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Buongiorno a tutti,
Vorrei intanto ringraziarvi per il contributo della discussione di ieri, e cercherò di rispondere a tutte le osservazioni fatte procedendo punto per punto.
Voglio ribadire il profondo rispetto che il governo e io abbiamo per il Parlamento. Naturalmente i tempi erano ristretti. La scadenza del 30 aprile non è mediatica – come si è detto – è che se si arriva prima si ha accesso ai fondi prima. La Commissione andrà sui mercati a fare la provvista per finanziare questo fondo intorno al mese di maggio/giugno, poi la finestra si chiuderà temporaneamente per l’estate, e quindi se il Piano viene presentato prima si ha accesso alla prima quota della provvista. Non così se invece si va più avanti.
Per cui mi dispiace molto per i tempi ristretti di questa discussione. Abbiamo tenuto conto però dei molti punti di vista del Parlamento espressi sia nelle opinioni espresse prima, sia ne corso delle interlocuzioni stesse che il Parlamento ha avuto con parti sociali sia con l’altissimo numero di interlocutori che il Parlamento ha incontrato.
Un’altra osservazione concerne l’attuazione del Piano. Il dialogo non è finito qui: il contributo che il Parlamento può dare è solo all’inizio. Infatti tutte queste riforme che sono contenute nel Piano saranno adottati con provvedimenti e strumenti legislativi: disegni di legge, leggi delega e decreti legge), nei cui procedimenti di adozione il Parlamento avrà, com’è ovvio, un ruolo determinante nella discussione e nella determinazione del contenuto. Quindi una collaborazione tra legislativo ed esecutivo è fondamentale ora e lo sarà ancora di più nei mesi a venire. Vi sono state richieste di chiarimenti da parte di molti sull’attuazione del Piano e in particolare sul ruolo degli Enti Locali e le Autonomie. La vera sfida – non appena questo Piano viene consegnato – è quella di trovare un modo di attuazione dove amministrazioni locali, territoriali, governo centrale che sono chiamati a una mole di interventi, soprattutto investimenti pubblici decisamente eccezionale, trovino uno schema di governo del Piano. Questo è il vero governo, non è tanto cosa fa Palazzo Chigi, cosa succede a Palazzo Chigi, che comitati si formano. Questo è il punto nodale del Piano. Il processo è relativamente chiaro per quel che riguarda la parte di attuazione dei mi misteri, è invece molto più complesso per quanto riguarda il coordinamento del ruolo che avranno il governo da una parte e i vari Enti locali dall’altra che sono i veri attuatori del Piano a cui viene destinato il Piano. Perché devono avere un ruolo centrale nel Piano? Perché sono loro ad avere massima contezza dei bisogni del territorio. In particolare in ambiti quali la Coesione sociale e la Sanità, come tra l’altro previsto anche dalla Costituzione. Quindi non c’è Stato contro Enti locali. E’ esattamente il contrario. Questo è il messaggio che abbiamo voluto dare dall’inizio di questo governo e che viene confermato da questo Piano. Oltretutto il governo prevede anche che qualora sia necessario e gradito vi siano anche dei gruppi di lavoro, delle squadre che possano rinforzare l’azione degli Enti locali quando necessario. Per quanto comunque in questo il governo del Piano sarà definito da un intervento normativo che verrà adottato a breve.
Alcune osservazioni sulle poche risorse ai giovani, alle donne lavoratrici, al Sud, alle infrastrutture digitali. In generale questo Piano permette investimenti che sarebbero stati impossibili e impensabili fino a pochi giorni fa. Tutto il Piano è un investimento sul futuro e sulle nuove generazioni. Primo: ho detto ieri che ai nostri giovani dobbiamo garantire welfare, una casa e un’occupazione sicura. Ieri ho parlato in questa aula delle misure del Piano per le famiglie giovani, quelle per le infrastrutture sociali e le case popolari, e gli incentivi fiscali per i mutui.
Inoltre, il piano interviene per garantire in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, e stanzia quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, mezzo miliardo per le borse di studio per accedere all’università. Prevede poi l’ampliamento dei dottorati, attraverso un finanziamento cumulativo di circa un miliardo.
Ribadisco inoltre l’introduzione di una previsione per condizionare l’esecuzione dei progetti finanziati non solo dal PNRR, ma anche da REACT-EU e dal Piano complementare, alla nuova occupazione giovanile e femminile. Quello che ieri ho chiamato condizionalità trasversali del Piano.
Il Piano prevede importanti misure a sostegno delle donne lavoratrici. Vi sono interventi a favore dell’imprenditoria femminile, ma soprattutto un corposo pacchetto per aiutare ad alleggerire il carico familiare che spesso grava sulle spalle delle donne. Il Piano asili nido, che è stato toccato da molti interventi, stanzia ben 4,6 miliardi per gli asili nido e le scuole d’infanzia. Questo investimento porta a creare circa 230.000 nuovi posti destinati ai bambini più piccoli, e credo sia una stima prudenziale. L’ambizione del Governo è raggiungere e superare gli obiettivi europei a riguardo. D’altronde abbiamo un tale arretrato che bisogna porsi obiettivi ambiziosi per recuperare un po’ di quello che si è perso nel passato. Si prevede inoltre il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare.
Anche sul Mezzogiorno ci sono stati molti interventi. Il Piano esplicita in maniera chiara come verranno spese le risorse inserite nei piani del Dispositivo europeo e nei fondi aggiuntivi.
Al Sud andrà circa il 40% delle risorse a fronte del 34% della popolazione. E saranno ripartite con il criterio del territorio. Sono 82 miliardi: è molto anche più alta della quota di Prodotto interno lordo.
