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Conferenza stampa del Presidente Meloni a Washington

Giovedì, 27 Luglio 2023

INTRODUZIONE DEL PRESIDENTE MELONI

Grazie a tutti, grazie di essere qui. All'esito di questa giornata mi sembra più che giusto fare un bilancio delle nostre interlocuzioni. 

Abbiamo avuto adesso un lungo incontro con Presidente degli Stati Uniti Joe Biden alla Casa Bianca, un appuntamento nel quale abbiamo ribadito la nostra solida alleanza, il partenariato strategico, la profonda amicizia che uniscono Stati Uniti e Italia. Abbiamo anche ricordato, io particolarmente ho ricordato, come ho fatto stamattina con i Rappresentanti del Congresso, il ruolo degli italiani, degli italo-americani, nello sviluppo di questa grande democrazia, che viene riconosciuta da tutti. 
Il nostro Paese è molto amato, guardato con grande affetto, grande attenzione e grande rispetto dagli Stati Uniti e quindi i nostri legami bilaterali sono anche radicati nella storia e nella cultura, nell'identità di questa Nazione, nella nostra cooperazione economica che, come ricordavamo con il Presidente Biden, è estremamente solida. 

Abbiamo condiviso lo stato eccellente delle relazioni tra le nostre Nazioni, i contatti molto assidui, il coordinamento estremamente proficuo, particolarmente in un momento come quello nel quale stiamo attraversando. 
Dicevamo questa mattina, e ribadisco, che è nei momenti di difficoltà che si riconoscono gli amici, che si riconoscono gli alleati. Quando è iniziata la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina in molti scommettevano, e probabilmente chi muoveva l'aggressione scommetteva sul fatto che l'Occidente non sarebbe stato poi così capace a rimanere unito. 

Credo che sia stato invece un grande segnale l'unità che è stata dimostrata dall'alleanza atlantica, la nostra determinazione nel difendere il diritto internazionale che è un modo soprattutto per difendere i più deboli, per difendere i più deboli dal rischio di avere domani un mondo nel quale chi è militarmente più forte può liberamente invadere il suo vicino. E da questo punto di vista voglio dire che la postura dell'Italia nel conflitto ucraino è estremamente rispettata, considerata dagli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono consapevoli anche dei sacrifici e degli sforzi che gli italiani stanno facendo e condividono con noi la necessità che tutto venga condiviso, che vengano condivise le responsabilità, che vengano condivise le conseguenze. Ho trovato da questo punto di vista grande attenzione per la nostra posizione, grande attenzione per le nostre necessità.

Abbiamo parlato quindi di come continuare a garantire il nostro sostegno all'Ucraina e nel conflitto, abbiamo parlato e ribadito gli ottimi risultati ottenuti dal vertice NATO di Vilnius, anche qui la capacità che abbiamo avuto di ribadire la coesione e l'unità e l'approccio a 360 gradi del patto atlantico. 

Abbiamo anche discusso della prossima Presidenza italiana del G7. C'è grande attenzione, grande aspettativa, grande sostegno sulla nostra Presidenza del G7 il prossimo anno, anche sulle materie che noi abbiamo già anticipato di voler mettere al centro della nostra Presidenza del G7, ovviamente quello che riguarda il sostegno all'Ucraina. Ci torno: mi piacerebbe particolarmente concentrare la Presidenza italiana del G7 sul tema della ricostruzione dell'Ucraina. Come ho detto in passato, noi lo abbiamo dimostrato anche organizzando già una Conferenza sulla ricostruzione che è stato un momento molto importante, che ha visto la partecipazione di oltre 600 tra le principali aziende italiane, 150 tra le principali aziende ucraine. Ma parlare di ricostruzione dell'Ucraina vuol dire scommettere sulla vittoria dell'Ucraina, su un futuro per questa Nazione di libertà, di benessere, su un futuro europeo.Anche il tema dell'Ucraina sarà al centro della nostra presidenza, così come lo sarà l'altra grande questione sulla quale l'Italia sta concentrando la sua attenzione e concentrando anche il suo confronto con i propri alleati, che riguarda il rapporto con i Paesi del Sud globale, particolarmente il rapporto con l'Africa, che è una parte fondamentale di questa scacchiera sulla quale in passato, a nostro avviso, Europa e Occidente nel complesso non hanno dedicato l'attenzione necessaria.
Io ho fatto stato del lavoro che noi stiamo facendo, che come voi sapete è un lavoro molto ampio, della conferenza su sviluppo e immigrazione che abbiamo organizzato domenica scorsa, dell'accordo con la Tunisia sul quale abbiamo insieme all'Unione europea di recente raggiunto un passo molto importante, della mia interlocuzione con molti leader africani. E ho trovato grande attenzione, grande interesse e condivisione sulla necessità di guardare con maggiore attenzione e con un approccio diverso allo sviluppo del continente africano. 

