metodo e una tabella di marcia certa, possiamo arrivare prima della legge di bilancio a una proposta di legge condivisa con le parti sociali, un testo efficace, basato su dati reali, che possa veramente rispondere a chi cerca un lavoro e a chi ce l’ha ma non è sufficiente per una vita dignitosa.

Ho chiesto alle opposizioni di dare il loro prezioso contributo, ho avuto già la piena disponibilità del CNEL a lavorare a questa proposta. Voglio ribadire quanto ho detto ieri ai colleghi durante il confronto nella Sala Verde di Palazzo Chigi: non chiedo il ritiro della loro proposta sul salario minimo, la loro battaglia politica non si interrompe, ma possono arricchirla partecipando a un lavoro comune, senza steccati ideologici. Per me il lavoro non è un -ismo, è fatica, talento, capacità, reddito e benessere. Il lavoro, il buon lavoro pagato in modo dignitoso, è la nostra priorità.