Giornata di riflessione sulla Riduzione del Rischio da Disastri in una prospettiva europea e internazionale, intervento del Sottosegretario Mantovano
24 Gennaio 2025

Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, è intervenuto oggi, nella sede del Dipartimento della Protezione Civile a Roma, alla “Giornata di riflessione sulla riduzione del rischio da disastri in una prospettiva europea e internazionale”, in memoria di Giuseppe Zamberletti.
All’evento, presieduto dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, hanno preso parte la Commissaria europea per la preparazione, la gestione delle crisi e l'uguaglianza, Hadja Lahbib, il Capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio di Disastri (UNDRR), Kamal Kishore, e il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano.
Di seguito il testo dell’intervento.
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Intervento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano
Grazie per questa preziosa occasione di confronto su un tema attuale e importante, che ci permette anche di ricordare una figura cruciale per la protezione civile: quella dell’on.le Zamberletti.
Saluto:
- il Commissario europeo per la Preparazione e Gestione delle Crisi e per l’Eguaglianza, Hadja Lahbib;
- l’Assistente del Segretario Generale e Rappresentante Speciale del Segretario Generale per la Riduzione del Rischio da Disastro dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, Kamal Kishore;
- il Ministro Nello Musumeci;
- il Capo della Protezione Civile, Fabio Ciciliano.
Non dico nulla di originale se ricordo in premessa come l’Italia sia un territorio da sempre fragilissimo dal punto di vista naturalistico, minacciato da gravi rischi di natura sismica, vulcanica, idrica e idrogeologica. Da millenni: Pompei ed Ercolano sono lì a ricordarcelo.
Negli ultimi 40 anni l’Italia è però riuscita a sviluppare un sistema di “Protezione civile” all’avanguardia, fino a diventare un punto di riferimento a livello internazionale. Sono innumerevoli le richieste provenienti da altri Stati per comprendere meglio come funzioni la nostra Protezione Civile. Altrettanto innumerevoli sono le richieste di aiuto provenienti dalle tante aree di crisi nel mondo. Questo ha reso la Protezione Civile un vero e proprio protagonista della nostra diplomazia. È stata la prima a intervenire in Siria dopo il terremoto del 2023 e in Libia in seguito al crollo delle dighe di Derna nello stesso anno e ha portato il proprio aiuto anche a Gaza.
Questo è avvenuto anzitutto grazie alla lungimiranza di Giuseppe Zamberletti, che ne fu l’ispiratore e le cui intuizioni hanno anticipato di decenni alcuni dei più recenti indirizzi poi fatti propri dalle istituzioni europee e internazionali. Il suo lascito è vivo. Lungo le direttrici da lui elaborate il Governo ancora adesso opera nelle zone ad alto rischio. Penso, per tutti, all’importante lavoro di prevenzione che stiamo svolgendo da mesi nei Campi Flegrei, dive si concentrano tre tipi di rischio, finanziato da un consistente stanziamento (circa mezzo miliardo di euro) e “messo a terra” con ritmi serrati. L’avvio dei primi cantieri è avvenuto, infatti, a pochi mesi dalla nomina del Commissario straordinario, Fulvio Soccodato. Il tutto è stato possibile grazie alla capacità di “fare squadra” tra amministrazioni centrali (in primis il Dipartimento della Protezione civile), Regione ed enti del territorio.
Siamo consapevoli dei rischi che siamo chiamati a fronteggiare: sia perché sommano elementi naturali ed elementi antropici, sia perché, a causa dell’elevato grado di interconnessione del mondo attuale, disastri e crisi sono potenzialmente in grado di generare pericolosi effetti-domino su scala globale. Nessuna nazione, quindi, può farvi fronte da sola.
Per questo l’Italia sostiene le iniziative internazionali nell’ambito della protezione dai disastri. Lo fa non solo a parole. Emblematico è il significativo contributo offerto dalla nostra nazione al progetto ONU (“Ufficio per la riduzione del rischio di disastri” - UNDRR) per migliorare i sistemi di allerta precoce in Africa; progetto che unisce competenze tecniche e visione strategica; che è in linea con la speciale attenzione rivolta dall’Italia al Continente africano, testimoniata dal Piano Mattei; e che è finanziato dal MAECI e dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo ed è realizzato da enti del nostro Sistema di protezione civile.
La necessità di un maggiore coordinamento sovranazionale ci spinge a sostenere anche le più recenti iniziative intraprese a livello europeo, a cominciare dalle proposte indicate nel rapporto “Safer Together”.
Molte di esse sono condivisibili: hanno il merito di considerare – in discontinuità rispetto a indirizzi passati – la centralità delle preoccupazioni per la sicurezza dei confini dell’Unione.
Su alcune auspico, invece, un supplemento di riflessione: dobbiamo essere certi che le innovazioni immaginate non compromettano i delicati meccanismi di protezione, dimostratisi finora efficienti e funzionali, perché perfezionati in decenni di attività sul campo.
Ad esempio, condividiamo l’urgenza di assicurare all’UE una maggiore capacità in materia di sicurezza militare e civile, e siamo consapevoli che la protezione civile costituisca un formidabile ed imprescindibile moltiplicatore di tale capacità, ma l’esperienza italiana ci insegna l’importanza di tenere distinte, per quanto coordinate, la dimensione della risposta a crisi militari, o comunque di origine antropica, e la dimensione della protezione dai disastri naturali.
Una sovrapposizione, ai limiti della fusione, può risultare inevitabile in Paesi con una popolazione poco numerosa e con un apparato amministrativo e tecnico-operativo poco differenziato. Una sovrapposizione rischierebbe di indebolire l’attuale capacità di protezione in Stati Membri con Forze Armate, Forze di Sicurezza e strutture di protezione civile ben organizzate, con definite responsabilità e catene di comando e controllo differenziate, il cui coordinamento si è perfezionato nel tempo grazie all’esperienza operativa.
Per le stesse ragioni riteniamo che, anziché promuovere la creazione, a livello europeo, di una sorta di super-protezione civile – che duplicherebbe quanto già esistente a livello nazionale, innalzando i costi e senza la certezza di apportare benefici –, sarebbe preferibile rafforzare le strutture di protezione civile degli Stati membri, come snodi essenziali nella gestione dei disastri e delle crisi e come “punto di accesso” da parte delle istituzioni europee.
Più in generale, in un periodo storico così complesso, che impone rilevanti modifiche nell’approccio alle sfide della protezione civile, è necessario che ogni percorso di riforma sia profondamente condiviso. La valorizzazione, in chiave di sussidiarietà, del ruolo delle realtà istituzionali più vicine al cittadino, unita alla capacità di “fare squadra” tra i vari livelli delle amministrazioni pubbliche e tra queste ultime e i privati, costituiscono, del resto, il cuore dell’eredità di un maestro della protezione civile, quale fu Zamberletti.
I frutti generati dal suo lavoro ci incoraggiano a proseguire sulla sua strada non, ovviamente, per replicarne le soluzioni operative, ma per fondare le necessarie innovazioni su basi solide, davvero in grado di elevare il nostro livello di protezione.