Ho trovato anche condivisione e voglia di collaborare sulla nostra idea di un Piano Mattei per l'Africa che si sposa con altre iniziative avviate proprio dal Presidente Biden - penso al Piano degli investimenti, il cosiddetto PIIG (PGII). Capire che un modo diverso di cooperare con questi Paesi parte inevitabilmente dalla capacità di investire, di avere un rapporto da pari, di dimostrare la propria disponibilità, la propria buona fede con Paesi che hanno delle enormi opportunità inesplorate. Io ricordo sempre che l'Africa non è un continente povero, è un continente ricco di materie prime, di materie prime strategiche, di metalli a terre rare e che per noi non tenere in adeguata considerazione quello che accade in questo continente rischia di essere, in quella specie di gioco di scacchi che è la geopolitica, un errore fatale perché bisogna sempre saper vedere tutta la scacchiera e bisogna saper muovere guardando a tutta la scacchiera. L'Africa è da questo punto di vista una porzione della scacchiera estremamente importante e voglio dire che sono fiera di come questo dibattito che il governo italiano ha aperto da qualche mese a livello nazionale e a livello internazionale, stia piano piano sempre più facendo breccia anche tra i nostri alleati. La nostra posizione viene guardata con molto rispetto, con molto interesse e con condivisione sostanziale.

Abbiamo fatto stato anche dell’incontro che c'è stato a Roma del Vertice ONU sui sistemi alimentari.

Il tema della sicurezza alimentare è un altro tema di particolare rilevanza per i nostri interessi. 
Abbiamo parlato di Cina, di come sia necessario garantire la nostra sicurezza economica, promuovere un multilateralismo sostenibile e, nello stesso tempo, favorire un dialogo costruttivo con Pechino per incentivarla ad agire in modo responsabile. Io ho richiamato le conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno, che parlavano con un lungo capitolo di questa materia, nell'ottica di uno stretto coordinamento tra Unione europea e Stati Uniti per contrastare i fattori destabilizzanti per il sistema internazionale, per sviluppare un'azione euro-atlantica efficace, ad esempio sul tema delle materie prime critiche - materia che noi abbiamo ampiamente discusso nell'ultimo G7 e che sarà anche presente al prossimo G7 -, il tema delle catene di approvvigionamento. 
Anche su questo non riapro un ragionamento che ho fatto tante volte, ma è evidente che qualcosa non ha funzionato nella globalizzazione fatta di libero commercio senza regole, nella quale noi credevamo che il libero commercio senza regole avrebbe, come una sorta di mano invisibile, risolto tutti i nostri problemi, che avrebbe distribuito la ricchezza, che avrebbe democratizzato i processi. Le cose non sono andate così. La ricchezza si è verticalizzata, le Nazioni meno democratiche non si sono democratizzate ma hanno guadagnato campo nel mondo e noi, che invece non controllavamo più niente di ciò che era strategico, ci siamo per paradosso trovati più deboli.
Oggi questo tema che qualcuno pone da diversi anni è presente nell'agenda dei nostri alleati e si lavora sul tema delle catene di approvvigionamento. 

