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Intervento del Presidente Meloni agli Stati Generali dell’Italia a Bruxelles

Venerdì, 22 Marzo 2024

Buon pomeriggio a tutti. 

Grazie, grazie davvero, grazie al Ministro Antonio Tajani, alla Rappresentanza italiana presso l'Unione Europea e presso la Nato, grazie alla nostra Ambasciata qui a Bruxelles per aver voluto organizzare nuovamente gli Stati Generali dell'Italia a Bruxelles. Saluto ovviamente anche io i Ministri presenti, il Ministro Fitto, il Ministro Lollobrigida, il Ministro Zangrillo. Saluto il Commissario Paolo Gentiloni, tutte le autorità, i funzionari, i relatori. 

Purtroppo non potrò rimanere per tutta la durata di questo evento, ma penso davvero sia molto importante. E voglio ringraziare soprattutto ciascuno di voi per questo bel colpo d'occhio che mi regalate qui. 

Se non vado errato, questo evento si è celebrato solamente un'altra volta sette anni fa. Ecco, io penso che questa partecipazione che ci avete regalato oggi serva in qualche maniera anche a dirci che eventi di questo tipo dovrebbero diventare una prassi e che sia molto utile organizzare iniziative come questa, perché queste iniziative servono. Ma non servono banalmente stare insieme o magari a celebrarci o magari a raccontarci o magari ad avere un'altra passerella sulla quale camminare. Io penso che iniziative come questa servano a qualcosa di molto più significativo e molto più importante, perché a chiunque abbia delle responsabilità, indipendentemente dal grado di responsabilità che ha, capita ad un certo punto debba prendere una decisione, di sentirsi solo. Ecco, guardatevi intorno. Voi non siete soli, noi non siamo soli in nessuna delle decisioni che prendiamo. Quando una cosa è andata male non è mai colpa solo di uno. Quando una cosa è andata bene non l'ha costruita solamente uno. Non siamo soli nelle vittorie, non siamo soli nelle sconfitte. Non siamo soli neanche quando non ci conosciamo. Io non conosco personalmente molti di voi, voi non conoscete personalmente me, in alcuni casi non accadrà probabilmente mai, tra di voi non tutti vi conoscete personalmente. Eppure noi lavoriamo tutti per la stessa squadra e parlarne, raccontare la propria esperienza, raccontare il proprio punto di vista, ci aiuta a ricordarci soprattutto questo. Ci aiuta a ricordarci che la squadra della quale noi facciamo parte si chiama Italia e che in quella squadra, in qualsiasi ruolo si giochi, ciascuno fa la differenza. E la squadra va bene solamente se ciascuno fa nel migliore dei modi la propria parte. Ora, quello che noi facciamo, quello che ciascuno di voi fa, anche quando può sembrare noioso, anche quando è cavilloso, anche quando è routinario, in realtà cambia la vita delle persone. Da noi, da voi, passano soprattutto come carte, no? Ma dietro a quelle carte ci sono speranze, ci sono vite, ci sono possibilità, ci sono opportunità che si aprono, che si chiudono. E bisogna vederlo così perché questo ci dà la passione per fare il lavoro che facciamo e perché questo ci dà la fierezza, l'intransigenza, la temerarietà che secondo me serve all'Italia per fare ancora meglio. 

Si dice che le idee camminino sulle gambe delle persone. Dal mio punto di vista è corretto, ma è imperfetto, perché il punto non è banalmente camminare, il punto è credere nella meta. Allora, le idee camminano soprattutto nei cuori delle persone, è la passione che fa la differenza. È la passione che fa la differenza, perché la passione è quella che ti dà la determinazione per riprovare quando ti pare che stai fallendo, che ti dà la creatività per aggirare un ostacolo quando lo incontri, che ti dà l'entusiasmo per non essere remissivo. Ecco, questa è una cosa che a volte io nell'Italia ho visto. A noi non è mai mancata la capacità, a noi a volte è mancata la volontà, crederci davvero, credere che potevamo avere di più, la capacità di osare, se vogliamo, no? Ecco, io vorrei che noi provassimo a vederci così, come un'Italia capace di osare, non necessariamente persone che devono solcare diligentemente una strada aperta da altri, ma persone capaci di aprire una strada.

