Consiglio europeo del 29 e 30 giugno, l'intervento di replica alla Camera dei Deputati

Mercoledì, 28 Giugno 2023

Presidente, 
ringrazio lei e ringrazio i colleghi che sono intervenuti. Io cercherò di essere sufficientemente breve, perché come sapete sono attesa, insieme ai Ministri competenti, al Quirinale per il tradizionale pranzo che si svolge prima del Consiglio europeo e vorrei riuscire ad ascoltare le dichiarazioni di voto come credo sia doveroso fare. Quindi mi concentrerò soprattutto sulle cose che meritano una risposta, sulle cose sulle quali non sono d'accordo: mi perdoneranno particolarmente alcuni colleghi della maggioranza, se interventi che ho condiviso non verranno citati.
Voglio dire al collega Cesa, che è intervenuto per primo, che sono d'accordo su quanto suggeriva Helmut Kohl, di non governare guardando ai sondaggi. È esattamente quello che cerchiamo di fare ma è, dobbiamo ricordarlo, un privilegio che hanno solamente governi che si possono permettere un orizzonte lungo, che sanno che possono essere giudicati alla fine del loro lavoro di 5 anni. Ed è esattamente quello che noi stiamo facendo, cercando soluzioni che hanno bisogno di tempo, ma che diventano strutturali. C'è però, collega Cesa, un sondaggio che occorre guardare settimanalmente, e anche questo stiamo facendo: i dati che ci interessano, i dati che mi interessano sono quelli relativi all'economia. E i dati dicono che la nazione che negli ultimi anni è stata fanalino di coda per crescita in Europa, oggi è stimata per essere la nazione che crescerà di più, che noi abbiamo raggiunto record del tasso di occupazione, del numero di occupati, del numero di contratti stabili; che un metro, che non è stato in passato utilizzato da me ma da altri, quello dello spread, vede oggi una situazione di tranquillità sui mercati finanziari maggiore di quella che si aveva lo scorso anno. Questi sono i dati che dobbiamo continuare a monitorare per capire se il nostro governo sta facendo bene il suo lavoro.
Il collega Rosato diceva in buona sostanza, riferendosi alla sottoscritta, “coglie l'importanza delle sfide comuni in Europa”. Non so se ci fosse una sottintesa polemica a dire “ha cambiato idea”, perché nel caso dovrei spiegarle che non è così. Esattamente: colgo l'importanza delle sfide comuni, purché siano sfide strategiche. È quello che sta accadendo oggi, collega Rosato. Lo dicevo nel discorso: quando l'Unione europea che nasceva come Comunità economica del carbone dell'acciaio - cioè nasceva per mettere in relazione, l’ho detto altre volte, proprio una strategia comune in termini di approvvigionamento energetico, di approvvigionamento di materie prime - si accorge dopo anni e anni che è esposta, che non ha controllato le catene di approvvigionamento fondamentali, che è troppo dipendente e corre ai ripari,  vuol dire che forse qualcosa non ha perfettamente funzionato in passato. E che cosa non ha funzionato in passato? Tante volte lo abbiamo denunciato. Non ha funzionato che noi, mentre avevamo normato e normavamo ogni singolo microbo aspetto della vita dei cittadini, non ci accorgevamo di quali fossero le scelte strategiche fondamentali che andavano portate avanti. E allora quello che in questi anni noi abbiamo rivendicato, e per questo siamo stati definiti spesso dei nemici dell'Unione europea, era un principio che è scritto nei Trattati e che non è stato applicato sempre, ovvero il principio di sussidiarietà.
Non si occupi, Bruxelles, di quello di cui si può meglio occupare Roma; e non faccia Roma, da sola, quello per cui serve Bruxelles.
Ma non è esattamente quello che è stato fatto ed è la ragione per la quale oggi - e sono contenta di questo cambio di passo, sono fiera di tentare di dare una mano in questo senso - è cambiato l'approccio. E allora noi dobbiamo essere consapevoli del fatto che quando qualcuno cercava di accendere i riflettori su alcune necessità, su alcune mancanze, non lo faceva perché era nemico, lo faceva perché gli amici veri sono quelli che ti dicono le cose come stanno, non sono quelli che ti dicono sempre di sì.