E quindi abbiamo parlato, come dicevo, di Cina, di Indo-Pacifico, del nostro partenariato bilaterale. Il Presidente Biden, quando c'era la stampa, ha detto che il nostro partenariato bilaterale, il nostro flusso commerciale ed economico offre grandi soddisfazioni a entrambe le Nazioni, ma non c'è ragione perché non si possa fare di più. Io sono d'accordo con lui, credo che ci siano ancora molte cose che si possono fare insieme, che ci siano molti ambiti sui quali possiamo rafforzare ancora di più la nostra cooperazione - penso al tema dell'energia, penso al tema della difesa, penso al tema delle infrastrutture, penso al tema dello spazio. Ho auspicato che le partnership in corso possano trovare pieno successo, che le nostre aziende che hanno un know-how riconosciuto nel mondo, che sono qui particolarmente apprezzate, possano sviluppare ulteriori sinergie con le controparti americane. Ho trovato anche da questo punto di vista molta apertura, molta disponibilità.

Voi avrete in ogni caso un Joint Statement che è appena uscito, che è molto corposo e offre ulteriori spunti di questa discussione. Approfitto anche di questo per dire, poiché ho letto delle curiose polemiche circa una presunta conferenza stampa congiunta che io avrei rifiutato col Presidente degli Stati Uniti, per quanto si continui a dire che io scappo dalla stampa, la conferenza stampa congiunta col Presidente degli Stati Uniti, come potete ben immaginare, non l'avrei rifiutata. Quindi eviterei di montare polemiche su cose che non esistono: non è mai stata prevista, non è mai stata proposta e io, come si vede, non ho bisogno di scappare dalla stampa atteso che sono qui a parlare con voi. Ma lo dico solo per evitare che sul niente si costruisca l'ennesima polemica.

Stamattina, e chiudo, abbiamo avuto sia con i Membri del Congresso, sia con i Senatori, che un altro evento organizzato dallo Speaker della Camera, e quindi con i membri della Camera, due colazioni con i leader del Congresso, che sono state pure molto interessanti e che ribadiscono ancora una volta e mi hanno dato stato dell'attenzione che c'è nei confronti della nostra Nazione, della simpatia, dell'amore, del rispetto che abbiamo. 

Anche qui sono stati più o meno quelli i temi che abbiamo approfondito, ma davvero voglio dirvi - e chiudo - che sono fiera di guidare questa Nazione, di guidare l'Italia, una Nazione che viene guardata con grande rispetto, grande attenzione e che, secondo me, anche oggi, grazie alla sua postura non titubante, che le permette di giocare un ruolo importante anche in Europa, viene guardata con ancora maggiore attenzione. Sono molto contenta di questo e voglio ringraziare gli italiani per questo perché credo possa davvero costruire un tempo importante della nostra politica a livello nazionale e a livello internazionale.

Il mio bilancio di questa giornata è molto positivo. Mi fermo qui e sono a vostra disposizione.

DOMANDE

Domanda: Presidente, volevo solo chiederle se si è parlato della Via della seta col Presidente Biden e in che termini. Grazie. 

Presidente Meloni: Abbiamo parlato anche di Via della seta, abbiamo parlato più in generale di Cina. L'unica cosa che le voglio dire è che se voi immaginate che l'approccio degli Stati Uniti sia quello di chiedere o di pretendere qualcosa all'Italia, non è questo l'approccio. Gli Stati Uniti si fidano del ruolo dell'Italia, della nostra posizione, della nostra postura e quindi il ragionamento che si fa è un ragionamento più ampio sui rapporti tra l'Occidente, tra i Paesi del G7 e la Cina ed è un dibattito che noi portiamo avanti da tempo, dove il tema del de-risking, rispetto al fatto che noi abbiamo completamente devoluto alcune catene di approvvigionamento fondamentali in passato debba essere oggi una priorità. È un tema che - come lei sa - io pongo da ben prima di fare il Presidente del Consiglio dei Ministri in Italia ed è un tema sul quale oggi c'è grande convergenza. Quindi il ragionamento è più complesso e complessivo e – ripeto - non c'è questo approccio, che delle volte io leggo nelle nostre ricostruzioni, per cui noi faremmo delle scelte o saremmo forzati a fare delle scelte perché qualcuno ce lo impone - a parte che non è il mio modo di gestire la politica della Nazione che rappresento perché io sono abituato a fare quello che è nel mio interesse nazionale fare, cioè nell'interesse nazionale dell'Italia fare -, ma sicuramente c'è un rispetto tale per cui nessuno ritiene di dover dire cosa dobbiamo o cosa non dobbiamo fare, anche perché siamo considerati molto affidabili e molto seri.