Alcune Missioni del Piano prevedono poi investimenti in quote ancora maggiori: Penso ad esempio alla Missione 3, Infrastrutture per la Mobilità Sostenibile, dove arriva al 53%, o alla Missione 4, Istruzione e Ricerca, dove tocca il 46%. Inoltre, oltre il 45% degli investimenti nella connettività a banda ultralarga si svilupperà nelle regioni del Sud.
Ad altri commenti sul Sud ribadisco che gli interventi in questa aerea convergono su quattro priorità: il miglioramento dei servizi, la sostenibilità, le connessioni, i collegamenti e l’attrazione di nuovi investimenti. Sono tutte misure che si inseriscono nella nostra visione complessiva: far ripartire e poi accelerare la convergenza del Mezzogiorno, ferma ormai da mezzo secolo.
A proposito dell’osservazione sui livelli essenziali delle prestazioni, la loro definizione è molto importante per il Governo e infatti è contenuta nel Piano. Un esempio è quello del programma per la garanzia e occupabilità dei lavoratori, nella riforma delle politiche attive del lavoro, della riforma della non autosufficienza, che si basano proprio sulla definizione dei livelli essenziali di prestazioni. Il Governo sta anche lavorando in particolare sul tema degli asili nido, in modo da aumentare l’offerta delle prestazioni di educazione e cura della prima infanzia nei territori più lontani dall’obiettivo europeo del 33% di bambini che possono accedere al servizio.
Per quanto riguarda la banda larga, il governo intende stanziare 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L’obiettivo è portare entro il 2026 reti a banda ultra larga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche. A maggio, quindi tra pochi giorni, avvieremo la mappatura dei piani d’investimento previsti dai privati per identificare le aree del Paese che senza interventi del governo resterebbero sfavorite. Per queste aree è previsto un contributo statale per assicurarci che non si creino nuovi divari digitali da qui al 2026. Vogliamo che si evitino duplicazioni di investimento, che gli operatori di mercato scelgano le tecnologie più adatte ad ogni zona e che comunque la scelta dei cittadini e la concorrenza in questo settore vengano tutelate. Perché in questo settore l’effetto di maggiore concorrenza – e si è visto negli ultimi 20-30 anni – si riflette in prezzi più bassi per i cittadini e anche qualità migliore. Non sostengo che la concorrenza sia il toccasana in tutte le situazioni, assolutamente no. Nella maggior parte delle situazioni in effetti è una concorrenza regolata che va immaginata, non una concorrenza senza regole. Ma queste sono cose che abbiamo imparato purtroppo a nostre spese negli ultimi anni. Grazie a questa nuova e completa infrastruttura intendiamo investire per ammodernare la nostra amministrazione, connettere tutte le scuole e gli ospedali, incentivare le imprese a investire e digitalizzarsi.
Poi abbiamo avuto delle osservazioni sul turismo. Io sottolineo che a questi settori – essenzialmente cultura e turismo - sono destinati circa 8 miliardi di euro. Sono previsti interventi per la valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la sicurezza, l’accessibilità e la loro attrattività. Ci sono investimenti nel digitale, per consentire il collegamento dell’interno ecosistema turistico e per migliorare la competitività delle imprese.
Per quanto riguarda Roma, altro tema sollevato, il PNRR prevede un’iniziativa specifica che si chiama “Caput Mundi” da 500 milioni di euro per finanziare progetti che valorizzano il patrimonio storico e culturale della città di Roma; permettono la messa in sicurezza di luoghi pubblici ed edifici storici; digitalizzano i servizi culturali e rinnovano parchi e giardini storici. E spero anche non storici. Nel complesso, intendiamo avviare un progetto che muovendo dalla Capitale porti il turismo lungo i percorsi nazionali spesso meno noti ma non meno unici.
E’ stato toccato anche il tema del Made in Italy. Uno degli obiettivi principali della Missione 1 è favorire l’internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, soprattutto nei settori più innovativi e strategici. In questo senso vanno gli interventi nell’ambito del Fondo per l’internazionalizzazione la cui dotazione è di circa 1,2 miliardi di euro, e quelli specifici sui settori ad alta tecnologia come l’aerospazio. In generale, gli investimenti su ricerca e sviluppo contribuiranno a un Made in Italy improntato sempre di più alla capacità innovativa.
Molti di voi hanno chiesto garanzie relativamente al superbonus. Ripeto quello che ho detto ieri: tra PNRR e Fondo complementare, sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse che erano state stanziate in precedenza. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 per le case popolari (Iacp). Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021. E son completamente d’accordo: l’ecobonus tira poco perché le procedure son troppo complesse. Quindi con un decreto legge che sarà presentato entro il mese di maggio interveniamo con importanti semplificazioni per far sì che la gente lo possa usare.
Ci sono stati anche rilievi sull’agricoltura. Diversi progetti riguardano la sua digitalizzazione: stanziamo 500 milioni per l’innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare. Il progetto sostiene l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni.
Ci sono state poi varie sollecitazioni sul tema dell’idrogeno. Prima di tutto voglio sottolineare come il PNRR stanzi complessivamente 3,6 miliardi sullo sviluppo dell’idrogeno, dato significativamente superiore ai 2 miliardi della Francia e all’1,6 miliardi della Spagna.
