Intervento del Presidente Meloni alla 3Sun Gigafactory di Catania
Saturday, 3 February 2024
Buon pomeriggio. Grazie a tutti di essere qui. Ovviamente ci tengo a ringraziare il sindaco di Catania Enrico Trantino, il Presidente della Regione Renato Schifani, il Ministro Fitto, il Ministro Nello Musumeci, l'Amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella, l'Amministratore delegato, che ci ospita, di Enel Flavio Cattaneo. Ringrazio e saluto il Prefetto e tutte le autorità.
Sono molto contenta di essere qui, sono molto contenta di essere a Catania particolarmente in questo giorno, in un giorno importante per la città, forse il giorno più importante dell'anno, che è la Festa di Santa Agata.
Quindi voglio ringraziare il Sindaco Trantino anche per avermi dato l'occasione, col suo invito, di vedere per la prima volta dal vivo quella che viene riconosciuta come una delle tre manifestazioni religiose più partecipate al mondo. Insomma, è una lunga, antichissima storia d'amore, quella che lega Sant'Agata ai catanesi, è una storia di fede, è una storia di devozione, è una storia che parla di identità, di tradizione, tutte cose che io credo valga la pena di difendere, particolarmente in questo tempo. E quindi sono molto contenta di avere anche quest'occasione, a margine dell'iniziativa che stiamo portando avanti qui.
Approfitto, scusatemi, per fare una piccola digressione, perché mentre venivo qui ho letto una notizia di cronaca che mi ha molto colpito. Riguarda una giovane ragazza di 13 anni, nuovamente vittima di una violenza di gruppo. E voglio dire che mi colpisce particolarmente il fatto che proprio nel giorno in cui si celebra una giovanissima martire della tradizione cristiana si debba vedere un'altra giovanissima vittima della violenza sessuale. E voglio dirlo per esprimere la mia solidarietà a lei, alla famiglia, al fidanzato e per dire che lo Stato ci sarà e che lo Stato garantirà che sia fatta giustizia. Scusatemi per la digressione, ma mi ha molto colpito questa notizia.
Dicevo però, che nel giorno in cui si celebra la tradizione, noi siamo venuti a parlare soprattutto di innovazione, cioè siamo venuti a parlare in particolare di nuove tecnologie applicate al nesso clima-energia. In questo territorio che qualcuno ha ribattezzato l'Etna Valley, la scommessa che si porta avanti è quella di far diventare Catania uno dei poli industriali più importanti d'Europa nella produzione di pannelli fotovoltaici di ultima generazione e ad altissime prestazioni. Chiaramente bisogna considerare che noi parliamo di un settore che è in forte espansione economica, per il quale è previsto una capacità di crescita di mercato in cinque anni di circa il 50%, nel 2028 si stima un volume d'affari di circa 150 miliardi di euro, l'Italia, il Mezzogiorno, la Sicilia, Catania, hanno deciso di credere in questa scommessa. Io sono qui oggi personalmente perché il Governo intende fare la sua parte. Noi credo dobbiamo e vogliamo essere competitivi in questo settore.
Lo hanno detto Flavio Cattaneo, lo ha detto Bernardo Mattarella, vogliamo e dobbiamo essere competitivi in questo settore, possiamo essere competitivi anche rispetto ai grandi altri player internazionali che, come si sa, sono soprattutto asiatici. Chiaramente bisogna crederci e lavorare. Nel 2021 Enel ha deciso di credere nell'intuizione che qualche anno prima aveva avuto un gruppo di giovani professionisti e così è stata avviata la progettazione della prima gigafactory europea per la produzione di pannelli fotovoltaici innovativi con una capacità di 3 giga watt, quindi si punta dove non si riesce a essere competitivi sul costo di produzione più basso, si punta sulla qualità più alta, che è da sempre la forza dell'Italia e che è quello su cui noi dobbiamo continuare a scommettere, perché fa la differenza.
Ora l'obiettivo è rendere operativa la Gigafactory, avviare la produzione, arrivare a una produzione di cinque milioni di pannelli fotovoltaici l'anno. Significa, tra le altre cose, un incremento occupazionale di circa 709 assunzioni entro il 2024, più circa 1.000 nuovi occupati per quello che riguarda l'attività dell'indotto. Significa un investimento imponente, - questo è già stato ricordato anche da chi mi ha preceduto - complessivi oltre 700 milioni di euro, dei quali 520 garantiti da Enel, il rimanente, quasi 190 milioni, dall'Innovation Fund dell'Unione europea e dal PNRR.