Domanda: Salve, grazie. Per quanto riguarda il riconoscimento americano, l'abbiamo visto al Congresso benissimo oggi, sulla politica estera c'è in maniera assoluta, però sui media americani traspare che sui valori in particolare c'è un atteggiamento critico non di tutti quanti i media ma per esempio il New York Times oggi, il Guardian in conferenza stampa ieri, in particolare sui diritti LGBTQ e vista anche l'approvazione alla Camera sulla maternità surrogata, che tipo di dialogo avete avuto con Biden su questo tema, se lo avete avuto? 

Presidente Meloni: Con Biden noi non abbiamo avuto un dialogo su questo tema. Il Presidente Biden a un certo punto ha fatto un riferimento al tema degli LGBT parlando delle divisioni della politica, ma se la sua domanda è se mi sia stato chiesto qualcosa su questo, nessuno mi ha chiesto niente. Non l'ha fatto il Presidente Biden, non lo hanno fatto i diversi Membri del Congresso che io ho incontrato stamattina - che tra Camera e Senato erano almeno 20 persone, più quelli del pranzo che erano ancora di più -, nessuno ha posto questa tematica. 
Anche qui - poi non voglio entrare nel merito delle ricostruzioni che io leggo, perché ho letto molte cose su questo tema dei diritti LGBT - al netto dell'approvazione, ieri in una delle due Camere della maternità surrogata, che in ogni caso è un'iniziativa parlamentare, io ho sentito dire “il Governo italiano “ in riferimento alla trascrizione dei figli delle coppie omosessuali e devo ricordare che il Governo non ha preso alcuna iniziativa legislativa su questa materia e non avrei avuto problemi a spiegarlo anche ai miei interlocutori. Noi non abbiamo legiferato su questo.
Le leggi che ci sono oggi su questa materia sono le stesse che c'erano quando governava la sinistra che oggi si scandalizza e l'unica novità intercorsa è che la Corte Suprema di Cassazione, sulla base della legge che è sempre esistita, ha detto che non si possono trascrivere automaticamente i certificati di nascita registrati all'estero. Questo è quello che è accaduto. 
E quindi forse dovremmo anche fare attenzione a come un certo nostro dibattito, a volte un po' strumentale, rimbalzando anche a livello internazionale dà un'immagine della nostra Nazione che non corrisponde a verità e del governo che non corrisponde a verità, magari nel tentativo, che ho visto purtroppo spesso anche in questo periodo, di cercare soccorso esterno quando non si riesce a fare sufficiente opposizione in patria. Penso che l'opposizione sia giusto che la facciano gli italiani a un governo italiano. 
In ogni caso, ripeto, il tema non mi è stato posto nel senso di chiedermi che cosa stessimo facendo e non avrei avuto problemi a rispondere su questo. 

Domanda: Buonasera, ha detto che avete affrontato anche la questione della Tunisia, volevo sapere se avete parlato anche del blocco del finanziamento da parte del Fondo Monetario Internazionale e qual è la posizione americana su questo punto.