È evidente che la transizione debba tendere all’utilizzo dell’idrogeno verde. Questo – teniamolo a mente - richiederà un’efficacia senza precedenti nel raggiungimento degli obiettivi di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili, in assenza delle quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno. Il target previsto è il 72% dell’elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030. Vuol dire installare circa 70 GigaWatt di potenza rinnovabile nei prossimi 10 anni. Il ritmo attuale di installazione della potenza è 0,8. Dunque tutto dipenderà da quanto saremo in grado di rispettare la tabella di marcia del piano, riducendo al minimo i ritardi nell’implementazione delle infrastrutture energetiche. O attuiamo queste riforme o la transizione energetica richiederà – fate voi i conti - più di 30-40 anni.
In tema di punti di ricarica dei veicoli elettrici – un altro tema che è stato sollevato – nel piano ci sono obiettivi puntuali ed ambiziosi. L’obiettivo è sviluppare 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e circa 13.700 punti di ricarica nei centri urbani.
Più in generale, noto che sono arrivate osservazioni apparentemente opposte circa la transizione ambientale. Per alcuni si teme che possa far danno al nostro sistema industriale esistente. Da altri si chiede che essa permei ogni ambito di intervento. Io credo che sia una contraddizione relativamente semplice da sciogliere.
Il Governo è convinto che la transizione ecologica debba riguardare tutti i settori produttivi. Essa è una priorità trasversale per tutto il Piano. Il PNRR alloca circa il 40% delle risorse ad obiettivi climatici. Oltre agli interventi previsti nella Missione 2, ci sono quelli sui trasporti, e sull’efficienza energetica. Siamo quindi ben oltre l’obiettivo europeo del 37%.
Allo stesso tempo, siamo convinti che la transizione ambientale sia un motore di sviluppo e di occupazione, soprattutto per i giovani. Finora è stata vista come un ostacolo agli investimenti, un ostacolo al “progresso”. Dobbiamo capire che se è fatta bene non è un ostacolo al progresso: genera occupazione, genera innovazione, genera produzione. Faccio un esempio: la filiera dell’automotive, e i cambiamenti che vengono ad essa apportati dalla mobilità elettrica. Per questo sono presenti significativi, specifici investimenti nelle batterie.
Per quanto riguarda il tema della commissione sulla Valutazione d’Impatto Ambientale, la durata media della conclusione dei procedimenti è di oltre due anni. Non sono tempi compatibili con le infrastrutture di cui abbiamo bisogno, e che, ricordo, mettiamo in campo anche per andare incontro agli obiettivi ambientali. Le riforme che proponiamo portano a una riduzione dei tempi, anche con il rafforzamento della capacità del nuovo Ministero della transizione ecologica.
C’è poi stata un’osservazione sul consumo di suolo, che ha particolare rilievo nel Piano e su cui il Governo si impegna a presentare una legge. Come esempio di questa attenzione, voglio citare l’investimento “parco agri-solare”, che sarà realizzato senza consumo di suolo.
Passo ora al tema dell’alta velocità. Il Piano e il Fondo Complementare prevedono investimenti per oltre 15 miliardi. Un esempio è la linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. Ho detto che è vera alta velocità, dove i treni potranno viaggiare a 300 Km all’ora. Con questi investimenti, ci si metterà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria.
Tutte le linee ad alta velocità non sono progetti vecchi, ma sono progetti estremamente innovativi. La Roma-Pescara è una novità assoluta. Il raddoppio del binario sulla linea esistente della Palermo-Catania-Messina va incontro ad un’esigenza avanzata dalla regione Sicilia.
Per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. Consentono di potenziare i servizi di trasporto su ferro e stabiliscono per le merci connessioni efficaci con il sistema dei porti esistenti. In particolare grazie ai lavori sul tratto Liguria-Alpi i tempi di percorrenza sono dimezzati sia sulla tratta Genova-Milano che sulla quella Genova-Torino. E la capacità sarà aumentata da 10 a 24 treni/ora.
Diverse questioni sono state poste a proposito dell’housing sociale. I 500 milioni dell’housing sociale sono inseriti nel programma innovativo della qualità dell’abitare. Attraverso questo progetto, investiamo 2,8 miliardi nella realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica, per ridurre le difficoltà abitative, con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente, e alla riqualificazione delle aree degradate e puntiamo sull'innovazione verde e sulla sostenibilità.
Sono stati fatti anche degli interventi a proposito delle aree colpite da eventi sismici. Per queste aree, sono previsti 1,78 miliardi di euro nel Fondo Complementare. Il PNRR, poi, prevede diversi interventi di riqualificazione di edilizia pubblica, nell’ambito dei quali sono previsti anche interventi di prevenzione antisismica.
C’è poi stata un’osservazione sui fondi stanziati per la ricerca. Le risorse per la ricerca sono aumentate rispetto alla precedente versione nel Piano. Ma non basta: oltre al PNRR, la ricerca di base deve ricevere un maggiore supporto con le politiche ordinarie, ed essere sottoposta a valutazione in modo da verificare l’efficacia degli investimenti.
Vi sono state numerose sollecitazioni sulla tassazione. La riforma del fisco fa parte di quell’insieme di riforme che, sebbene non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, devono accompagnarne l’attuazione. La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee.
Per fare la riforma fiscale occorre una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Quindi, di nuovo, tra poco. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà, ha già svolto, un ruolo di primo piano attraverso l’“indagine conoscitiva sulla riforma dell’IRPEF e altri aspetti del sistema tributario” avviata dalla Commissioni parlamentari e tuttora in corso di svolgimento. Le indicazioni che proverranno dal lavoro delle Commissioni saranno riflesse nel testo del disegno di legge delega.
