Intervento in videocollegamento con l'assemblea dell'ANCI

Giovedì, 24 Novembre 2022

Grazie al Presidente De Caro e grazie ai vicepresidenti dell'ANCI, saluto il Sindaco Gori, sindaco della città che ospita l'Assemblea annuale e saluto e Ringrazio tutti i sindaci presenti.
Mi dispiace che il mio video collegamento abbia interrotto un dibattito che considero fondamentale: quello relativo all'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina. Voglio mandare un abbraccio al sindaco di Leopoli e ribadisco che il governo italiano continuerà a essere fieramente schierato a sostegno della causa ucraina.

Sono molto dispiaciuta di non poter partecipare in presenza. In situazione di normalità non avrei mai mancato di persona un appuntamento di questo tipo, purtroppo noi non siamo attualmente in una condizione di normalità. Voi sapete che il governo è nato in un periodo particolare, nel quale ci sono delle scadenze molto complesse, come ad esempio quelle relative alla presentazione della Legge di bilancio. Stiamo lavorando al massimo della velocità che ci è consentita ed essere in presenza alla vostra Assemblea mi avrebbe costretto a rinunciare a diversi altri impegni. 

Poiché tengo al ruolo dei comuni e al ruolo dei sindaci, poiché tengo all' importanza dell'Assemblea annuale, posso garantire fin da ora che sarò presente sicuramente di persona il prossimo anno. 
Credo fermamente nel ruolo dei sindaci e non lo dico oggi perché sono perché intervengo all'Assemblea, non è una questione di piaggeria. Nella relazione programmatica che ho fatto in Parlamento qualche settimana fa credo abbiate visto che tra le priorità del governo c'è proprio quello di dare una nuova centralità ai comuni d'Italia, perché in fin dei conti l'identità italiana si fonda proprio sui comuni, che sono i custodi delle nostre mille specificità. 
I sindaci, oggi più di ieri, sono la prima fila dell’impegno politico, sono la presenza più prossima delle istituzioni sui territori e svolgono probabilmente il lavoro più difficile che si possa fare in ambito istituzionale. 
Perché è un impegno che non conosce pause, al quale ci si deve dedicare mettendo, in fin dei conti, sempre gli altri prima di sé stessi. Questo dovrebbe valere per qualsiasi persona impegnata nelle istituzioni ma per i sindaci vale ancora più. I sindaci devono affrontare problemi a 360 gradi, molto spesso con strumenti sono insufficienti. 

Ricordo sempre un passaggio della straordinaria saga di "Don Camillo e Peppone", scritta dal grande Giovannino Guareschi, dove la cittadinanza a un certo punto dice al sindaco Peppone "Voi siete il sindaco e dovete andare a vedere di che cosa si tratta. Se avete paura è un'altra cosa, però quando uno ha paura invece di fare il sindaco è meglio che faccia un altro mestiere". Ecco io vedo esattamente così il ruolo dei sindaci. I sindaci sono per i cittadini il primo volto, i comuni sono le istituzioni di prossimità, quelle che si fanno carico di tutte le urgenze quotidiane e rappresentano, se vogliamo, anche un avamposto di umanità.
I sindaci affrontano criticità di ogni genere, anche oltre le proprie reali competenze, e tengono saldo, soprattutto in questo periodo molto difficile, il legame tra i cittadini e le istituzioni.
La pandemia, la crisi economica, la guerra, hanno disorientato i cittadini e hanno costretto i sindaci a misurarsi con problemi sempre nuovi, a volte perfino insormontabili, non avendo tutti gli strumenti di cui avrebbero avuto bisogno ma hanno saputo organizzarsi, facendo ricorso alla loro generosità, alla loro dedizione e alla loro creatività.
Voglio dire grazie ai sindaci italiani per come sono riusciti a mantenere viva la connessione tra le istituzioni e i cittadini. Mi spingo a dire qualcosa di più, spero di non essere fraintesa, per come a volte hanno perfino "salvato la faccia" delle istituzioni italiane nel rapporto con i cittadini.
Oggi voi siete chiamati a ricoprire compiti ulteriori rispetto a quelli che vi sono storicamente riconosciuti. Uno di questi compiti fondamentali è quello di essere protagonisti nell'attivazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che, come ha detto il Presidente Mattarella, è un appuntamento che l'Italia non può eludere, perché rappresenta una straordinaria opportunità per modernizzare l'Italia. Affinché le risorse non rimangano sulla carta è fondamentale proprio il ruolo di comuni, città metropolitane, province e regioni, perché è sul territorio che diventano concrete le trasformazioni nelle relazioni economiche, l'innovazione nei rapporti sociali e gli impatti ambientali.
Il governo è pronto a fare tutto il possibile per consentire ai comuni di svolgere questo compito al meglio. 
In questi anni, come voi sapete, il ruolo dei comuni è stato fondamentale nella realizzazione delle opere pubbliche. E questa è la ragione che poi ha portato a individuarli come beneficiari diretti nelle risorse da parte dello Stato, senza più l'intermediazione delle regioni.