E questo ci porta alla ragione specifica per la quale noi ci troviamo qui oggi. Il PNRR mette a disposizione di questo progetto quasi 90 milioni di euro. Sulla base di queste risorse, Invitalia, che gestisce questi incentivi, ha predisposto con Enel un contratto di sviluppo che noi oggi siamo qui per firmare. Il contratto di sviluppo permetterà di realizzare le opere di adeguamento e di potenziamento dello stabilimento che è già esistente, ma ci consentirà anche la costruzione di un nuovo stabilimento, circa 50 mila metri quadri, per un'ulteriore linea di produzione di moduli fotovoltaici. Ora, questo è quello che accade oggi.
Se mi permettete, però, io ci tengo a soffermarmi un attimo sul fatto che tutto questo rientra in una strategia complessiva e in un lavoro molto complesso e abbastanza faticoso che questo Governo ha portato avanti per rafforzare quella strategia.
Partendo proprio dal PNRR, se tornassimo indietro a un anno fa, ricorderemmo tutti i “warning”, tutti gli allarmi che sono stati lanciati sulla possibilità e la capacità dell'Italia di essere così adeguata, adatta, competitiva nella spesa di quello che era il Piano nazionale di ripresa e resilienza più grande d'Europa. Ricorderete che si metteva in discussione questa capacità. Ecco, oggi voglio dire, dopo un anno, - e lo voglio dire ringraziando sinceramente Raffaele Fitto in particolare per il lavoro che ha fatto in questo anno, ma anche tutte le altre amministrazioni che lo hanno e ci hanno aiutato - oggi, alla fine del 2023, l'Italia aveva ottenuto il pagamento della terza rata del PNRR, aveva presentato gli obiettivi della quarta rata, aveva ottenuto il pagamento della quarta rata ed è la prima Nazione europea ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata. Tanto perché dovevamo essere fanalino di coda nell'attuazione del PNRR.
E, mentre facevamo questo lavoro, noi abbiamo chiesto e ottenuto la revisione del PNRR. E anche qui ricorderete quando si diceva che se l'Italia avesse mai tentato di rinegoziare un Piano in considerazione del fatto che il contesto era mutato rispetto alla scrittura del primo Piano, questo avrebbe comportato la perdita delle risorse del PNRR. Invece, non solo non stiamo perdendo le risorse, ma abbiamo rinegoziato il PNRR. Perché? Per rendere quelle risorse più attinenti alle priorità che abbiamo. Per cui, ad esempio, noi, liberando 21 miliardi di euro - perché questo ci ha consentito di fare la revisione del PNRR - abbiamo potuto concentrarci sul nostro sistema produttivo. Ci sono 12 miliardi dedicati alle imprese, di cui ad esempio diversi dedicati al comparto agricolo. Non voglio fare troppe digressioni, ma è oggetto del tema di questi giorni, le risorse del PNRR dedicate al mondo degli agricoltori, che per noi è particolarmente importante, passano da 5 a 8 miliardi di euro, ma abbiamo concentrato per esempio oltre 6 miliardi di euro su Transizione 5.0, che è proprio il tema dell'efficientamento energetico del nostro sistema produttivo, così come abbiamo messo 5 miliardi di euro sulle infrastrutture energetiche.
Perché lo dico? Perché è una strategia, da una parte chiaramente garantire l'approvvigionamento energetico, farlo lavorando sulla transizione ecologica, farlo senza rischiare di passare da una dipendenza a un'altra dipendenza che può essere ugualmente problematica. Cioè, il problema che non si è adeguatamente considerato nel momento in cui noi mettevamo sul piatto la necessità di una sostenibilità ambientale era: punto primo, che quella sostenibilità ambientale doveva essere anche sostenibilità sociale ed economica e, punto secondo, che noi dovevamo controllare le nostre catene d'approvvigionamento fondamentali. E non ha molto senso che noi, mentre ci liberiamo dalla dipendenza energetica dalla Russia, ci consegniamo mani e piedi ad altre dipendenze energetiche di catene di approvvigionamento che ugualmente non possiamo controllare.
E a questo risponde il progetto di oggi. Noi dobbiamo essere in grado di produrre la tecnologia che è fondamentale per le nostre scelte strategiche. Se vogliamo essere padroni del nostro destino. È la ragione per la quale investiamo ancora di più su questa iniziativa e su questo progetto. È la ragione per la quale siamo convinti che l'Italia, in questa sfida energetica, possa addirittura puntare a essere l'hub d'approvvigionamento energetico del resto d'Europa.