È presto, pertanto, per dare risposte su quale sarà la riforma del fisco. Io ho enunciato alcuni principi che secondo me sono fondamentali nel discorso programmatico, ma oltre a questo è difficile poterlo fare ora. È essenziale che il lavoro del Parlamento giunga a compimento e che vengano fornite indicazioni politiche quanto più condivise e puntuali possibili. Per realizzare in tempi certi la riforma definendone i decreti attuativi il Governo, dopo l’approvazione della legge di delega, istituirà una Commissione di esperti.
Sui tempi di pagamento della PA, il Governo si impegna a attuare il monitoraggio già in corso con la Piattaforma per i crediti commerciali gestita dal Ministero dell’economia. Contestualmente, si provvede a rafforzare l’attività di sensibilizzazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni e degli enti locali per il miglioramento dei processi necessari ad accelerare le procedure di pagamento. Ma anche le azioni di rafforzamento della PA previste nel PNRR contribuiranno a migliorare la situazione dei pagamenti.
Un’osservazione ha giustamente toccato il volume del debito che si crea con questo piano. In questo momento, però, credo sia necessario concentrarci sulla crescita. Sulla crescita economica, sulla crescita sostenibile. Vogliamo rilanciare gli investimenti, bisogna che la produttività aumenti, e a quel punto avremo dei tassi di crescita ben più alti, speriamo, che in passato che porteranno a un declino del rapporto tra debito pubblico e PIL.
C’è poi stata un’osservazione sull’importanza del Terzo settore. Ci tengo a sottolineare che il valore del Terzo settore è parte integrante del piano, in particolare nella componente, dedicata a Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore.
Ciascuno dei tre ambiti di intervento prevede proprio che ci sia co-progettazione e siano sfruttate le sinergie tra impresa sociale, volontariato e amministrazione. Siamo convinti che questo consenta di comprendere al meglio i disagi e i bisogni e quindi di venire incontro alle nuove marginalità. Nel Piano è anche presente l’impegno a completare la riforma del Terzo settore.
La semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni, per venire a un altro punto, è obiettivo essenziale per la riuscita del Piano e, più in genere, per il rilancio del settore delle costruzioni. In merito agli appalti, intendiamo riformare la disciplina nazionale, sulla base delle tre direttive dell’Unione Europea (2014/23, 24 e 25). Occorre renderla più snella rispetto a quella vigente, anche sulla base di una comparazione con la normativa adottata in altri Stati membri dell’Unione europea. A tal fine, si interverrà con una legge delega, da presentare entro il 2021. Inoltre, intendiamo prorogare le semplificazioni adottate con il DL 76/2020 fino al 2023.
A prescindere dal PNRR, la semplificazione normativa e amministrativa è un obiettivo cruciale per il Governo. Il Piano contiene numerose misure per accelerare l’attuazione degli interventi. Le riforme previste dal Piano sono accompagnate da indicazioni sulle tempistiche. Sarà approvato un DL già a maggio, con gli interventi urgenti di semplificazione. E naturalmente questo lavoro di semplificazione proseguirà in modo progressivo, continuo e costante fino al 2026.
Concludo infine con un riferimento allo sport. L’Italia da anni reclamava un piano sulle politiche sportive. Con un miliardo di investimenti nel Piano da oggi lo sport ha piena dignità nelle politiche pubbliche del nostro Paese. C’è uno stretto legame tra l’attività sportiva, il benessere e la coesione sociale. Intendiamo potenziare le infrastrutture per lo sport e favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie. Delle infrastrutture sportive scolastiche beneficerà inoltre l’intera comunità territoriale, al di fuori dell’orario scolastico attraverso convenzioni e accordi con le stesse scuole, con gli enti locali e con le associazioni sportive e dilettantistiche locali.
Grazie.
Signor Presidente, Onorevoli Deputati,
sbaglieremmo tutti a pensare che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, pur nella sua storica importanza, sia solo un insieme di progetti tanto necessari quanto ambiziosi, di numeri, obiettivi, scadenze. Vi proporrei di leggerlo anche in un altro modo. Metteteci dentro le vite degli italiani, le nostre ma soprattutto quelle dei giovani, delle donne, dei cittadini che verranno. Le attese di chi più ha sofferto gli effetti devastanti della pandemia. Le aspirazioni delle famiglie preoccupate per l’educazione e il futuro dei propri figli. Le giuste rivendicazioni di chi un lavoro non ce l’ha o lo ha perso. Le preoccupazioni di chi ha dovuto chiudere la propria attività per permettere a noi tutti di frenare il contagio L’ansia dei territori svantaggiati di affrancarsi da disagi e povertà. La consapevolezza di ogni comunità che l’ambiente va tutelato e rispettato. Ma, nell’insieme dei programmi che oggi presento alla vostra attenzione, c’è anche e soprattutto il destino del Paese. La misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale. La sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione europea e protagonista del mondo occidentale.
Non è dunque solo una questione di reddito, lavoro, benessere. Ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero, nessuna tabella potranno mai rappresentare.
Dico questo perché sia chiaro che, nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio. Nel presentare questo documento, al quale è strettamente legato il nostro futuro, vorrei riprendere, specie all’indomani della celebrazione del 25 aprile, una testimonianza di uno dei padri della nostra Repubblica.
Scriveva Alcide De Gasperi nel 1943:
“Vero è che il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere.
L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini - oggi diremmo delle persone - disinteressati pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune.”
A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani.