Sull’immigrazione l’onorevole Rosato richiama alla sobrietà. Io ho usato nel mio intervento di oggi toni estremamente sobri, a meno che lei non si riferisca agli scafisti perché con quelli non ritengo che servano toni sobri.
Mentre sul Mes - così approfitto partendo dal primo che ne ha parlato, che è l'onorevole Rosato, ma poi è stato citato da altri - io nel merito non ho cambiato idea. Ma quello che vi ho chiesto stamattina, e quello che vi ho posto stamattina, non è un tema di merito, è un tema di metodo che, indipendentemente dall'idea che ciascuno di noi ha sulla utilità o meno del Mes, sulla capacità salvifica dello strumento, è capire se questo sia il momento, ma non per me, per questo Parlamento che è chiamato - perché questo è il suo ruolo - a difendere l'interesse nazionale italiano, per discutere questa materia. Questa è la questione che vi pongo, indipendentemente da quello che si può pensare: ha senso che noi procediamo a una ratifica senza conoscere quale sia il contesto, senza conoscere come lo strumento del quale stiamo dibattendo si inserisce nella logica più generale, senza sapere qual è la riforma della governance del patto di stabilità, senza sapere che cosa è accaduto sull'unione bancaria, senza sapere che cosa è accaduto sulla garanzia dei depositi, su mille questioni che sono aperte e che secondo me è corretto me è corretto porre sul tavolo nella loro completezza?
Questo è, non è tattica. Guardi io sono una persona che è sempre stata abituata a assumersi le sue responsabilità e questo farò anche in questo senso e anche in questo caso, ma voglio cercare come sempre di difendere al meglio possibile l'interesse nazionale italiano. E io dico a tutto il Parlamento che discutere adesso questo provvedimento non è nell'interesse nazionale italiano. Questa è la questione che ho posto, dopodiché ognuno farà le proprie scelte e ognuno se ne assumerà la responsabilità. 
Allora il collega Provenzano fa un riferimento che mi ha molto colpito, che riguarda il tema della modifica del patto di stabilità, delle trattative che noi abbiamo aperto con la Commissione europea, perché – dice -  “ma lei veramente pensa di poter portare a casa una riforma vantaggiosa, per esempio in tema di nuova governance, con gli alleati con i quali si accompagna in Europa?”. Scusi collega Provenzano, lei mi sta dicendo che la Commissione europea decide come trattarti in base a valutazioni di carattere politico? Che le valutazioni che la Commissione europea fa non sono nell'interesse degli Stati nazionali ma nell'interesse dei partiti politici? Perché quella che lei fa, in questo caso, è un’accusa molto grave nei confronti della Commissione, che io non mi sento di condividere. Non mi sento di condividerla esattamente come non mi sento di condividere l'approccio che ho sentito da molti, sempre in riferimento alla Commissione europea, sul tema della Tunisia.
Onorevole Boldrini, per carità di Patria, non entriamo sul tema delle autocrazie perché le lezioni da quelli che andavano a braccetto con la Cuba comunista di Fidel Castro e con tutte le altre dittature comuniste del mondo di oggi non le accetto. Grazie. 
Ma quello che voglio dire è: quando si accusa il Governo italiano, in Tunisia, di trattare con il dittatore, vi siete resi conto che in Tunisia sono stata con la Presidente della Commissione europea e con il Primo Ministro olandese? Quindi mi state dicendo che sono così brava, che ho convinto la Commissione europea a trattare con un dittatore? No. E non state dicendo che l'Unione europea tratta con dei dittatori per assecondare con piacere la Meloni. Quindi, consiglio cautela sulle parole che vengono utilizzate rispetto a queste materie. Quello che stiamo cercando di fare con la Tunisia è impedire che una nazione, che è oltretutto nostra dirimpettaia, vada in default. Questo cerchiamo di fare e cerchiamo di farlo per i cittadini della Tunisia. E a voi non interessa, perché voi fate tutta una questione politica, ma quello che noi stiamo facendo è avere un approccio diverso con i Paesi africani, un approccio che non sta lì a spiegarti come funziona il mondo e poi magari ti frega le risorse, un approccio di cooperazione serio, un approccio da pari a pari, di sviluppo. Questo è quello che vogliamo fare.
