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Conferenza stampa con il Presidente Zelensky, l'intervento del Presidente Meloni

Martedì, 21 Febbraio 2023

Buongiorno a tutti.

Grazie. Grazie per l'accoglienza, grazie per il tempo che abbiamo passato insieme, che passeremo ancora insieme in questa emozionante giornata. Io sono particolarmente contenta di essere qui, ho fortemente voluto essere qui in una delle mie prime missioni bilaterali entro pochi mesi dall’avvio del nuovo governo. Ho voluto farlo per ribadire il pieno sostegno dell'Italia all'Ucraina di fronte all'aggressione russa, per ribadire che l'Italia non intende tentennare in questa vicenda e non lo farà.

Noi siamo a quasi un anno - anche questo volevamo che accadesse: che questa visita si celebrasse prima del 24 febbraio - dal giorno che ha portato indietro le lancette della storia d'Europa di qualche decennio. L'invasione, che è iniziata in quello scorso 24 febbraio, nella mente di chi la muoveva doveva durare lo spazio di qualche giorno, ma le cose non sono andate come ci si aspettava. E non sono andate come ci si aspettava perché evidentemente è stata sottovalutata l'eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la propria libertà, la propria sovranità, la propria identità.

Mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano, presidente Zelensky. Perché c'era un tempo nel quale si diceva che l'Italia come Nazione non esistesse e che l'Italia fosse semplicemente un’espressione geografica. Poi arrivò il Risorgimento italiano e l’Italia dimostrò di essere una Nazione. È un po’ simile a quello che accade a voi oggi: che qualcuno riteneva che sarebbe stato facile piegare l'Ucraina, perché l'Ucraina non era una Nazione, ma con la capacità che avete avuto di battervi, di resistere, voi avete dimostrato di essere una straordinaria Nazione. 
Quindi intanto voglio dire che l'Ucraina al cospetto del mondo ha già vinto la sua battaglia per rivendicare la propria identità. 

Ho letto su un quotidiano italiano il verso di un giovane soldato ucraino che prima di arruolarsi nell'esercizio faceva il giornalista, scriveva delle poesie. Dedica dei versi a un suo commilitone che non ce l'ha fatta e gli dice “prima del confine salva questo amore che cresce dappertutto come le more selvatiche”. Mi ha fatto riflettere perché racconta il tema che l’amor di Patria è qualcosa che nasce spontaneamente e che non puoi fermare; non ha bisogno di essere indotto e non è qualcosa rispetto a cui puoi far valere la tua coercizione.

E allora noi dobbiamo ricordarci questo, dobbiamo ricordarci che le Nazioni si fondano soprattutto sulla dimensione dei sacrifici che si è disposti a compiere insieme, sulla dimensione dei sacrifici che si sono compiuti insieme. Questo è un grande insegnamento che l'Ucraina dà oggi, è qualcosa che la storia di questo Paese ha già conosciuto, per esempio con il genocidio per carestia indotta provocato dal regime sovietico di Stalin, l’Holodomor, e io sono fiera di venire qui con una risoluzione approvata dalla Commissione affari esteri della Camera dei Deputati sul riconoscimento dell’Holodomor come genocidio, perché solo sulla verità e sulla giustizia si costruisce la pace tra i popoli.

Il prezzo che l'Ucraina sta pagando è un prezzo molto alto. Noi l'abbiamo visto stamattina. Abbiamo voluto recarci a Bucha, a Irpin per vedere con i nostri occhi la devastazione, la sofferenza e per cercare di trasmettere quello che abbiamo visto anche ai nostri popoli, perché a volte si tende a raccontare la storia magari con i numeri, con le astrazioni, ma è vita, carne, morte, sofferenza, capacità di reagire. E credo che vada raccontata questa storia nella sua umanità, credo che vada ricordato che quello che ieri accadeva Bucha o a Irpin oggi accade in molte altre città in Ucraina – penso alla città simbolo di Bachmut, penso a quello che mi è stato raccontato stamattina su persone che venivano uccise mentre erano al mercato, non lontano da qui, nella stessa ora in cui noi visitavamo la devastazione dei mesi passati. 

E credo, ripeto, che sia diverso vederlo con i propri occhi e io farò quello che posso per trasferire questo racconto a ogni italiano, perché qui non sono in gioco teorie astratte, ma sono in gioco la vita e la morte delle persone, e di fronte a questo è impossibile girarsi dall'altra parte. Però dico qualcosa di più: è impossibile girarsi dall'altra parte e sarebbe anche molto stupido farlo, non solo perché qui c'è un popolo aggredito, ma perché gli interessi ucraini coincidono con gli interessi dell'Europa. Le sorti dell'Unione europea e delle democrazie occidentali passano anche per la vittoria dell'Ucraina di fronte a chi vuole calpestare il diritto internazionale con la forza. E si illude chi pensa che girandosi dall'altra parte costruirà la pace. Chi pensa di potersi girare dall'altra parte sta solamente avvicinando la guerra.