Su questo progetto strategico, il Sud, il Mezzogiorno d'Italia, ha il ruolo centrale dal nostro punto di vista. Voi avete visto anche tutto il lavoro che facciamo a livello di politica estera: il Piano Mattei per l'Africa e l'attenzione che destiniamo anche all'Africa. Anche qui l'Italia può diventare la porta d'ingresso di quella parte di energia che noi non possiamo produrre da soli, che altre Nazioni producono e che possono esportare in Europa, passando dall'Italia, con le adeguate infrastrutture di collegamento, che sono infrastrutture sulle quali stiamo lavorando. Allora, vedete, non c'è niente di questo lavoro che non faccia parte di un ragionamento.
Dicevo del Mezzogiorno, perché anche questo è molto importante. È molto importante che un polo industriale come questo, che ci rende fiore all'occhiello d'Europa, nasca in Sicilia, nasca a Catania, nasca nel Mezzogiorno d'Italia. Anche questo fa parte di un lavoro e di una strategia precisa che questo Governo ha e che si vede da diverse cose molto complesse e molto utili, secondo me, che ha fatto in questo anno. Tutto il lavoro che noi abbiamo fatto, ad esempio, sui Fondi di sviluppo e coesione, sempre grazie al rapporto con la Commissione europea e con la capacità che abbiamo di cercare di essere più efficaci e più efficienti. Noi ci lamentiamo spesso del fatto che non ci sono abbastanza risorse e, per carità, magari ce ne fossero di più.
Però c'è anche un altro problema, e cioè che a volte le risorse ci sono e non vengono spese. Quando noi siamo arrivati abbiamo fatto uno studio dei Fondi di sviluppo e coesione - che sono i fondi che servono a combattere la disparità tra i territori e, chiaramente, insomma, sono particolarmente utili nel Mezzogiorno, dove infatti va l'80% di queste risorse - per scoprire che sulla vecchia programmazione, quella che era finita nel 2020, al 2022 su 126 miliardi disponibili erano stati speso 46 miliardi. È qualcosa che ci possiamo permettere? Non è qualcosa che ci possiamo permettere. Allora forse qualcosa non andava nel funzionamento.
Abbiamo fatto questo lavoro di ricognizione con tutte le Regioni, abbiamo varato un Decreto Sud che riorganizza questi Fondi, abbiamo istituito gli Accordi di coesione. Gli Accordi di coesione sono accordi nei quali si distribuiscono le risorse su proposte che fa la Regione, condivise dal Governo nazionale perché tutto rientri nella stessa strategia, dove i fondi non vengono spesi, noi possiamo revocare il finanziamento e utilizzare quelle risorse su altre, dove ci sono delle lungaggini noi possiamo intervenire con i poteri sostitutivi.
Tra qualche settimana, stiamo lavorando con il Presidente Schifani, che ringrazio, presenteremo l'Accordo di sviluppo e coesione con la Sicilia, che sarà tra l'altro uno di quelli finanziariamente più rilevanti, anche qui opere strategiche. In Italia si smette di non spendere risorse che sono disponibili. Ogni singolo euro deve arrivare a terra per risolvere i problemi dei cittadini.
Così come ci tengo a ricordare, e chiudo davvero la ZES unica per il Mezzogiorno, questa è una sfida che noi abbiamo vinto, nessun Governo era riuscito prima di noi a fare questa cosa molto importante, a negoziare questa cosa molto importante con la Commissione europea. Voi sapete che le Zone Economiche Speciali sono dei territori all'interno del quale chi investe ha diritto a crediti d'imposta, quindi agevolazioni e semplificazioni amministrative. Prima noi avevamo diverse piccole Zone Economiche Speciali, noi domani abbiamo una Zona Economica Speciale unica in tutto il Mezzogiorno d'Italia.
Significa che chiunque investa in qualsiasi zona del Mezzogiorno d'Italia avrà diritto a quegli incentivi, a quei crediti d'imposta, a quelle semplificazioni amministrative. Perché? Perché io non voglio un Sud che viva di sussidi. Io voglio un Sud nel quale ci siano gli strumenti che consentono al Mezzogiorno d'Italia di competere ad armi pari. C'è un gap, bisogna costruire gli strumenti che consentono di colmare quel gap, perché il Mezzogiorno d'Italia possa dimostrare finalmente quanto vale senza avere le discriminazioni che ha avuto in passato.
Grazie e buon lavoro a tutti.