Presidente Meloni: La posizione americana sul tema della Tunisia, almeno la posizione del Presidente Biden, ma devo dire che anche al Congresso ne abbiamo discusso, mi pare molto aperta rispetto a quello che noi stiamo facendo, cosa che non necessariamente mi aspettavo. 
So che anche qui c’è un dibattito, come in parte c'è in Italia, perché sono sempre materie abbastanza complesse, ma tutti si rendono conto di come l'approccio oggi debba essere pragmatico rispetto alle nostre necessità e a questi Paesi. Il tema oggi del rapporto tra Tunisia e Fondo Monetario Internazionale è più un rapporto di difficoltà tra le parti nell'incontrarsi - lo so perché ci lavoriamo da qualche settimana, da qualche mese -, ma da parte del Presidente americano io ho trovato molta attenzione e sostegno alle iniziative che stiamo intraprendendo, al lavoro che siamo riusciti a fare insieme alla Commissione europea e anche la volontà di essere più presenti, di dare una mano. Quindi sono molto contenta di questo, sono molto contenta di come sta passando il messaggio che portiamo di attenzione al fianco Sud dell'alleanza, perché concentrarsi unicamente sul fianco Est potrebbe essere un importante errore strategico. Questo viene compreso e su questo c'è molta disponibilità.

Domanda: Salve, le volevo chiedere se nell'ambito del vostro colloquio avete anche affrontato il tema dell'IRA, cioè della legge fatta qui negli Stati Uniti e che favorisce gli investimenti statunitensi e che preoccupa molto l'Europa. 

Presidente Meloni: Io ho posto il tema di un momento nel quale noi abbiamo bisogno - dicevo in apertura - di condividere oneri e onori, nel senso di una situazione che è complessa sul piano internazionale e quindi anche dell'aspettativa che noi abbiamo circa il fatto che le imprese italiane non vengano penalizzate nei loro investimenti, nella loro capacità di contribuire, nelle loro possibilità di lavorare. E anche su questo mi pare che ci sia consapevolezza del fatto che in una fase come questa è importante che ci sia piena condivisione, non solamente degli obblighi ma anche delle difficoltà. Quindi confido che anche rispetto a un lavoro che molte nostre aziende fanno qui e che è un ottimo lavoro si possa lavorare per implementarlo. Questo è uno dei grandi obiettivi che mi do all'esito di questo lavoro che abbiamo fatto e sono ottimista.

Domanda: Buonasera Presidente, per tornare ancora al rapporto con la Cina, mi ricordo che al G20 era stata invitata a Pechino. Le vorrei chiedere se poi è stato confermato da parte sua che andrà e che tempi vi siete dati un po' per decidere sul rinnovo della Via della seta o meno. Grazie. 

Presidente Meloni: Sul tema del rinnovo della Via della seta, come lei sa, noi dobbiamo decidere a settembre in ogni caso e quindi abbiamo una scadenza che è indotta e che è quella che terremo in considerazione. Per quello che riguarda il mio viaggio in Cina, io sono stata invitata diverse volte, andrò, intendo andare, non è ancora stato calendarizzato anche perché diventa fisicamente un po' difficile - perché ogni tanto ci si deve occupare anche di politica interna - ma credo che debba essere una delle prossime missioni da organizzare.

Domanda: In tema economico mi domandavo se nel dettaglio può darci il senso di che cosa avete parlato, oltre a dire generalmente che a livello bilaterale gli scambi commerciali potrebbero aumentare, cioè concretamente cosa si può fare.

Presidente Meloni: Lo dicevo in apertura. Noi abbiamo parlato soprattutto in termini di rapporti bilaterali del tema dell'energia, delle infrastrutture, dello spazio, di difesa, quindi di quelli che sono secondo noi i settori sui quali imprimere una maggiore slancia alla nostra cooperazione bilaterale. Abbiamo parlato di semiconduttori, anche di temi molto concreti. Ho fatto a voi il resoconto di quelle che sono le grandi materie, i settori principali su quali io ritengo che si possa lavorare di più e meglio, e poi ovviamente nel colloquio bilaterale abbiamo fornito anche elementi più precisi. 