E guardate, sul Piano Mattei - che verrà formalmente presentato nella sua versione definitiva in autunno, quando noi avremo diversi appuntamenti, tra cui la Conferenza Italia-Africa, con il coinvolgimento anche in atto dei Paesi che sono coinvolti - mi dispiace che si dica “no, non esiste niente” perché, per carità, offrirei volentieri qualche elemento in più, ma ho spiegato diverse volte che l'idea che noi abbiamo in mente è quella di concentrare le nostre risorse in materia di cooperazione, ma anche coinvolgere l'Unione europea su questo progetto, di aiutare lo sviluppo dei Paesi africani particolarmente consentendo loro di sviluppare quello che hanno, di vivere con ciò che hanno. E in alcuni casi, in tema di materie prime, in tema di energie, questi interessi possono essere convergenti con i nostri. Lo dicevo in apertura. Chiaramente tutto quello che si fa deve servire in primo luogo ai Paesi africani ma, in secondo luogo, per esempio – e l'ho detto tante volte -, è una scelta strategica fondamentale lavorare insieme sulla produzione energetica, particolarmente su quella verde perché sì, l'Africa ha le condizioni ideali per ricevere degli investimenti, per sviluppare la produzione di energia, particolarmente di energia pulita. E quello che noi stiamo facendo a 360 gradi è poi lavorare alle infrastrutture di collegamento, perché la parte che non serve all'Africa possa servire all'Europa. 
E allora, per esempio - “non c'è niente!” - abbiamo sbloccato il finanziamento del cavo che elettricamente deve collegare la Tunisia all'Italia, il famoso Elmed, lavoriamo sul SoutH2 Corridor che serve invece al collegamento tra l’Italia e su fino alla Germania, alle nazioni che hanno un maggiore problema di approvvigionamento energetico. Lavoriamo alle infrastrutture interne, questo si era già cominciato a fare - penso al “bottle-neck”, al problema che abbiamo nella trasmissione dell'energia in Italia e alle infrastrutture sulle quali dobbiamo lavorare. Questo è il lavoro che stiamo facendo e credo che sia un lavoro sul quale penso che, almeno su questo, dovremmo essere d'accordo. Penso che il fatto stesso che l'Italia oggi abbia una cosa che non ha avuto spesso in passato, cioè una strategia - sceglie dove stare nel mondo, sceglie su quali priorità lavorare e lavora giorno dopo giorno su quella priorità -, sia una cosa che può aiutare la nostra centralità e il nostro sviluppo. 
Sempre riferito al collega Provenzano, c'è un'altra cosa che devo aggiungere oltre alla Tunisia, che è il tema della Libia. Anche di questo adesso veniamo accusati e mi pare d'obbligo ricordare che il Memorandum Italia-Libia fu stipulato dal Presidente Gentiloni, che il dossier fu seguito dal Ministro Minniti e oggi ci si dice che è abbastanza discutibile dialogare con queste persone. Quindi, in buona sostanza, il messaggio sarebbe che alcuni lo possono fare e altri no. Non mi sembra una grande strategia. Sì, sono cambiate le cose. In effetti sono cambiate le cose che oggi al Governo non c'è più il PD e quindi le cose non si possono fare.
Dicevo al collega Vigna che condivido ogni parola di quello che ha detto, particolarmente in tema di politiche green. A differenza di quello che ho sentito dire anche stamattina, non vogliamo affatto affossare la transizione. Il punto è che però non vogliamo affossare neanche l'Italia, cioè cerchiamo di trovare un equilibrio serio, intelligente, tra la sostenibilità ambientale e la sostenibilità economica e sociale. E guardate, mi pare che la serietà del nostro approccio - forse serviva qualcuno che ponesse questi temi con chiarezza o magari con maggiore forza - stia piano piano prendendo piede. Immagino che i colleghi abbiano visto gli ultimi voti nelle Commissioni competenti e il Parlamento europeo su queste materie. Insomma, mi pare che piano piano ci si renda conto che su queste materie l'approccio non può essere ideologico perché, come tante volte abbiamo detto, si rischia di fare molti danni. Al contrario, deve essere un approccio pragmatico. E l’approccio pragmatico è esattamente quello che lei citava: la neutralità tecnologica. E torniamo anche qui al principio della sussidiarietà. È giusto che la Commissione europea dia degli obiettivi. Noi rispettiamo quegli obiettivi, li condividiamo. Ma come raggiungiamo quegli obiettivi deve essere lasciato anche alle specificità, alla tecnologia, agli investimenti, alla storia, alla competenza degli Stati nazionali. E su questo mi pare che non siamo soli in Europa perché in tanti oggi con noi - tant'è che poi il principio è entrato nelle norme - difendono il principio della neutralità tecnologica. 
