English | Italiano

Videomessaggio all'Assemblea 2022 di Confesercenti

Martedì, 13 Dicembre 2022

Buongiorno a tutti. 

Voglio salutare Patrizia De Luise, la ringrazio ovviamente per questo invito. Mi dispiace molto non poter essere fisicamente con voi per assistere ai lavori dell’Assemblea del 2022 di Confesercenti, però ci tenevo ugualmente a inviare il mio saluto e il mio contributo. Saluto e, ovviamente, ringrazio i rappresentanti del Governo che parteciperanno in presenza ai lavori di oggi – so che saranno presenti il vicepresidente Salvini e i ministri Urso, Calderone e Santanché – ma soprattutto voglio mandare un grande saluto a tutti i delegati presenti. A loro prevalentemente è indirizzato il mio messaggio perché le oltre 350 mila piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dell’artigianato sono un pezzo insostituibile del tessuto produttivo italiano che questo Governo intende difendere e valorizzare. Anche dal punto di vista culturale e sociale, perché le vostre attività rappresentano quel tessuto che tiene vivo il nostro territorio, le nostre città, dalle più piccole alle più grandi. Ogni serranda alzata è segno di vitalità, di saper fare, di ricchezza. La vostra presenza capillare sul territorio rappresenta l’ossatura dell’economia di vicinato. È un “patrimonio” al contempo intangibile e molto concreto che le Istituzioni, a ogni livello, hanno il dovere di conservare e valorizzare. Perché un patrimonio può creare ulteriore ricchezza oppure essere dilapidato.

Questo Governo ha scelto la prima strada e ha deciso di intervenire immediatamente per mettere in sicurezza questo patrimonio dalla più grande emergenza in corso, che è il caro bollette. Col decreto Aiuti-quater abbiamo prima stanziato 9 miliardi di euro, poi con la legge di bilancio abbiamo liberato ulteriori risorse per 21 miliardi, i due terzi dell’intera manovra economica. Lo abbiamo fatto perché avevamo preso un impegno, lo avevamo preso con gli italiani e quell’impegno era mettere in sicurezza il tessuto produttivo di questa Nazione. Abbiamo detto che era una priorità, abbiamo lavorato per quella priorità. Sono molte le misure che complessivamente abbiamo adottato: penso al credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale che abbiamo prorogato e aumentato, portando la percentuale dal 40% al 45% per le aziende energivore e dal 30% al 35% per le aziende non energivore. Penso alla possibilità per le imprese di richiedere la rateizzazione degli importi dovuti per le bollette, alla proroga dell’Iva al 5% sul gas fino a marzo 2023 o alla riscrittura della norma sugli extraprofitti, che ci permetterà di recuperare circa 2 miliardi e mezzo di euro. Senza rinunciare ovviamente a mettere il primo tassello verso la sicurezza energetica: abbiamo sbloccato alcune concessioni per l’esplorazione e l’estrazione di gas nei nostri mari - quindi gas italiano - chiedendo in cambio alle aziende che beneficiano di questa concessione di garantire da subito il 75% del gas che prevedono di estrarre a prezzi calmierati per le aziende italiane. Per finanziare tutte queste misure il Governo ha ovviamente dovuto fare uno sforzo considerevole che non ha lasciato grandi margini di manovra, purtroppo, su altri fronti. Eppure, non abbiamo rinunciato a dare un’idea delle nostre priorità, un’idea della Nazione che abbiamo in mente.

Vogliamo una Nazione nella quale lo Stato sia un alleato delle imprese, non un suo avversario o, addirittura, un suo nemico. Vogliamo una Nazione nella quale lo Stato non si preoccupi di creare ostacoli e di intralciare la vita a chi vuole fare, ma di mettere imprese e lavoratori in condizioni di lavorare e creare ricchezza. In questo momento noi abbiamo ritenuto giusto riconoscere il valore di chi si impegna e si rimbocca le maniche. C’è l’aumento della tassa piatta al 15% per gli autonomi, finora destinata a chi aveva un fatturato fino a 65mila euro, e viene portata a 85mila; c’è la tassa piatta incrementale per le Partite Iva che hanno un aumento di fatturato rispetto al massimo picco del triennio precedente; sull’aumento del fatturato, decurtato di un importo pari al 5% del massimo dichiarato nel triennio, si applica una tassa piatta del 15% fino a 40mila euro di aumento di fatturato. Poi abbiamo dimezzato dal 10% a 5% la tassa sui premi di produttività fino a 3mila euro, abbiamo confermato il taglio del cuneo fiscale al 2% per i redditi fino a 35mila euro ma abbiamo anche portato il taglio del cuneo al 3% per i redditi fino a 20mila euro. Si è discusso molto di questo punto, da più parti si è detto che il Governo avrebbe dovuto fare di più. È esattamente quello che vogliamo fare, di più: in questa manovra noi abbiamo confermato la misura esistente, l’abbiamo estesa di un punto per i redditi più in difficoltà, perché questo ci consentiva per ora di fare la quantità di risorse che avevamo a disposizione, ma il nostro obiettivo, il nostro obiettivo di legislatura, è quello di arrivare a un taglio del cuneo fiscale di cinque punti percentuali fino a 35 mila euro di reddito, un terzo lato azienda e due terzi lato lavoratore. Questo è il nostro obiettivo, e lo confermo anche oggi qui davanti a voi.

