Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Sardegna, l'intervento del Presidente Meloni

Giovedì, 28 Novembre 2024

Buongiorno a tutti,
grazie di essere qui, grazie alla Presidente Todde, grazie al Prefetto, grazie per darci l'occasione di trovarci in questo palazzo straordinario, grazie ai Sindaci presenti, ai Presidenti delle province, a tutte le autorità, agli ospiti, grazie a tutti gli uffici che hanno lavorato, quindi anche a tutti gli staff che hanno lavorato alla realizzazione di questo accordo, grazie al Ministro Raffaele Fitto, Ministro del Governo italiano ancora per pochissimi giorni, futuro Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, un risultato del quale credo l'Italia debba complessivamente andare fiera, un risultato che pone la nostra Nazione in una condizione di centralità nella prossima Commissione europea, ma anche un risultato che ci consente di avere un occhio di riguardo rispetto a molte materie che sono di interesse della nostra Nazione.

Io penso che il fatto che la Presidente della Commissione europea abbia voluto affidare all'Italia la gestione dei Fondi di coesione europei, portafoglio da complessivamente circa 400 miliardi per questa programmazione, più la prossima programmazione, probabilmente una somma più o meno equivalente che gestirà sempre questa Commissione, e dall'altra parte, seppur insieme al Commissario Dombrovskis, la delega sul Next Generation EU, quindi il PNRR, altri 600 miliardi di portafoglio sia anche figlio del lavoro che questo Governo ha portato avanti in questi due anni nella realizzazione e nella riforma della spesa relativa ai Fondi europei, così come penso che possa essere di interesse particolarmente per questa importante regione il fatto che il future Vicepresidente Raffaele Fitto avrà anche il coordinamento di alcune deleghe che sono molto importanti per i nostri interessi, l'agricoltura, la pesca, l'economia del mare, le isole, Presidente, e quindi, esatto, io e il Ministro Fitto abbiamo già parlato dell'annosa questione della continuità territoriale e chissà che finalmente l'Unione Europea possa da questo punto di vista darci una spinta maggiore e quindi c'è anche la questione dei trasporti e dunque credo che possa essere per l'Italia e per la Sardegna per noi complessivamente , perché è un risultato che dobbiamo leggere come un risultato italiano, una grande occasione. 

Dicevo, secondo me, anche frutto del lavoro che abbiamo fatto in questi due anni, perché prima ancora diciamo di ricordare qualcosa di quello che già la Presidente Todde ha detto molto bene, circa quelli che sono i contenuti di questo Accordo di coesione,  provo a fare un passo indietro e provo a spiegare la strategia che noi abbiamo tentato di mettere in campo sulle varie fonti di finanziamento che ci sono a livello nazionale e che ci sono a livello europeo. 

Quando noi abbiamo formato il Governo io ho deciso di dare allo stesso Ministro la competenza sui Fondi di coesione e sui PNRR. Perché? In primo luogo perché noi abbiamo diverse fonti di finanziamento che spesso non si sono parlate tra loro e questo rende molto più difficile realizzare una strategia efficace. Volevamo che tutte queste risorse insieme lavorassero su un'unica strategia. Dopodiché abbiamo passato al setaccio il funzionamento di queste fonti di finanziamento partendo proprio dai Fondi di coesione nazionali.

I Fondi di coesione nazionali, come voi sapete, sono risorse estremamente importanti. I Fondi di coesione sono per antonomasia le risorse che servono a combattere le disparità tra i territori. In Italia noi siamo pieni di disparità, perché abbiamo la disparità tra le isole e il continente, abbiamo la disparità tra le città e le aree interne, abbiamo le disparità tra il nord e il sud, abbiamo una disparità tra la costa tirrenica e la costa adriatica e quindi capite bene quanto queste risorse per noi siano fondamentali per far camminare l'Italia avendo tutti la stessa velocità.

Quando siamo arrivati al Governo, il Ministro Fitto ha cominciato un'interlocuzione con tutti i Presidenti delle Regioni per andare a fondo su quello che era il ciclo di programmazione dei Fondi di coesione appena concluso nel 2020 è quello che si stava ancora programmando. Il risultato di questo confronto è stato un pò' curioso, nel senso che quello che riguardava il ciclo di programmazione concluso  quindi 2014-2020, su 126 miliardi di euro disponibili ne erano stati spesi poco più di 40, se non vado errata. E voi capite che in una Nazione nella quale le risorse mancano spesso non ci si può permettere di non spendere adeguatamente quelle che ci sono. Allora abbiamo lavorato con i Presidenti di Regione e siamo arrivati a una riforma di questi Fondi di coesione.