Collega Della Vedova, mi accusa di attaccare l'indipendenza della Banca Centrale Europea per aver detto che c’è il rischio che l'aumento dei tassi nel nostro contesto economico - che non è lo stesso di altri continenti - non sia esattamente, non dico risolutivo nella lotta all'inflazione ma che possa in qualche maniera creare ulteriori squilibri. Non so perché lei intenda questa cosa un attacco alla indipendenza della Banca Centrale Europea. Io difendo l'indipendenza della Banca Centrale Europea e difendo il mio diritto a valutare le decisioni che vengono prese perché questo è il ruolo della politica, collega Della Vedova. Il ruolo della politica non è dire “sì” acriticamente, siamo d'accordo su tutto, il ruolo della politica è cercare di offrire il proprio punto di vista. Io ritengo che sia nella mia responsabilità venire in Aula e spiegare al Parlamento italiano qual è la posizione che l'Italia ha tenuto su questa materia nelle sedi competenti. È quello che ho fatto e quindi il tema di attaccare l'indipendenza della Banca Centrale Europea è, dal mio punto di vista, abbastanza “curioso”.
Collega Fratoianni. In riferimento all'immigrazione dice “da cosa dobbiamo difenderci? Dai bambini che muoiono?”. No, collega Fratoianni, dobbiamo difenderci dai trafficanti che li uccidono. Che hanno fatto miliardi di euro sulla pelle di quei bambini e di quelle persone sfortunate mentre i vostri occhi erano rivolti altrove. Da questo vogliamo difenderci.
Collega Scerra, ho alcune cose da dire: il tema dei ricollocamenti, il Patto di migrazione-asilo. È evidente che i ricollocamenti - questo lo dico anche alla Presidente Boldrini - non sono mai stati la nostra priorità per quello che riguarda il nostro governo. Continuo a spiegare che il tema per me non è come li distribuiamo all'interno dell'Unione europea, il tema per me continua a essere come cerchiamo tutti insieme di lavorare per fermare le partenze. Perché il tema dei movimenti secondari, se non si affronta a monte quello dei primari, non si risolverà mai. Quindi, questa non è la priorità dell'impegno italiano. Abbiamo fatto del nostro meglio per migliorare regole che erano ormai addirittura deleterie per noi e mi pare che sia passato questo messaggio. E quindi il tema non è “ti pagano o non ti pagano”, il tema è che noi mettiamo le risorse per la dimensione esterna, quindi per affrontare il problema prima che arrivi da noi. Perché io non ho mai pensato, come hanno pensato altri, che la questione si dovesse semplicemente tentare di scaricare su un'altra nazione. Non la risolvi così, la risolvi se cerchi un punto di contatto che affronti la questione per tutti. Ed è quello che noi stiamo facendo chiedendo aiuto sulla dimensione esterna ed è - se mi consentite - una politica un po' più seria che dire “noi facciamo entrare tutti ma poi ve li dovete prendere voi”, quando magari altri difendono i confini esterni dell'Unione europea. L’ho sempre sostenuto ed è quello che sto facendo.