A me piace quando si dice “guarda che cosa ha fatto l'Italia”. A me piace quando noi veniamo presi a modello, non semplicemente quando abbiamo fatto bene anche noi quello che hanno già fatto gli altri, perché noi siamo la patria del genio, siamo la patria della creatività, siamo la patria di coloro che hanno sempre osato. Io provo a dare il buon esempio, nel mio piccolo farò di tutto per dare il buon esempio, per dimostrare che noi, quando ci crediamo … L’ambasciatore Fabrizio Saggio lo sa, lavorando con me, che delle volte “beh, ma è difficile”. Se è per questo era impossibile che io diventassi Presidente del Consiglio, ma poi è successo, e quindi se non tenti non sai mai se puoi riuscire. Io so che noi siamo capaci di farlo questo e il messaggio che ho da dare a tutti voi per il lavoro che fate è, secondo me, che vale sempre la pena di osare anche quando si rischia di sbagliare, perché è questa capacità che poi fa la differenza per noi e per la nostra Nazione. Chiaramente serve umiltà, serve consapevolezza, serve determinazione, serve studio, serve tanto lavoro, serve la capacità di remare tutti nella stessa direzione, di mettere l'interesse complessivo di fronte agli interessi di parte, di mettere quello che ci unisce prima di quello che ci divide, di saper vedere le luci meglio di quanto di solito noi sappiamo vedere le ombre. 

Serve anche che ognuno abbia la gratificazione per il lavoro che svolge e questo chiaramente riguarda il sistema, un sistema nel quale il merito deve contare sempre più delle amicizie, un sistema capace di riconoscere il talento, di riconoscere l'impegno e anche un sistema capace di dirti grazie.

Ora, il lavoro che fate voi è un lavoro molto particolare, perché quando le cose vanno male, certamente è tendenzialmente il vertice politico che ne paga di più le conseguenze, però quando le cose vanno bene è tendenzialmente il vertice politico che ne trae il maggior vantaggio. E a volte si dimentica anche di dire grazie, e lo dico consapevolmente perché io sono quel genere di vertice politico nel senso che chi lavora con me – e qui cito Enzo Celeste - sa che io sono più brava a farmi sentire quando le cose non funzionano come dovrebbero che quando hanno funzionato bene. A mia discolpa c'è che sono molto più rigida con me stessa di quanto lo sia con gli altri, ma è comunque sbagliato.

E allora sono qui anche per dirvi grazie, per dire grazie per tutte le volte che magari non vi è stato detto, per dire grazie per tutte le volte che le cose magari non sono andate come avreste voluto, ma comunque avete tentato fino alla fine, non vi siete dati per vinti, avete continuato a crederci, a scommettere, a lavorare. Grazie davvero perché questa è una cosa molto preziosa per noi. 

Dopodiché, le cose spesso non vanno come vorremmo, altre vanno come vorremmo. E ci sono delle cose buone che stiamo facendo. Usciamo da un Consiglio europeo difficile, importante, usciamo da una serie di Consigli europei importanti. Possiamo dirci soddisfatti dei risultati che abbiamo portato a casa. Abbiamo, con una difficoltà che tutti conoscono, garantito il sostegno all'Ucraina che era necessario. Abbiamo ottenuto importanti passi avanti sul cosiddetto allargamento dell'Unione Europea.

Voi sapete che io preferisco chiamarlo riunificazione, non ho mai creduto che l'Europa fosse un club nel quale qualcuno decide chi sia europeo e chi no. Io penso che questo l'abbiano già deciso la storia e la geografia. Quello che dobbiamo fare noi è banalmente aiutare nei target, negli obiettivi, nelle condizioni, una situazione di maggiore equilibrio e quindi mi piace chiamarla unificazione. Abbiamo fatto dei passi in avanti importanti anche in questo Consiglio europeo con l'inizio delle negoziazioni per la Bosnia-Erzegovina. Il Ministro Tajani lo citava, è stata una iniziativa che ha visto l'Italia protagonista, siamo per questi molto soddisfatti. 

Abbiamo sempre, negli ultimi Consigli europei, avviato la revisione del bilancio pluriennale con importanti risorse, oltre a quelle per l'Ucraina, sulla competitività e sulla migrazione, particolarmente sulla dimensione esterna della migrazione. Era un risultato non scontato. 

Sulla migrazione negli ultimi mesi noi abbiamo ottenuto molti importanti risultati con un approccio anche qui pragmatico, serio, sul quale abbiamo piano piano e sempre di più portato i nostri partner ad ascoltarci con una strategia che non è più concentrata sulla distribuzione all'interno dei confini europei di migranti illegali che entrano in Europa attraverso le reti di trafficanti, ma concentrando l'attenzione sulla dimensione esterna, sulla soluzione del problema all'origine della migrazione, collaborando con i paesi di origine, con i paesi di transito, dichiarando guerra ai trafficanti di esseri umani da una parte, disegnando un nuovo modello di cooperazione e di sviluppo con i paesi africani, sul quale abbiamo fatto e cerchiamo da fare da apripista rispetto anche ai nostri partner, con il Piano Mattei, con l'avvio del Memorandum che abbiamo spinto l'Unione europea a sottoscrivere prima con la Tunisia, poi con l'Egitto.