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Prima di concentrarmi sulla descrizione del Piano, vorrei ringraziarvi per il prezioso lavoro di interlocuzione con Istituzioni e Parti sociali svolto dal Parlamento. La buona riuscita del Piano richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo. Il Parlamento ha effettuato, con rapidità, un ingente lavoro di sintesi delle osservazioni e delle istanze di numerosi enti istituzionali, associazioni di categoria ed esperti che ha contribuito alla fase finale di definizione del Piano. Tale lavoro di sintesi si è affiancato all’intensa collaborazione tra i diversi Ministeri a vario titolo coinvolti nella predisposizione del Piano, un lavoro che ha grandemente beneficiato dell’azione svolta dal precedente Governo. Ringrazio anche le Regioni, le Provincie e i Comuni, il cui ruolo va oltre queste consultazioni. Gli enti territoriali sono infatti determinanti per la riuscita del Piano.
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Il Piano ha tre obiettivi principali. Il primo, con un orizzonte temporale ravvicinato, risiede nel riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica. La pandemia ci ha colpito più dei nostri vicini europei. Abbiamo raggiunto il numero di quasi 120.000 morti per il Covid-19, a cui si aggiungono i tanti mai registrati. Nel 2020 il PIL è caduto dell’8,9 per cento, l’occupazione è scesa del 2,8 per cento, ma il crollo delle ore lavorate è stato dell’11 per cento, il che dà la misura della gravità della crisi. I giovani e le donne hanno sofferto un calo di occupazione molto superiore alla media, particolarmente nel caso dei giovani nella fascia di età 15-24 anni. Le misure di sostegno all’occupazione e ai redditi dei lavoratori hanno notevolmente attutito l’impatto sociale della pandemia. Tuttavia questo si è sentito soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione. Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 7,7 per cento, per poi aumentare a poco meno del 10 per cento nel 2020. Ancora una volta ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani e ancora una volta soprattutto nel Mezzogiorno.
Con una prospettiva più di medio-lungo termine, il Piano affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico. Infine, le risorse del Piano contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica.
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Il Piano è articolato in progetti di investimento e riforme. L’accento sulle riforme è fondamentale. Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne. Le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzate in sei Missioni. E, per inciso, tutto questo sarà controllabile, come si dice oggi, monitorabile, su una piattaforma elettronica. I progetti di ciascuna missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell’intero Piano. Si tratta di colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali. Le risorse fornite attraverso il Dispositivo di ripresa e resilienza della UE sono pari a 191,5 miliardi.
Il Governo ha deciso di stanziare ulteriori 30,6 miliardi per il finanziamento di un Piano nazionale complementare da affiancare al dispositivo europeo. Questo piano complementare finanzia progetti coerenti con le strategie del PNRR, che tuttavia eccedevano il tetto di risorse ottenibili dal dispositivo europeo. Il PNRR e il Piano complementare sono stati disegnati in modo integrato: anche i progetti del secondo avranno gli stessi strumenti attuativi. Sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Queste includono la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria - che sarà una vera alta velocità - e l’attraversamento di Vicenza relativo alla linea ad Alta Velocità Milano-Venezia È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell’ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo quindi disporre di circa 248 miliardi di euro. A tali risorse, si aggiungono poi quelle rese disponibili dal programma REACT-EU che, come previsto dalla normativa UE, vengono spese negli anni 2021-2023. Si tratta di altri fondi per ulteriori 13 miliardi. Se si tiene conto solo del piano e del Fondo Complementare, la quota dei progetti ‘verdi’ è pari al 40 per cento del totale. Quella dei progetti digitali il 27 per cento, come indicato dalle regole che abbiamo tutti insieme deciso in Europa. Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento. C’è una forte attenzione all’inclusione di genere e al sostegno per i giovani.
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Il Piano ha effetti significativi sulle principali variabili economiche. Nel 2026 il PIL sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell’attuazione del Piano. Ne beneficia anche l’occupazione che sarà più elevata, di 3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026. Queste stime ipotizzano un’elevata efficienza degli investimenti pubblici effettuati, ma non quantificano l’ulteriore impulso che potrà derivare dalle riforme previste dal Piano e per quanto riguarda l’occupazione femminile e giovanile non tiene conto della clausola di condizionalità trasversale a tutto il Piano. L’accelerazione della crescita può essere superiore a quanto riportato nel piano se riusciamo ad attuare riforme efficaci e mirate a migliorare la competitività della nostra economia.
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Il governo del Piano, quella che altri chiamano governance, è strutturato su diversi livelli. L’attuazione delle iniziative e delle riforme, nonché la gestione delle risorse finanziarie, sono responsabilità dei Ministeri e delle autorità locali, che sono chiamate a uno straordinario impegno in termini di organizzazione, programmazione e gestione. Le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione Europea sono affidati al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell’attuazione del Piano. Voglio sottolineare l’importante ruolo svolto da Regioni ed Enti locali nell’ambito dell’attuazione del Piano. Sono infatti responsabili della realizzazione di quasi 90 miliardi di investimenti, circa il 40 percento del totale, in particolare con riferimento alla transizione ecologica, all’inclusione e coesione sociale e alla salute.
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La prima Missione riguarda i temi della Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura. Nel complesso, le risorse destinate a questa Missione sono quasi 50 miliardi, di cui 41 finanziate con il Dispositivo Europeo e 8,5 con il Piano complementare nazionale, pari al 27% delle risorse totali del Piano. L’obiettivo principale è promuovere e sostenere la trasformazione digitale e l’innovazione del sistema produttivo del Paese. Abbiamo scelto di investire nella crescita dimensionale delle nostre imprese e in filiere ad alta tecnologia. È facile quando si parla di digitale, parlare di fibra, di cloud, di 5G, di identità digitale, di telemedicina e delle molte altre tecnologie sulle quali proponiamo di investire.