Abbiamo in mente uno Stato alleato delle imprese e dei lavoratori ma anche uno Stato amico di famiglie e cittadini. Per questo, abbiamo voluto inserire in manovra un pacchetto di norme che abbiamo denominato “tregua fiscale”. Si sono dette, anche qui, e scritte tantissime cose su questa scelta; la verità è molto più semplice di quella che spesso viene raccontata: nessun condono o colpo di spugna, nella manovra ci sono solo norme di buonsenso e norme vantaggiose per lo Stato, per le famiglie e per le imprese. Le cartelle inferiori a mille euro notificate fino al 2015 vengono stralciate, banalmente perché il costo della riscossione sarebbe più alto rispetto a quello che si incasserebbe. Per tutte le altre cartelle si paga il dovuto, con una piccola maggiorazione e dando una maggiore possibilità di rateizzazione, ma tutti pagheranno il dovuto. In questo modo noi possiamo far rientrare in carreggiata, diciamo così, tante famiglie, tante imprese, soprattutto quelle più piccole, maggiormente in sofferenza. Sono, come vedete, proposte di buon senso, che sono concentrate sull’attenzione all’economia reale. Come la norma per combattere l’evasione e la concorrenza sleale di quelle attività “apri e chiudi”, cioè di quelle attività che aprono, non versano un euro allo Stato e poi spariscono prima che lo Stato riesca a fare i controlli e ricominciano da capo. Miliardi di euro di evasione stimata da questo problema che non si era mai voluto risolvere e affrontare da parte dei governi precedenti. Noi abbiamo previsto un meccanismo di controlli secondo il quale, se c’è qualcosa che “non torna”, i titolari di queste attività possono essere convocati e, se effettivamente venisse confermata l’anomalia, gli si può chiudere la Partita Iva. A quel punto la Partita Iva si può riaprire ma in cambio di una fideiussione a garanzia del pagamento delle tasse future.

È una norma che combatte la concorrenza sleale che troppo spesso alcuni hanno fatto a danno degli imprenditori che invece rispettavano le regole, perché noi vogliamo una Nazione nella quale il principio di legalità viga per tutti. Il sostegno all’economia reale passa anche dall’innalzamento del tetto dei pagamenti in contanti, da mille a cinquemila euro, e dalla possibilità che l’obbligo di accettare pagamenti elettronici sia previsto solo per quei pagamenti che superano una certa soglia. Sono due scelte che il Governo rivendica. 

Certo, siamo all’inizio del lavoro, ma la strada è tracciata: vogliamo fare del Governo la “Casa delle imprese e del Made in Italy”. E voi del Made in Italy siete gli interpreti più autentici; tutti vogliono comprare prodotti italiani ma anche venire nel nostro Paese per fare un’esperienza unica, godere di quel clima di ospitalità che solo noi sappiamo assicurare, nelle grandi città come nei borghi più caratteristici. Il vero Made in Italy, di cui voi siete custodi, prima ancora che nel prodotto di qualità, va ricercato in questa cultura del fare, del mettersi in gioco, del creare, del non rimanere passivi e reagire di fronte alle difficoltà. È grazie a questo approccio individuale che il genio creativo italiano si esprime. Un genio che va liberato, non soffocato e imbrigliato dalla burocrazia. Perché Made in Italy può essere tradotto con “fatto in Italia” e con “costruito in Italia”. Spesso, però, succede che l’iniziale di “costruito” sia tolta e diventi “ostruito in Italia”. Secondo i dati del World Economic Forum, il grado di complessità amministrativa che grava sulle imprese in Italia è nettamente superiore rispetto ai nostri competitor. Il costo annuo di adempimenti, permessi e pratiche richieste dalla burocrazia è stimato in circa 60 miliardi di euro.
Bisogna invertire la rotta. Per questo stiamo rendendo operativa la misura del cosiddetto “difensore civico delle imprese”, cioè un ufficio presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy che rimuove gli ostacoli a chi vuole investire avocando a sé gli iter autorizzativi in caso di inadempienza delle Amministrazioni nazionali competenti. Una leva, secondo noi, fondamentale per gli investimenti nazionali ed esteri, uno strumento in cui le amministrazioni sono alleate delle imprese.

Il lavoro che abbiamo davanti, e vado verso la conclusione, è, quindi, moltissimo. E le sfide sono altrettante epocali. Possiamo affrontarle solo se tutti insieme sapremo rimboccarci le maniche e mettere nel nostro impegno quella stessa meticolosità, quella stessa dedizione, quello stesso amore che caratterizza da sempre il vostro lavoro. 
Grazie a tutti, buon lavoro e a presto.