Abbiamo istituito questi Accordi di coesione che introducono alcune novità. Intanto, gli Accordi di coesione sono degli Accordi nei quali la Regione fa delle proposte su dove investire queste risorse che noi chiediamo siano concordate con il Governo nazionale. Perché? Chiaramente non perché vogliamo limitare l'autonomia dei territori, ma perché è importante che il lavoro che i vari territori fanno sia collegato, che ci sia una strategia complessiva.

Noi non dobbiamo lavorare come se in ogni regione l'obiettivo della regione finisse con i confini della regione, dobbiamo mettere in rete quello che fa una regione con quello che fanno le altre.

Dopodiché abbiamo previsto la possibilità di definanziare progetti che non dovessero arrivare a realizzazione perché altrimenti i Fondi vanno dispersi, abbiamo previsto la possibilità nei casi in cui ci siano lungaggini amministrative difficoltà di introdurre i poteri sostitutivi. 

Abbiamo previsto nell'accordo di coesione anche la quota di finanziamento regionale, perché una delle ragioni per le quali le regioni alla fine non riuscivano a volte a spendere queste risorse è che mancava anche il finanziamento, la quota di cofinanziamento regionale. Quindi abbiamo decongestionato, cerchiamo di decongestionare, di contribuire a decongestionare i bilanci regionali e di rendere queste opere diciamo più facili da realizzare. 

Questo è il lavoro che abbiamo fatto sui Fondi di coesione nazionali che ci porta oggi a sottoscrivere il ventesimo accordo, quindi siamo in dirittura d'arrivo, concluderemo domani con la Regione Puglia e avremo firmato con tutte le regioni e le province autonome.

Parallelamente abbiamo fatto il lavoro che riguarda il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

Voi sapete che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano è il piano più corposo in Europa. Molto spesso ci si è chiesti, ci si è interrogati, «Ah, ma forse queste risorse non riusciremo a spendere, l'Italia sarà in ritardo. Sono fiera di annunciare e ricordare che non più tardi di due giorni fa è stata approvata dalla Commissione europea la sesta rata del PNRR e che noi siamo, secondo tutte le stime, la prima Nazione in Europa per realizzazione e implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante abbiamo il piano più corposo di tutti. 

Questo non ci ha impedito di rivedere il PNRR, di rinegoziarlo banalmente perché da quando il primo PNRR è stato scritto chiaramente con quello che vediamo, la crisi internazionale, alcune priorità erano cambiate e abbiamo cercato di adeguare quelle risorse alle priorità che avevamo di fronte. 
Abbiamo liberato 21 miliardi di risorse, li abbiamo investiti con prevalenza sul mondo produttivo, sulle imprese, sull'infrastrutturazione energetica, che è un'altra grande questione del nostro tempo, l'abbiamo investiti sulla sanità, l'abbiamo investiti sul diritto allo studio, l'abbiamo investiti sulle famiglie, l'abbiamo investiti sull' efficientamento energetico delle piccole e medie imprese, cioè su priorità che in questo tempo secondo noi erano tali. 

Dopodiché, mentre facevamo questo lavoro, abbiamo riformato anche i Fondi di coesione europei, che sono un altro pezzo fondamentale, sono la delega principale che Raffaele Fitto avrà da commissario europeo, altre risorse estremamente importanti che servono sempre a combattere i rivali e che vanno prevalentemente nelle regioni del Sud.

La riforma dei Fondi di coesione europei ci ha consentito di investire complessivamente 74 miliardi di euro, dei quali 42 sono Fondi EU, prevalentemente al Sud, per fare cosa? Li abbiamo concentrati sulle infrastrutture. Perché se è vero che c’è un divario, è vero anche che quel divario per gran parte è dato dalla carenza infrastrutturale.