Il nostro modello è quello di una cooperazione da pari a pari, una cooperazione che non è predatoria e non è caritatevole. L'approccio non è aiutare, l'approccio è crescere insieme, è una cosa diversa, non è aiuti, ma è investimenti e io penso che questa sia la chiave di volta per una collaborazione strategica di lungo periodo tra Europa e continente africano e questo approccio diverso ci è stato riconosciuto da tantissimi leader africani che sono venuti a Roma in un'iniziativa organizzata dal governo italiano nel vertice Italia-Africa che si è celebrato a gennaio, una partecipazione senza precedenti per un evento di questo tipo. È una grande apertura di credito, è una grande dimostrazione di fiducia ed è una fiducia che noi dobbiamo essere bravi a non tradire. 

Il nostro obiettivo è riportare l'Italia sul piano politico dove nostro Signore ce l'ha già messa sul piano geografico, una piattaforma in mezzo al Mediterraneo, un ponte tra il continente europeo e il continente africano. Lo abbiamo fatto con l'Europa, lo abbiamo fatto con l'Africa, lo abbiamo fatto nelle nostre interlocuzioni con l'Alleanza Atlantica, lo faremo nel G7 durante la Presidenza italiana in questo anno molto impegnativo perché chiaramente le strategie hanno bisogno di continuità, ma l'Italia ha bisogno di strategie chiare e come si dimostra quando ha delle strategie chiare è possibile che ci siano altri partner che ci seguono su quelle strategie. 

Non possiamo nasconderci che non è stato facile, probabilmente non lo sarà neanche nel futuro, ma è un fatto che oggi in qualsiasi consesso internazionale, quando si parla di Africa, quando si parla di sviluppo, quando si parla di migrazione, quando si parla di Mediterraneo, tutti ascoltano la posizione dell'Italia. 

In questo Consiglio europeo abbiamo chiesto e ottenuto anche un dibattito sul tema dell'agricoltura, è un altro importante risultato quello che portiamo a casa oggi.

L'agricoltura chiaramente non è solamente un settore chiave del nostro sistema produttivo, del nostro tessuto economico, ma rappresenta anche uno dei segni distintivi della nostra identità, del nostro essere italiani, del nostro essere europei e oggi affronta chiaramente una crisi sistemica rispetto alla quale un vertice come quello del Consiglio europeo non può non interrogarsi alla ricerca di soluzioni concreti.  Sono i problemi che gli stessi padri fondatori dell'Europa avevano intravisto, di cui erano perfettamente consapevoli quando hanno costruito la Comunità economica europea, quando hanno immaginato la politica agricola comune. 

Oggi noi abbiamo bisogno di adattare quella politica agricola comune: gli obiettivi rimangono sempre gli stessi ma gli strumenti devono essere adattati a un contesto in continua mutazione. Abbiamo questa realtà nella quale i prezzi di produzione continuano ad aumentare, i costi di acquisto continuano a diminuire e noi non possiamo gravare ulteriormente i nostri agricoltori anche di regole insostenibili, di burocrazia insostenibile. Non possiamo non tenere in considerazione il fatto che la filiera dell'agroalimentare è una filiera fondamentale nelle catene di approvvigionamento strategiche per la propria sovranità. 

L'ultima proposta della Commissione, che è stata oggetto del dibattito nel Consiglio in termini di revisione della politica agricola comune, va nella giusta direzione, anche ovviamente grazie al vostro lavoro, al nostro lavoro comune. Ci sono molte delle proposte che l'Italia ha fatto. La novità con la quale vengo fuori dal Consiglio europeo è che per noi era molto molto importante che nelle conclusioni del Consiglio ci fosse anche un riferimento alla capacità di prorogare il framework sugli aiuti di Stato in agricoltura fino alla fine dell'anno. C'è un importante riferimento nelle conclusioni del Consiglio europeo anche a questo elemento. Chiaramente è un'iniziativa sulla quale dovremo continuare a lavorare perché arriverà nel prossimo Consiglio. È stato chiesto alla Commissione di fare una valutazione e di portarla nel Consiglio di aprile, e quindi sarà sicuramente oggetto del nostro lavoro per le prossime settimane. 