Domanda: Presidente, le volevo chiedere l'ultima cosa che le ha detto Biden prima che noi uscissimo dalla Sala Ovale - perché non sono riuscito a capirlo -  che l'ha fatta sorridere e poi un suo commento personale non da Primo Ministro: l'esperienza da underdog alla Casa Bianca. Grazie

Presidente Meloni: Non lo so, io di solito dico la verità in questi momenti, sono sempre abbastanza concentrata sull'obiettivo e quindi se qualcuno si aspetta che ti senti un po' come Cenerentola, no, non c'è questo. Tanto sono consapevole della Nazione che rappresento, del ruolo che ho e sono concentrata su questo, per cui non c'è molto da dire. 
Speravo che andasse bene, credo che sia andata molto bene e sono contenta di aver fatto, credo, bene il mio lavoro. 
L'ultima cosa che mi ha detto Biden, prima che voi usciste: mi ha detto che la prima volta che ti ho visto ho pensato di conoscerti da molto tempo - tanto c'erano le telecamere per cui si è sentito, altrimenti non lo racconterei probabilmente - e abbiamo scherzato un po' su questo. Voi sapete che la signora Biden ha origini italiane, per cui ci sono anche dei legami anche lì, è pieno di Italia ovunque qui, di italiani e d’Italia: gli affreschi di Brumidi alla Capitol Hill che si chiama Capitol Hill per celebrare il Tempio di Giove sul Campidoglio eccetera, eccetera, eccetera. Quindi ci si sente un po' a casa propria anche se poi l'amore che loro hanno per l'Italia, pur stando fuori dall'Italia delle volte sembra maggiore di quello che riusciamo a provare noi vivendola e quindi ci fa ricordare che cosa è l'Italia agli occhi del mondo, quello che noi spesso non vediamo forse perché siamo troppo abituati.

Domanda: Presidente, ha parlato appunto di Ucraina, della brutale invasione, in un linguaggio ormai che abbiamo imparato a conoscere, però i media americani e non solo, anche fonti interne sono molto scettiche sulla cosiddetta controffensiva, insomma ci sono delle oggettive difficoltà. Le volevo chiedere se con il Presidente Biden avete affrontato il tema che prima o poi forse bisognerà scendere a patti o discutere con Putin e provare a trovare una soluzione per congelare un conflitto che ormai va avanti da 500 giorni e se su questo elemento come ha visto Biden, se è determinato ad andare fino in fondo o se questa ipotesi negoziale è in realtà molto più forte di quello che sembra.

Presidente Meloni: Ho visto il Presidente Biden molto determinato come io sono molto determinata, il che non significa non cercare soluzioni negoziali. Come ho detto dall'inizio del conflitto, io credo che l'unico modo di garantire la possibilità di una qualsiasi via di uscita diplomatica sia sostenere l'Ucraina. Cioè cerco di dire a chi sostiene la bizzarra tesi per la quale noi sostenendo l'Ucraina favoriamo la guerra, che è l'esatto contrario. Cioè, se noi avessimo favorito una facile invasione dell'Ucraina, noi avremmo avuto una guerra molto più vicina a casa nostra. Per chi capisce la geopolitica, questo è il fatto. 
Avere aiutato l'Ucraina, una Nazione che sulla carta non poteva competere con la Russia, a resistere per 500 giorni significa costruire la più potente base negoziale di tutte, che è lo stallo, che è l'equilibrio tra le forze in campo. Se uno ha già vinto, a che serve la diplomazia? Ma per costruire diplomazia ci vuole una situazione di equilibrio che non c'era sulla carta e che noi abbiamo costruito. Quindi l'unico modo per favorire il processo di pace, che è chiaramente qualcosa su cui tutti lavoriamo, è intanto non favorire l'invasione dell'Ucraina, che porterebbe la guerra più vicina a casa nostra, che porterebbe più facilmente al rischio di una guerra molto più ampia e molto più impattante, e che soprattutto distruggerebbe le fondamenta del diritto internazionale, perché a quel punto noi ci ritroveremo in un mondo dove c'è solo caos e dove chiunque pensa di poter fare la stessa cosa.
Questa è una cosa che tutti quanti noi condividiamo, ma poi parliamo anche di come si debba continuare a lavorare per fare in modo che il conflitto possa finire il prima possibile. 
Nessuno di noi è contento di questa situazione. Tutti vogliamo che questa situazione finisca, il punto è capire che non si può essere così ipocriti da chiamare pace qualcosa che pace non è. Io non sono così ipocrita. 