Per i comuni credo si tratti di un'innovazione molto importante ma anche di una sfida che, per affrontarla al meglio, necessita di un sostegno da parte dello Stato. Il PNRR assegna ai Comuni italiani 40 miliardi di euro principalmente per iniziative di rigenerazione urbana, realizzazione di scuole, asili, infrastrutture sociali. Come voi sapete, il governo, come il presidente De Caro sa, ha immediatamente riattivato a Palazzo Chigi la Cabina di regia sul PNRR: dai primi incontri che abbiamo avuto con le amministrazioni titolari, è emersa la necessità di un maggiore coordinamento, di una collaborazione più forte tra il Governo e la filiera istituzionale ma anche tra organizzazioni sindacali e datoriali, quindi corpi intermedi. In buona sostanza serve un lavoro di squadra, serve un coordinamento che sia costante, che ci consenta di risolvere le criticità in tempo reale per arrivare all'obiettivo. 
Oggi siamo nella fase nella quale i comuni sono chiamati ad affrontare concretamente l’avvio dei cantieri. Per questo ovviamente è necessario accelerare l'iter di approvazione dei progetti, il rilascio dei pareri; e questo è un tema enorme come ha ribadito il Ministro Fitto noi siamo assolutamente aperti a ogni contributo utile nel passaggio tra assegnazione delle risorse e il loro utilizzo, dove, come era inevitabile che fosse, emergono tutti i problemi di un sistema di regole rigide, frammentate, complesse, che sembrano nemiche "del fare", alleate dell'inerzia.
Io penso che la semplificazione delle procedure sia una priorità assoluta. Servono norme certe, semplici, stabili. Per questo, uno dei primi atti del governo è stato quello di chiarire le modalità di affidamento dei lavori e dei servizi tecnici dei comuni. In tre anni la stratificazione normativa non consentiva ancora di capire chi avrebbe potuto procedere singolarmente e chi invece era obbligato a rivolgersi ad altre istituzioni.
Noi, di fronte a questa richiesta di buon senso, che ci arrivava proprio dall'ANCI, l'abbiamo accolta e siamo intervenuti. Però poi molto altro lavoro c'è da fare e dico di più: completati i lavori, l'altra sfida che avremo di fronte è quella di mettere i comuni in condizione di gestire questi servizi, perché non è che possiamo permetterci di finire i lavori senza sapere come e quando quell'opera entrerà in funzione. Questo non vale solo per il PNRR ma vale anche per le altre risorse, penso ai Fondi di coesione. Su questo abbiamo avviato un monitoraggio e riteniamo che i Fondi di coesione, come le altre forme di finanziamento europee-nazionali, vadano complessivamente inseriti in una programmazione unica, più organica e strutturale, che possa dare a questa nazione una visione strategica di insieme. 
Per questo abbiamo anche legato queste competenze a livello ministeriale, esattamente come dall'altra parte intendiamo verificare con la Commissione Europea le misure più idonee per aggiornare il PNRR, soprattutto alla luce del REPowerEU e affrontare il tema del consumo e della produzione energetica dei comuni, perché anche sulla transizione ambientale e sulla sicurezza energetica il loro ruolo sarà centrale. 
Per affrontare adeguatamente queste sfide i comuni hanno bisogno che lo Stato, e dunque il governo, sia un loro alleato. Con i primi provvedimenti che abbiamo approvato nelle riunioni del Consiglio dei Ministri  - penso alla manovra di bilancio e al Decreto accise - abbiamo scelto di intervenire con misure concrete.
Ovviamente, le risorse non saranno mai sufficienti soprattutto in una fase come questa, ma penso che alcuni segnali siano in ogni caso molto importanti, come lo è per le famiglie e le imprese, anche per i comuni: per esempio una delle emergenze fondamentali da affrontare è quella del caro energia. Per questo abbiamo deciso di destinare su questa materia a comuni, provincie e città metropolitane, circa 530 milioni di euro.
Oltre al caro energia, abbiamo deciso una serie di altri interventi come il Fondo di Solidarietà comunale che serve a compensare le minori entrate dei comuni per effetto delle riduzioni dell'Imu e della Tasi e per aiutare soprattutto la spesa dei servizi sociali comunali. 
Diventa strutturale a regime  - e quindi non più una tantum - il contributo di 110 milioni a favore dei comuni a titolo di ristoro per il minor gettito Tasi. 
Abbiamo aumentato complessivamente di 250 milioni in tre anni le risorse destinate agli enti locali per le spese di progettazione degli interventi di messa in sicurezza del territorio e il rischio idrogeologico, la messa in sicurezza ed efficientamento energetico delle scuole, degli edifici pubblici, del patrimonio comunale, la messa in sicurezza delle strade. 
Sul trasporto pubblico locale, è grande questione. Qui davvero le risorse non bastano mai però abbiamo tentato di dare un segnale importante, destinando complessivamente 420 milioni di euro. 
Le risorse non sono mai sufficienti, purtroppo abbiamo questa "spada di Damocle" del caro energia che drena la gran parte delle nostre risorse con interventi rivolti a calmierare le bollette per le imprese e le famiglie, interventi che ci costano circa 5 miliardi di euro al mese e, senza una misura di carattere europeo, sarà difficile continuare a far fronte a questi costi. 
Con la manovra, abbiamo deciso di intervenire per ridurre la pressione sociale sui comuni che diversamente dovranno individuare soluzioni per far fronte all'emergenza sociale. Abbiamo istituito un fondo contro il "caro carrello" per il 2023 che è destinato all'acquisto di beni alimentari di prima necessità per i cittadini che hanno un ISEE inferiore ai 15.000 euro.