In realtà dobbiamo ricordare per cosa la trasformazione digitale è essenziale per il nostro Paese. Noi vogliamo che dal 2027 le nostre ragazze e ragazzi possano avere accesso alle migliori esperienze educative, ovunque esse siano in Italia.
Vogliamo che i nostri imprenditori, piccoli e grandi, possano lanciare e far crescere le loro attività rapidamente e efficientemente.
Vogliamo permettere alle donne imprenditrici di realizzare i loro progetti.
Vogliamo che i lavoratori e le lavoratrici continuino ad acquisire le competenze per le professioni di oggi e di domani.
Vogliamo che le persone più sole o vulnerabili possano esser assistite dagli operatori sanitari, dai volontari e dai loro famigliari nel miglior e più tempestivo modo possibile.
Vogliamo che le pubbliche amministrazioni e i loro servizi siano accessibili senza ostacoli, senza costi e senza inutile spreco di tempo.
Vogliamo insomma accelerare l'adozione della tecnologia - nel pubblico, nel privato e nelle famiglie - per dare alla fine del quinquennio 2021-26 eque opportunità a tutti.
In particolare a giovani, lo ripeto ancora, donne e a chi vive in territori meno connessi.
Per il rilancio della cultura e del turismo, due settori chiave per l’Italia anche per il loro significato identitario, una prima linea di azione riguarda interventi di valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la capacità attrattiva, la sicurezza e l’accessibilità dei luoghi. Gli interventi sono dedicati non solo ai cosiddetti “grandi attrattori”, ma anche alla tutela e alla valorizzazione dei siti minori. Si aggiungono misure per una riqualificazione ambientalmente sostenibile delle strutture e dei servizi turistici, che fanno leva anche sulle nuove tecnologie.
Il Piano non trascura il fatto che il rafforzamento della digitalizzazione e la spinta all’innovazione devono essere realizzati in maniera sinergica tra settori e aree di intervento.
Molte misure di cui dirò più avanti relativamente ad altre Missioni, ad esempio relativamente a Istruzione e Ricerca o Sanità, completano la strategia del Governo in questa area.
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La seconda Missione, denominata Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, si occupa dei grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento.
Essa è particolarmente importante per noi italiani perchè l’Italia è maggiormente esposta a rischi climatici rispetto ad altri Paesi, in parte per l’orografia, in parte per gli abusi, in parte per la delicatezza dell’ambiente. La missione migliora la sostenibilità del sistema economico e assicura una transizione equa e inclusiva verso una società a impatto ambientale pari a zero. La dotazione complessiva di questa missione è la più cospicua tra le 6 proposte (quasi 70 miliardi, di cui 60 finanziati con il Dispositivo europeo). Vi sono inoltre investimenti a supporto della transizione ecologica anche in altre Missioni. Questa prevede misure per migliorare la gestione dei rifiuti e per l’economia circolare, rafforza le infrastrutture per la raccolta differenziata, e ammoderna o sviluppa nuovi impianti di trattamento rifiuti.
Per raggiungere la progressiva decarbonizzazione, sono previsti interventi per incrementare significativamente l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, per il rafforzamento delle reti e una mobilità più sostenibile. Vi è uno sforzo significativo per promuovere l’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati.
Per il Superbonus al 110 per cento sono previsti, tra PNRR e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Non c’è alcun taglio. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari (Iacp). È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l’ambiente.
Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e di sicurezza degli edifici.
Inoltre, nella missione, non sono stati trascurati i temi della sicurezza del territorio, con interventi di prevenzione e di ripristino a fronte di significativi rischi idrogeologici, della salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, e quelli relativi all’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno, e alla disponibilità di risorse idriche.
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La Missione 3 dispone una serie di investimenti finalizzati allo sviluppo di una rete di infrastrutture di trasporto moderna, digitale, sostenibile e interconnessa. Nel complesso a questa finalità sono allocati oltre 31 miliardi. Gran parte delle risorse è destinata all’ammodernamento e al potenziamento della rete ferroviaria.
Si prevede il completamento dei principali assi ferroviari ad alta velocità ed alta capacità (per una spesa stimata in 13,2 miliardi), l’integrazione fra questi e la rete ferroviaria regionale e la messa in sicurezza dell’intera rete.
Vi sono poi interventi per la digitalizzazione del sistema della logistica, per migliorare la sicurezza di ponti e viadotti, e misure per innalzare la competitività, capacità e produttività dei porti italiani.
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La Missione 4, Istruzione e Ricerca, incide su fattori indispensabili per un’economia basata sulla conoscenza. Oltre ai loro risvolti benefici sulla crescita, tali fattori sono determinanti anche per l’inclusione e l’equità. I progetti proposti intendono rafforzare il sistema educativo lungo tutto il percorso di istruzione, sostenere la ricerca e favorire la sua integrazione con il sistema produttivo.
Gli interventi principali riguardano:
Il miglioramento qualitativo e l’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell’offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia.
Lo sviluppo e il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante.
I processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti.
Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture scolastiche, ad esempio con il cablaggio interno di circa 40.000 edifici scolastici.
La riforma e l’ampliamento dei dottorati.
Il rafforzamento della ricerca e la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese.
Infine, il sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico.
A questa Missione sono destinati quasi 32 miliardi, di cui uno finanziato con risorse nazionali tramite il Fondo complementare, e 31 con il Dispositivo europeo.
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La quinta Missione è destinata alle politiche attive del lavoro e della formazione, all’inclusione sociale e alla coesione territoriale. I fondi destinati a questi obiettivi superano nel complesso i 22 miliardi, ma ulteriori 7,3 miliardi di interventi beneficeranno delle risorse di REACT-EU. Sono previsti investimenti in attività di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Si prevede l’introduzione di una riforma organica e integrata in materia di politiche attive e formazione, nonché misure specifiche per favorire l’occupazione giovanile. Sono introdotte misure a sostegno dell’imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere.