Domanda: Buonasera Presidente. In Europa c'è una voce che si distingue, che esce un po' dal gruppo, dal coro, quella della Francia, che dice ‘noi dobbiamo mantenere un'autonomia di pensiero rispetto agli Stati Uniti’. Lei cosa ne pensa? Almeno su alcuni dossier l'Europa può e deve mantenere un'autonomia? 

Presidente Meloni: Assolutamente sì. Mi stupisco, il fatto che lei mi faccia la domanda mi fa pensare che non mi sono ben spiegata finora nella mia storia. Io credo che il problema dell'Europa sia che in passato noi abbiamo in alcuni casi abdicato a quelle che erano le nostre responsabilità. Questo è un tema che per esempio si collega all'ultimo vertice di Vilnius, al tema delle spese sulla difesa. A me fa sempre sorridere che gli stessi che ti dicono c'è troppa ingerenza americana, poi sono quelli che ti dicono non bisogna investire in difesa. Signori, le due cose non vanno d'accordo.
Cioè noi abbiamo favorito in passato un mondo nel quale gli Stati Uniti si caricavano gran parte del peso della difesa, ma chi sa stare al mondo sa che se qualcuno fa qualcosa per te, tendenzialmente chiede anche qualcosa in cambio, come è giusto che sia. 
Per cui io ho sempre sostenuto - e come voi sapete penso che Fratelli d'Italia sia stato al tempo l'unico partito che dall'opposizione parlava di aumento delle spese in tema di difesa - che quello che tu metti sulla difesa è esattamente il costo della tua autonomia politica, della tua capacità di difenderti in un ambito nel quale chiaramente sai quali sono i tuoi alleati, ma con il tuo punto di vista. Per cui io sono sempre stata convinta che debba esistere una colonna americana e una colonna europea della Nato, ma questo richiede che l'Europa si assuma le sue responsabilità. Non si tratta semplicemente di dire ‘noi dobbiamo’, si tratta di agire di conseguenza, ma questa è anche una richiesta che alla fine gli Stati Uniti sono i primi a fare in questo tempo. E quindi io sostengo questa tesi e voglio dire che sul tema dell'autonomia di pensiero del proprio punto di vista, il punto è che i nostri destini sono indissolubilmente legati ma chiaramente, fosse anche per la nostra posizione strategica, gli interessi non sono sempre perfettamente sovrapposti. 
Per questo l'Europa ha bisogno di una sua - e questo è un tema pure che io tratto da molto - chiara politica estera, di occuparsi delle grandi materie piuttosto che. Ma, ad esempio, il lavoro che noi abbiamo fatto su Africa, Tunisia, Mediterraneo, migrazioni, è il nostro punto di vista ed è un punto di vista sul quale oggi i nostri alleati ci seguono o comunque ci ascoltano, no? 
Cioè vuol dire che c'è più che margine per fare ciascuno il proprio lavoro, perché poi quando si sostengono tesi sostenibili, che sono portate avanti in questo caso nell'interesse di tutti - perché il lavoro che noi stiamo facendo con l'Africa e non solo è un lavoro che è nell'interesse poi di tutti quanti, per le ragioni che io le ho spiegato - gli altri ti ascoltano. Per cui l'Europa può perfettamente avere una sua autonomia utile e deve avere una sua autonomia che è utile per tutta la coalizione, che è un valore aggiunto, altrimenti qual è il valore aggiunto che si porta? Io sono assolutamente convinta di questo e penso che però, proprio per questo, bisogna intensificare le relazioni, bisogna intensificare i rapporti, bisogna farsi capire, bisogna parlarsi, bisogna spiegarsi.
Io mi sono accorta oggi, per esempio, sul tema Tunisia, di quanto puoi spiegare la materia un po' più nel concreto, per chi magari è più lontano e diventa più difficile capire le dinamiche, e diventa un modo anche di convincere sulla bontà di quello che stai facendo. Per questo io sto facendo tutto questo lavoro a livello internazionale, che è un lavoro che è faticoso però porta i suoi frutti, perché quando ti spieghi gli altri è possibile che ti capiscano e magari ti danno una mano. 