Sono primi interventi a cui, state certi, ne seguiranno altri che però sottolineano l'importanza che per questo governo hanno i comuni, che ovviamente necessitano di segnali concreti. 
Penso ad esempio anche al tema della finanza locale: su questo è necessario dare maggiore stabilità ai sindaci per garantire loro di poter programmare meglio e con più efficacia i loro interventi. Penso inoltre che sia arrivato il momento di affrontare il tema della responsabilità degli amministratori locali. É assolutamente necessario, per come la vedo io, definire meglio - a partire dall'abuso d'ufficio - le norme penali che riguardano i pubblici amministratori, il cui perimetro è oggi così elastico da prestarsi a interpretazioni che sono troppo discrezionali in una pubblica amministrazione che è intrisa di vincoli burocratici, afflitta da ipertrofia amministrativa, i sindaci troppo spesso sono chiamati a interpretazioni che rendono le loro scelte rischiose e il risultato è che assistiamo al fenomeno della cosiddetta "paura della firma".
Qui torniamo a Peppone, perché un amministratore oggi non sa se il suo comportamento non verrà giudicato criminoso domani. La statistica la conoscete meglio di me, ed è drammatica: il 93% delle contestazioni di abuso d'ufficio si risolve con assoluzioni o archiviazioni, però dal momento dell'avviso di garanzia al momento dell'assoluzione passano anni, reputazioni e famiglie vengono distrutte perché, per una persona perbene, il processo è già una pena. 
Non possiamo lasciare i nostri amministratori in balia di norme penali così elastiche da prestarsi a interpretazioni molto arbitrarie e, peggio ancora, non possiamo arrenderci alla "paura della firma" perché questa paura inchioda una nazione, che invece ha bisogno disperato di correre e di liberare le sue energie. 
Dobbiamo quindi mettere i sindaci e gli amministratori nelle condizioni di poter firmare serenamente, di sapere oggi per domani se la firma costituisca o meno un reato, di avere certezze in ordine al perimetro del lecito e dell'illecito. 
Non si pretendono immunità funzionali, non si reclama impunità, si chiedono però regole certe per sapere quale sia il perimetro della legalità entro cui muoversi. Intervenire su questo fronte vuol dire, dal mio punto di vista, non salvaguardare i furbi ma tutelare gli onesti che vogliono fare il proprio dovere e dare risposta ai cittadini. 
Per questo il governo si metterà al lavoro. Vi annuncio che stiamo per modificare una serie di reati contro la pubblica amministrazione, a partire dall'abuso d'ufficio, perché vogliamo garantire regole certe, pene certe, serenità a chi voglia operare nella legalità, senza rischiare processi lunghi e disonorevoli per le persone per bene. 