Si è scelto poi di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. A queste si affiancano misure per la riqualificazione dei tessuti urbani più vulnerabili (periferie, aree interne del Paese) e interventi di potenziamento dell’edilizia residenziale pubblica.
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La Missione 6 riguarda la Salute, un settore critico, che ha affrontato sfide di portata storica nell’ultimo anno. La pandemia da Covid-19 ha confermato il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale e la rilevanza macro-economica dei servizi sanitari pubblici. Le riforme e gli investimenti proposti con il Piano in quest’area hanno due obiettivi principali: rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio e modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario per garantire un equo accesso a cure efficaci.
Una osservazione che volevo dire a proposito delle prestazioni erogate sul territorio è che è previsto un significativo incremento delle prestazioni in assistenza domiciliare fino a prendere in carico entro il 2026 il 10% di età sopra i 65 anni, in particolare coloro che hanno patologie croniche o non sono autosufficienti.
Inoltre, il miglioramento delle prestazioni erogate sul territorio è perseguito attraverso il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
A queste misure si affiancano progetti per il rinnovamento e l’ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti; per il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico; per una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza. Rilevanti risorse sono destinate inoltre alla ricerca scientifica e a favorire il trasferimento tecnologico, oltre che a rafforzare le competenze e il capitale umano del Servizio Sanitario Nazionale. Nel più generale ambito sociosanitario, introduciamo un’importante riforma per la non autosufficienza, con l'obiettivo primario di offrire risposte ai problemi degli anziani. Questa misura affronta in maniera coordinata i diversi bisogni che scaturiscono dalle conseguenze dell'invecchiamento.
Vogliamo che i nostri anziani possano essere messi in condizione di mantenere o riguadagnare la massima autonomia possibile, in un contesto il più possibile de-istituzionalizzato. Dopo le sofferenze e le paure di questi mesi di pandemia, non possiamo certo dimenticarci di loro.
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Vediamo ora l’impatto del Piano su donne, giovani e sud. Eliminare gli ostacoli che limitano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è fondamentale per la ripresa dell’Italia. Il Piano interviene sulle molteplici dimensioni del divario di genere e si inserisce nel percorso di riforma avviato con il Family Act. Il Governo intende lanciare entro il primo semestre 2021 la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026.Il PNRR sviluppa le priorità di questa Strategia nazionale e le articola in un ampio programma.
4,6 miliardi sono destinati a costruire nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia.
Quasi un miliardo va a finanziare l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie per permettere alle famiglie – e alle madri in particolare - di conciliare meglio la loro vita professionale e lavorativa.
Il Piano prevede 400 milioni per favorire l’imprenditorialità femminile, e stanzia oltre 1 miliardo per la promozione delle competenze in ambito tecnico-scientifico, soprattutto per le studentesse.
Infine, grazie all’azione di questo Parlamento, l’assegno unico diventerà lo strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno alle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti.
È una riforma che rappresenta un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a sostegno della natalità.
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Un Piano che guarda alle prossime generazioni deve infatti riconoscere la nostra realtà demografica.
Siamo uno dei paesi con la più bassa fecondità in Europa quasi meno di 1,3 figli per ciascuna donna contro quasi 1,6 della media Ue.
Per mettere i nostri giovani nella condizione di formare una famiglia - e questo è dimostrato da indagini recenti - dobbiamo rispondere a tre loro richieste: un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro.
Oltre al piano agli asili nido i giovani beneficiano dalle misure per le infrastrutture sociali e le case popolari.
E in un prossimo decreto, di imminente approvazione, sono previste altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa. E in particolare, oltre a significative agevolazioni fiscali, per pagare un anticipo, grazie all’introduzione di una garanzia statale.
1,8 miliardi vanno ad accrescere la competitività delle imprese turistiche, di cui una parte importante è destinata a incentivare la creazione di nuove imprese da parte di chi ha meno di 35 anni.
Potenziamo il “Servizio Civile Universale” per i giovani tra i 18 e i 28 anni, al quale destiniamo 650 milioni per il periodo 2021-2023.
Si tratta di una forma di cittadinanza attiva che è, allo stesso tempo, uno strumento di formazione e un motore di inclusione e coesione sociale.
I giovani possono orientarsi rispetto allo sviluppo della propria vita professionale e, allo stesso tempo, rendere un servizio nobile alla propria comunità e all’Italia. Sempre per i giovani, investiamo 600 milioni di euro per rafforzare il sistema duale e rendere i sistemi di istruzione e formazione più in linea con il mercato del lavoro.
Questo intervento agevola l’occupazione giovanile e allo stesso tempo viene incontro alle esigenze delle imprese in termini di competenze.
Tra le altre misure legate all’istruzione, ribadiamo la centralità dello sport nel percorso formativo dei ragazzi e delle ragazze.
Il Piano dedica un miliardo alle strutture sportive per i giovani, in parte dedicato a nuove palestre e attrezzature sportive nelle scuole, in parte a rafforzare il ruolo dello sport come strumento di inclusione sociale e di contrasto alla marginalizzazione.
Più in generale, i giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il Piano. Gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica creeranno principalmente occupazione giovanile.
La creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro sarà anche l’effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione che, tra l’altro, consentiranno di completare la connettività delle scuole.