Allora, una delle cose che abbiamo scelto di fare è [parte inaudibile] la diversità di investimenti. Noi sappiamo che la spesa per investimenti in Italia è sempre stata collegata alla popolazione e quindi al Mezzogiorno d'Italia tendenzialmente sempre andato intorno al 34% della spesa infrastrutturale perché nel sud Italia vive il 34% dei cittadini.

Io mi sono permessa di contestare questo assunto, nel senso che una delle ragioni per le quali al sud risiede ormai il 34% - e scende - dei cittadini è che c'è un problema di spopolamento. 

Quello spopolamento è legato all'assenza di opportunità, quell' assenza di opportunità è legata all'assenza di infrastrutture. 

Se noi continuiamo a legare la spesa infrastrutturale alla popolazione che abita rischiamo di avvilupparci sempre di più e quindi abbiamo deciso di alzare la spesa infrastrutturale obbligatoria per le regioni di Mezzogiorno per combattere questo divario, e poi il lavoro.
Abbiamo investito 3 miliardi di euro per incentivare le assunzioni particolarmente al Sud con una decontribuzione del 100% per i primi due anni per chi assume prevalentemente giovani, donne e over 35, diciamo che non abbiano lavoro da tot tempo, a patto che vengano assunti a tempo indeterminato. 
Cioè noi vogliamo creare lavoro, ma vogliamo anche creare lavoro stabile.

Questo è stato fatto prevalentemente con i Fondi europei, ci sono anche incentivi molto importanti all'autoimpiego, cioè all'avvio di nuove attività, quindi non solo per il lavoro dipendente, fino a 200 mila euro di contributo per chi avvia una nuova attività particolarmente nelle regioni del Sud e a corollario di tutto questo lavoro abbiamo lavorato sulla zona unica speciale del Mezzogiorno.

E questa è stata un'altra scelta, secondo me, molto importante e strategica, difficile negoziazione con la Commissione europea.
Noi prima avevamo alcune zone economiche speciali circoscritte alle aree retroportuali, non avevano funzionato, in molti casi come ritenevamo che dovessero funzionare, abbiamo istituito un'unica zona economica speciale che riguarda tutto il Mezzogiorno.

Significa avere un'autorizzazione unica quando investi, significa avere crediti d'imposta per quello che investi, significa creare sistema produttivo, incentivare il sistema produttivo.

Sulla zona economica speciale abbiamo investito credito d'imposta oltre 2 miliardi di euro e io credo che questa possa essere un'altra importante attività.

Voglio aggiungere un ultimo tassello a questo ragionamento perché cerchiamo di raccontare un po' una strategia, no? Altrimenti rimangono, possono sembrare, diciamo interventi spot. Non lo sono. 

Il mare, non lo devo dire ai sardi, questa Nazione, che ha nel mare una delle sue più grandi infrastrutture, perché noi siamo una piattaforma in mezzo al Mediterraneo.

Il Mediterraneo è il mare di mezzo dei due grandi bacini di interconnessione commerciale del mondo, che sono l'Indo Pacifico e l'Oceano Atlantico, il Mediterraneo è il centrale e noi siamo centrali nel Mediterraneo.

Non possiamo non utilizzare questa posizione geostrategica come deve essere utilizzata. L'Italia per molti anni si è comportata come se fosse, diciamo, la Svizzera, come se il mare non ci fosse o come se comunque non fosse importante come invece lo è da noi, e noi abbiamo scelto su questo di fare una strategia.

C'è oggi un Ministero del Mare, c'è oggi un Piano per il mare che è stato ragionato e lavorato con tutti i sistemi produttivi che ruotano attorno a questa grande infrastruttura che abbiamo in Italia e c'è anche su questo una strategia che portiamo avanti. 

Questo è il quadro che ci porta o anche all'Accordo di coesione che firmiamo oggi, è un lavoro che complessivamente comincia a dare i suoi frutti, perché noi abbiamo ancora tantissimi problemi da risolvere, abbiamo tantissimi problemi da risolvere nelle regioni del Sud, però ce lo vogliamo dire che nel 2023 il Sud è stato la locomotiva d'Italia? Che nel 2023 il PIL del Mezzogiorno è cresciuto dell'1,3% più di quanto non fosse la crescita della media italiana, che qui l'occupazione è cresciuta anche di più di quanto non crescesse a livello nazionale, che è stato il Sud a dare l'impulso fondamentale all'export, che ci ha portato per la prima volta a essere la quarta Nazione esportatrice al mondo. 