Coesione, unità, sussidiarietà, solidarietà. Penso sia da questi principi che deve ripartire il processo di riforma delle nostre istituzioni, un'altra grande materia per dare più forza, efficacia e concretezza alle istituzioni. Crediamo che debbano essere più forti lo Stato ma anche le regioni e i comuni, ciascuno nel proprio ambito di competenza e di funzioni, in un'ottica di collaborazione e di cooperazione. 
É un obiettivo che può essere perseguito se ciascuno ovviamente sviluppa al meglio la propria vocazione istituzionale e cioè lo Stato garante dell'Unità della nazione e dell'uguaglianza dei cittadini, le regioni enti di legislazione e programmazione territoriale, i comuni istituzioni di prossimità con funzioni di amministrazione e di gestione dei servizi. 
Noi vogliamo dare vita a una nuova stagione di riforme che credo vada scritta in un quadro di coesione nazionale e che preveda fondamentalmente due direttrici: presidenzialismo e attuazione dell'autonomia differenziata. 
Approfitto di questa occasione per sgomberare il campo da qualche equivoco: il nostro lavoro intende muoversi nel solco della Costituzione, cioè muovendo sulla base degli articoli 116 e 117 ma anche dell'articolo 119, relativo al riequilibrio e la coesione economica e sociale. Su questo vogliamo essere chiari. I problemi e i rischi futuri, che da alcuni vengono paventati, in verità altro non sono che una fotografia della situazione esistente. Il Presidente De Caro ha detto che il percorso costruito con il federalismo fiscale nel 2009 non ha acuito le disparità ma ha consentito a tutti di fare passi in avanti e noi intendiamo muoverci esattamente in questa direzione. 
La maggiore autonomia che ciascuna regione potrà chiedere avrà come unico obiettivo quello di non creare disparità tra i cittadini e soprattutto consentire alle regioni, che già oggi sono indietro, di realizzare le riforme e le infrastrutture necessarie per migliorare l'efficienza e la qualità dei loro servizi. Questo è un duplice obiettivo che ci poniamo per dare all'Italia un sistema istituzionale che sia più adeguato a rispondere ai bisogni dei cittadini e alle esigenze del suo sistema economico, al nostro ruolo anche di fronte all'Europa e a livello internazionale. Mi auguro che in questa sfida epocale che abbiamo davanti i comuni italiani possano essere nostri alleati, in un rapporto che deve essere franco, di tutela e di difesa ciascuno del proprio ruolo, ciascuno dell'interesse dei cittadini. 
Il governo ci sarà. Sarà al vostro fianco perché l'Italia si trova in una situazione complessa però credo anche che abbia il vantaggio della forza della dedizione, del coraggio, della creatività dei suoi cittadini e di coloro che li rappresentano. Noi ce la mettiamo tutta, voi ce la mettete tutta, come sempre. Se lavoriamo insieme penso che possiamo fare un ottimo lavoro. 
Vi ringrazio, mi scuso ancora per non essere stata fisicamente presente con voi e spero al più presto di avere altre occasioni di confronto.
Grazie