Domanda: Buonasera Presidente, resterei sulla Nato. Sinora gli Stati Uniti sul fronte Sud non sono sembrati così attivi. Ha ricevuto delle garanzie in merito da parte di Biden e soprattutto avete parlato dell'aumento delle spese militari al 2% per l'Italia? Grazie. 

Presidente Meloni: Non abbiamo parlato dell'aumento delle spese militari al 2%, tema che abbiamo affrontato ampiamente nel vertice di Vilnius. Per quel che riguarda il ruolo della Nato nel fianco Sud mi pare che ci sia un approccio molto positivo da questo punto di vista. Lo l'avevo già confrontato anche con il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, con il quale sono stata a cena dopo il vertice di Vilnius, che era molto attento anche lui a questa nostra sollecitazione e che ha dato piena disponibilità su questo. 
Chiaramente la scelta deve essere una scelta molto politica e quindi il ruolo degli Stati Uniti a questo punto di vista è molto importante, ma ho trovato grande attenzione e disponibilità da parte del Presidente Biden su questo.

Domanda: Buonasera Presidente. Ci ha spiegato i molti punti di contatto con il Presidente Biden sui dossier. Ricordo che lei tre anni fa venne qui negli Stati Uniti, partecipò al congresso degli ultraconservatori, quelli naturalmente filotrumpiani, parlò di Trump come di un modello. Le domando, anche a luce di quello che è successo poi in questi ultimi anni dall'assalto a Capitol Hill, passando anche per la posizione sull'Ucraina che credo la distanzi molto da Trump, se ha raffreddato questo tipo di apprezzamento, se addirittura rivedrebbe quelle parole o se è ancora convinta di quella sintonia. La ringrazio.

Presidente Meloni: Ho un'evidente sintonia con il partito repubblicano per ragioni che sono ideali, ma questo non mi impedisce di avere un'ottima relazione col Presidente Biden perché, come dicevo e come lei sa, Stati Uniti e Italia hanno sempre avuto buone relazioni indipendentemente dalla differenza del colore dei governi. Accade oggi con me che sono conservatrice con il Presidente Biden che è democratico, come accadeva ieri con Donald Trump che era repubblicano e i leader italiani che non erano esattamente dei repubblicani. Non mi pare che si siano raffreddati i rapporti per ragioni politiche.
Quindi io sono abituata a guardare all'interesse della mia Nazione da Presidente del Consiglio, portando avanti le mie idee che, anche se sono diverse da quelle di molti leader dei quali parlo, poi vengono ascoltate e hanno un loro grande rispetto, una loro grande attenzione e questo mi interessa.
Bisogna capire che il tema della politica internazionale e del rapporto tra i governi rispetto a una lettura che spesso si dà, è una politica che tiene conto prevalentemente dell'interesse nazionale, non del colore politico del leader con il quale parli, altrimenti è disastrosa. Questo lo dico in rapporto a questo, a molte altre relazioni che io ho, che si guardano sempre con il filtro della politica. 
La politica è una cosa e io sono sempre stata alla mia parte e sempre dalla mia parte sarò, però quando si parla di rapporti tra governi e interessi nazionali, quello che conta è come si fa a lavorare insieme per difendere i propri interessi nazionali e questa è una cosa che io riesco a fare benissimo con tutti i leader, particolarmente con quelli alleati e non solo con quelli dell'Alleanza Atlantica. Il lavoro appunto che facciamo in Africa, che abbiamo fatto con diversi Paesi dell'Indo-Pacifico, è un lavoro che ci dà ottime soddisfazioni. Questa è la nostra posizione, una posizione rispettata e ascoltata. 
Grazie e buon lavoro, arrivederci.