Si può fare, si può fare con un po' di incentivi, infrastrutture, investimenti, orgoglio. E non devo anche qui spiegare ai sardi cosa sia l'orgoglio. 
Quindi arriviamo anche alla firma di questo Accordo di coesione con la Sardegna.

Con questo Accordo, la Presidente ha detto molto, io ci torno velocemente, noi assegniamo alla Regione autonoma della Sardegna, poco meno di 2,5 miliardi di euro del Fondo Sviluppo e Coesione, comprensivi chiaramente dei 158 milioni che erano stati dati come anticipazione nel 2021. Se a queste risorse aggiungiamo i cofinanziamenti previsti dalla Regione, dai Comuni e dagli altri Fondi previsti per i progetti con questo Accordo, mobilitiamo complessivamente investimenti per circa 3,5 miliardi di euro.

Con queste risorse finanziamo molti progetti, che sono tutti progetti strategici per il territorio, ma sono, come ricordava la Presidente Todde, progetti concentrati su alcune direttrici. Io ne individuo prevalentemente cinque.

Il tema della messa in sicurezza del territorio e sicuramente la parte più significativa, parliamo di 735 milioni di euro complessivamente sui temi ambientali, dissesto idrogeologico, siccità, in particolare appunto come veniva spiegato per rinnovare gli acquedotti e le infrastrutture per l'approvvigionamento e la distribuzione dell'acqua, tema molto importante anche per un pezzo fondamentale dell'economia sarda che è chiaramente l'agricoltura. 

Poi la seconda direttrice si concentra sui trasporti e la mobilità. Qui investiamo circa 450 milioni di euro.

Con queste risorse finanziamo progetti importanti come il tratto Sant'Orsola - Li Punti della metro tramvia di Sassari, il miglioramento della mobilità provinciale. 

C'è il tema dell'edilizia residenziale, anche io lo considero estremamente importante e qui complessivamente 230 milioni di euro. 

C'è la questione della salute e quindi tanto l'ospedale di Sassari quanto quello di Cagliari verranno rafforzati, implementati, complessivamente 136 milioni di euro di investimento sulla priorità della sanità. 
Scuola e università, che sono un'altra direttrice fondamentale, circa 187 milioni per l'edilizia scolastica, circa 104 milioni per la ricerca e l'infrastrutturazione dell'Università di Cagliari. 

Quindi, ambiente, viabilità, casa, scuola, università, salute, che sono priorità trasversalmente riconosciute da tutti noi, che hanno come unico obiettivo quello di tentare di migliorare la qualità della vita dei cittadini. 

Come dicevo, queste risorse molto importanti si sommano e sono complementari a quelle che in Sardegna vengono investite con il PNRR, parliamo di circa 4,2 miliardi di euro che finanziano oltre 10.000 progetti su tutto il territorio della Regione.

Si sommano alle risorse che abbiamo già sbloccato sulla Zona Economica Unica del Mezzogiorno per l'Isola. In Sardegna, da gennaio a oggi, sono state rilasciate 19 autorizzazioni pari a investimenti per quasi 100 milioni di euro, che significa soprattutto parlare di lavoro.

E quindi cerchiamo di offrire strumenti insieme, lavorando insieme, anche io sono contenta della collaborazione che non riguarda solamente il Governo e la Regione, riguarda anche la Regione e i sindaci, cioè è una filiera che penso stiano dando dei risultati, possano dare ancora maggiori risultati investendo anche qui, ripeto, su una mentalità secondo la quale bisogna soprattutto puntare sul merito e sull'orgoglio.

Cioè non una mentalità che vuole, come posso dire, immaginare che non ci sia la possibilità di migliorare la condizione alla quale ci siamo abituati, ma che quella possibilità ci sia e che alla fine la sfida più grande che noi dobbiamo vincere per le regioni del Mezzogiorno è metterle nella condizione di dimostrare il loro valore, potendo finalmente competere ad armi pari.

E questo si fa solamente con gli investimenti, con investimenti duraturi, con investimenti seri, con investimenti che possono combattere le troppe disparità che abbiamo vissuto in questa Nazione. È un pezzo del lavoro che abbiamo fatto oggi insieme.

Quindi grazie a tutti per la vostra collaborazione e buon lavoro.