PNNR. Intanto alcuni elementi di chiarezza. È vero, in Europa si è scelto di aprire all'utilizzo delle risorse del PNRR anche per l'acquisto di armi. Mi pare che il governo italiano abbia, nello spazio di cinque minuti rispetto alla decisione, chiaramente garantito, dichiarato - e lo ribadisco anche io qui in aula - che non intende in alcun modo utilizzare le risorse del PNRR per questo scopo. Noi vogliamo utilizzare le risorse del PNNR per le scelte strategiche che stiamo sostenendo; vogliamo spendere le risorse del PNRR in modo veloce, in modo efficace. Voglio dire anche al collega Scerra che non ho alcun problema a discutere le modifiche eventuali che presenteremo e il REPowerEU entro il 31 agosto con questo Parlamento. Sono contenta che oggi vi rendiate conto di quanto sia importante il ruolo del Parlamento perché ricordo che quando è stata approvato il PNRR il Parlamento non l'ha neanche potuto leggere, ma al tempo si riteneva che andasse bene così. Invece io sono convinta che il PNRR debba avere anche un confronto con il Parlamento e volentieri rispondo a questa sollecitazione. Dopodiché il collega Scerra fa una valutazione che mi ha molto incuriosito, cioè dice che in pratica noi cerchiamo di non spendere i soldi del PNRR per affossare l'integrazione europea. Una strategia intelligente, è quella che utilizzerebbe lei? Lei capisce che questa cosa non è molto sensata. Non è molto sensato che noi diciamo che abbiamo delle risorse ma non le vogliamo spendere sperando che questo affossi l'Europa. Affosserebbe ovviamente molto più noi che l'Europa, quindi le comunico che io non arrivo a questi livelli neanche di immaginazione.
Dopodiché, sulla politica dell'austerità ho detto che cosa pensavo in apertura: il tempo della politica dell'austerità è finito, per quello che ci riguarda, è un tempo che va superato. Quindi, collega Scerra, no all'austerità ma anche no a buttare soldi per comprare consenso, come è stato fatto qualche volta in questi anni.
Sulla pace in Ucraina ho sentito molti interventi, ma guardate su questo, fermo restando che sono d'accordo sul fatto che l'Europa debba avere una propria iniziativa, è oggetto dei dibattiti che noi stiamo facendo in queste ore, è oggetto della nostra attenzione, così come ovviamente l'Italia e il governo italiano hanno fatto tutto quello che era possibile per favorire, aiutare e per sostenere la missione che il Cardinale Zuppi ha portato avanti su indicazione di Papa Francesco. Dopodiché, però, siamo sempre al tema, questo dibattito noi l’abbiamo fatto tante volte. Io credo e continuo a essere convinta del fatto che il modo più serio, al di là della propaganda, per favorire una pace e una apertura negoziale tra le parti, sia mantenere equilibrio tra le stesse; lo strumento più efficace per costringere a negoziare è che ci sia equilibrio tra le forze in campo. Tante volte l'ho detto e tante volte lo ripeto perché, signori, se noi non avessimo aiutato gli ucraini come abbiamo fatto finora non ci sarebbe stato bisogno di nessun tavolo di pace perché ci sarebbe stata un'invasione. 
Questo è il tema. Questo è il tema sul quale non si scende nel merito. Io ho già chiesto a voi in altre occasioni quali sono le condizioni che secondo voi andrebbero accettate: il riconoscimento dei referendum che sono stati fatti su pezzi di territorio ucraino, ecc. Nessuno mi fa mai una proposta concreta, perché se mi fate una proposta concreta vi dico che cosa ne penso, atteso che continuo a ritenere che la cosa più seria per la pace la stiamo facendo adesso. Però, vedete, alla fine la verità non la si vuole dire. Qualche sera fa mi imbatto in una trasmissione televisiva nella quale De Masi, filosofo di riferimento del MoVimento 5 Stelle, a un certo punto, in buona sostanza, in riferimento alla posizione del MoVimento 5 Stelle sul tema dell'Ucraina, dice che è meglio vivere sotto una dittatura che morire. E cade la maschera e si fa strage, in una parola, di secoli di storia in cui libertà, democrazia e tutti i valori della nostra civiltà sono stati costruiti con il sacrificio di chi era pronto a sacrificarsi per costruirli, e si fa strage della scelta che hanno fatto Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e quelli che hanno combattuto la mafia. Io non credo che sia meglio vivere sotto una dittatura che morire. Io penso che noi dobbiamo lavorare perché le persone possano vivere libere. Questa è la differenza tra quello che stiamo facendo noi è quello che proponete voi.
Grazie