Il punto in buona sostanza è questo: quando noi facciamo sistema, quando lavoriamo tutti nella stessa direzione, io penso che non ci sia niente che non possiamo provare a fare. Lo dimostra - lo voglio dire anche qui - il risultato che abbiamo raggiunto sulla direttiva imballaggi e rifiuti da imballaggio. L'ho già fatto con il Parlamento, lo voglio fare anche con voi, voglio ribadire il mio orgoglio, la mia fierezza per il grande lavoro che in questo caso è stato fatto dall'intero Sistema Italia. Noi abbiamo visto il governo, abbiamo visto i funzionari, abbiamo visto le associazioni di categorie, abbiamo visto partiti di maggioranza e di opposizione in Italia lavorare tutti sullo stesso obiettivo. Abbiamo portato a casa quell'obiettivo. Siamo riusciti così a preservare un modello di eccellenza nella nostra economia circolare che è stato costruito nel corso degli anni con un contributo straordinario di tante nostre imprese, dei cittadini italiani. Penso che tutti gli italiani debbano sapere che grande lavoro di squadra siamo riusciti a fare per portare a casa questo obiettivo, come sempre accade quando l'Italia prova a lavorare compatta su un obiettivo. Io penso che questo sia un esempio virtuoso, penso che dobbiamo prenderlo a riferimento anche per il futuro, anche per molte altre sfide che abbiamo di fronte. 

Così come voglio ringraziare tutti per il grande lavoro fatto sul PNRR. Noi ad oggi, con tutte le difficoltà di avere il PNRR più imponente tra i Paesi europei, penso che possiamo essere fieri del fatto che abbiamo il PNRR più imponente tra i Paesi europei e la Commissione europea dice che siamo la Nazione che lo sta implementando con maggiore velocità. Abbiamo nel 2023 completato gli obiettivi della terza rata, portato a casa la terza rata, completato gli obiettivi della quarta rata, portato a casa la quarta rata; siamo la prima Nazione europea ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata. In tutto questo abbiamo rivisto il PNRR, abbiamo inserito il capitolo del Next Generation EU, abbiamo liberato risorse importanti per dedicarle a numerose priorità. 
Non è un lavoro che abbiamo fatto da soli, è un lavoro che abbiamo fatto grazie al contributo fondamentale e determinante di tutti i funzionari che ci hanno dato una mano su una materia che decisamente facile non era. 

Questi sono velocemente alcuni dei risultati di cui dobbiamo andare fieri, ma la capacità dell'Italia di incidere e di aiutare così anche l'Europa a migliorarsi, a essere più equilibrata, a essere più attenta ai bisogni dei cittadini che rappresenta, ad affrontare le troppe sfide complesse di questo tempo, dipende soprattutto dalla vostra capacità, dalla vostra dedizione, dalla vostra competenza. Avere qui a Bruxelles così tanti funzionari europei e all'interno della Nato di nazionalità italiana non vuol dire semplicemente per noi, ovviamente, occupare delle caselle, occupare delle posizioni, vuol dire essere protagonisti dei processi e delle dinamiche, vuol dire portare un punto di vista italiano che non è solo politico, è un punto di vista anche culturale, anche geografico ed è un punto di vista fondamentale. 

L'Italia è una grande Nazione in grado di formare persone di altissimo livello, persone che si fanno valere in posizioni di eccellenza a livello internazionale, è la ragione per la quale voglio dirvi anche che il Governo è attento anche alle vostre carriere. Lo facciamo non perché siamo spinti appunto da qualche stramba logica di conquista, lo facciamo perché siamo convinti che una forte presenza italiana sia nell'interesse dell'Europa prima ancora che nell'interesse dell'Italia. 

Allora io ringrazio il Ministro Tajani, anche qui il Ministero degli Esteri e le rappresentanze presso l'Unione Europea e nella Nato per l'attenzione che prestano ogni giorno a questo tema. Grazie anche all'Ambasciata per il lavoro quotidiano a sostegno della presenza italiana qui in Belgio, Nazione relativamente piccola ma cruciale per la politica, per l'economia del nostro continente. 

Non dobbiamo accontentarci. Anche su questo abbiamo chiari margini di crescita per quanto riguarda le posizioni di vertice, soprattutto all'interno della Commissione. Chiaramente voi siete indipendenti dai governi, è un bene che sia così, però come dicevo è nell'interesse dell'Europa e dell'Alleanza Atlantica e nell'interesse dell'Italia poter contare su funzionari che hanno grande competenza, che hanno grande professionalità, che arrivano da una grande Nazione europea e occidentale, una Nazione fondatrice dell'Unione europea e della NATO, che sono animati da un forte senso di lealtà e di appartenenza verso l'istituzione e l'organizzazione dove prestano servizio e verso l'Italia. 

E quindi, confidando che questo evento diventi un appuntamento fisso, ma non solo, confidando nella possibilità che avremo in altre occasioni come questa di incontrarci, io vi voglio salutare con un arrivederci. Sappiate che io, il Governo italiano, le nostre rappresentanti e l'Ambasciata siamo al vostro fianco per un'Italia che possa essere sempre più autorevole, sempre più credibile e sempre più in grado, in un tempo di tempesta, di affrontare quella tempesta a testa alta. 
Grazie davvero. A presto.