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Il Piano prevede una specifica attenzione per le persone con disabilità, nell’ambito degli interventi per ridurre i divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado. Gli interventi per la mobilità, il trasporto pubblico locale e le linee ferroviarie favoriscono il miglioramento e l’accessibilità di infrastrutture e servizi per tutti i cittadini. È previsto un investimento straordinario sulle infrastrutture sociali, nonché sui servizi sociali e sanitari di comunità e domiciliari, per migliorare l’autonomia delle persone con disabilità.
Il miglioramento di servizi sanitari sul territorio favorisce un accesso realmente universale alla sanità pubblica.
Si prevede, infine, di introdurre la Legge Quadro sulle disabilità per semplificare l’accesso ai servizi e i meccanismi di accertamento della disabilità. Nel corso dell’attuazione del Piano, l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità controllerà che le riforme proposte siano adeguatamente inclusive.
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La crescita del Mezzogiorno rappresenta l’altro aspetto prioritario trasversale al Piano. Il potenziale del sud in termini di sviluppo, competitività e occupazione è tanto ampio quanto è grande il suo divario dal resto del Paese. Non è una questione di campanili: se cresce il sud, cresce l’Italia.
Più del 50 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture – soprattutto l’alta velocità ferroviaria e il sistema portuale – è diretto al sud. Gli interventi su economia circolare, transizione ecologica, mobilità sostenibile e tutela del territorio e della risorsa idrica destinano al Mezzogiorno 23 miliardi. A questi investimenti si accompagnano la riforma delle Zone economiche speciali e un robusto finanziamento della loro dotazione infrastrutturale.
Stimiamo che l’incremento complessivo del PIL del Mezzogiorno negli anni 2021-2026 sarà pari a quasi 1,5 volte l’aumento del PIL nazionale. L’obiettivo è rendere il Mezzogiorno un luogo di attrazione di capitali privati e di imprese innovative.
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Come dicevo, il PNRR non è soltanto un piano di investimenti, ma anche e soprattutto di riforme. La riforma della giustizia affronta i nodi strutturali del processo civile e penale. Nonostante i progressi degli ultimi anni, permangono ritardi eccessivi.
In media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado, a fronte dei circa 200 in Germania.
Il Piano rivede l’organizzazione degli uffici giudiziari e crea l’Ufficio del processo, una struttura a supporto del magistrato nella fase “conoscitiva” della causa.
Nel campo della giustizia civile si semplifica il rito processuale in primo grado e in appello, e si dà definitiva attuazione al processo telematico, come richiesto nei mesi scorsi dal Senato.
Il Governo intende ridurre l’inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali, e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo. Questo è uno degli impegni più importanti ed espliciti che abbiamo preso verso l’Unione europea.
L’obiettivo finale che ci proponiamo è ambizioso, ridurre i tempi dei processi del 40 per cento per il settore civile e almeno del 25 per cento per il penale.
Tutti noi vogliamo un sistema giudiziario strutturalmente più efficiente. Tutti noi vogliamo elevare la qualità della risposta del sistema.
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La seconda riforma di sistema riguarda la Pubblica amministrazione, sulla cui capacità di rispondere in modo efficiente ed efficace incidono diversi fattori. Tra questi: la stratificazione normativa, la limitata e diseguale digitalizzazione, lo scarso investimento nel capitale umano dei dipendenti, l’assenza di ricambio generazionale e di aggiornamento delle competenze.
La riforma interviene su quattro ambiti principali:
Assunzioni e concorsi, mediante una razionalizzazione delle procedure di assunzione e una programmazione degli organici mirata a fornire servizi efficienti a imprese e cittadini.
Buona amministrazione, grazie a una semplificazione del quadro normativo e procedurale.
Rafforzamento delle Competenze, tramite una revisione dei percorsi di carriera, la formazione continua del personale e lo sviluppo professionale.
La Digitalizzazione, con investimenti in tecnologia, la creazione di unità dedicate allA semplificazione dei processi e la riorganizzazione degli uffici.
Inoltre, entro maggio presentiamo un decreto che interviene con misure di carattere prevalentemente strutturale volte a favorire l’attuazione del PNRR e del Piano complementare.
Oltre a importanti semplificazioni negli iter di attuazione e di valutazione degli investimenti in infrastrutture, si procede a una semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni.
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Il Piano vuole anche impegnare Governo e Parlamento a una continuativa e sistematica opera di abrogazione e modifica delle norme che frenano la concorrenza, creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini.
Questi principi sono essenziali per la buona riuscita del Piano: dobbiamo impedire che i fondi che ci accingiamo a investire finiscano soltanto ai monopolisti.
A questo fine assume un ruolo cruciale la Legge annuale sulla concorrenza – prevista nell’ordinamento nazionale dal 2009, ma realizzata solo una volta nel 2017.
Intendiamo varare norme volte ad agevolare l’attività d’impresa in settori strategici come le reti digitali e l’energia.
Alcune di queste norme sono già individuate nel Piano, ad esempio il completamento degli obblighi di gara per i regimi concessori oppure la semplificazione delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti.
Il Governo si impegna a mitigare gli effetti negativi che alcune di queste misure potrebbero produrre, rafforzando i meccanismi di regolamentazione e la protezione sociale.
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Devo ringraziare questo Parlamento per l’impulso politico che anima tutto il Piano: l’attenzione a ambiente, giovani, donne, mezzogiorno che informa ogni intervento è prima di tutto frutto della vostra azione.
Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano. Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti.
Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità.
È con la fiducia che questo appello allo spirito repubblicano verrà ascoltato, e che si tradurrà nella costruzione del nostro futuro, che presento oggi questo Piano al Parlamento.