La battaglia che combatte il popolo ucraino è una battaglia che combatte per ciascuno di noi ed è giusto che noi si faccia la nostra parte. È quello che l'Italia ha fatto dall'inizio, anche lavorando come abbiamo fatto anche oggi nelle nostre interlocuzioni sulla soluzione del conflitto, immaginare strade per arrivare a una soluzione del conflitto. Tutti vogliamo la pace, però bisogna intendersi su cosa pace sia, perché nessuna pace ingiusta per l'Ucraina può essere vera pace; nessuna pace che preveda una resa degli ucraini può essere vera pace, sarebbe banalmente un'invasione e un’invasione non è pace, è un'altra cosa; così come una vittoria della Russia non sarebbe pace ma sarebbe appunto un'invasione, e una sconfitta dell'Ucraina altro non rappresenterebbe che il preludio di una possibile invasione di altri Stati europei. Questo è quello che alcuni in Europa fingono di non capire. Io credo che le cose vadano chiamate con il loro nome. 

Chi sostiene l'Ucraina anche militarmente è chi lavora per la pace, ed è quello che facciamo noi ogni giorno per offrire la possibilità a un popolo, che chiaramente non aveva di partenza le stesse forze da mettere in campo, la possibilità di difendersi. 

Io penso che vada riconosciuto in ogni caso che, oltre a esserci un aggressore e un aggredito, oggi è l'aggredito, per paradosso, a presentare un piano di pace in dieci punti alla comunità internazionale. Lo dico perché ho sentito le dichiarazioni di questa mattina, di chi dall’altra parte sostiene di aver fatto del suo meglio per impedire il conflitto. Rimane agli atti che c’è un aggredito e c’è un aggressore. Rimane agli atti che per paradosso è l’aggredito che cerca soluzioni diplomatiche, che cerca di discutere di ipotesi di piani di pace. E io penso che questo sia uno sforzo notevole che va riconosciuto al Presidente Zelensky, che va riconosciuto all'Ucraina.

Noi siamo pronti a fornire ogni possibile assistenza quando ci dovessero essere le condizioni per avviare un qualsiasi negoziato, ma fino ad allora noi offriremo all'Ucraina ogni genere di supporto. Lo abbiamo fatto finora e continueremo a farlo: supporto militare  - siamo arrivati al nostro sesto pacchetto di invio anche di strumenti militari - basato soprattutto su sistemi di difesa anti-aerea per difendere la popolazione civile, per difendere le infrastrutture strategiche, perché il gioco cinico di provare a piegare la popolazione civile è un gioco a cui bisogna rispondere con determinazione- , sul piano umanitario, sul piano finanziario, sul piano civile - abbiamo visto stamattina la consegna di uno dei tanti generatori di elettricità che l'Italia ha inviato proprio per sostenere la popolazione civile -, sul tema della ricostruzione.

Noi abbiamo parlato molto oggi di ricostruzione, non solo della ricostruzione di quando dovesse finire il conflitto, la ricostruzione è anche adesso, perché il simbolo di un palazzo distrutto che viene ricostruito è un simbolo di speranza e perché parlare di ricostruzione per l'Ucraina vuol dire scommettere sulla vittoria dell’Ucraina, vuol dire sapere che l'Ucraina può vincere questo conflitto. E io credo che questo sia un grande segnale ed è il motivo per il quale l'Italia lavora per la organizzazione di una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile, sulla quale intendiamo collaborare con grande dinamicità insieme. C’è un know-how che le imprese italiane, che le eccellenze italiane possono offrire: lo metteremo tutto a disposizione perché l'Italia intende giocare un ruolo da protagonista nella ricostruzione, da oggi, di questo Paese.

E poi il sostegno politico. L'Italia riconosce le legittime aspirazioni europee dell'Ucraina che si batte per difendere valori europei di democrazia, di libertà, che è un avamposto della sicurezza nel continente europeo. Noi per questo abbiamo avuto un ruolo decisivo nel sostenere l'attribuzione per l'Ucraina dello status di Paese candidato all'Unione europea. E anche su questo intendiamo fare pienamente la nostra parte, così come su un tema che viene discusso meno degli altri, ma che per noi non è secondario: la cooperazione sul piano culturale, sul piano della tutela del patrimonio culturale, del patrimonio artistico. Su questo l’Italia, che obiettivamente ha un'esperienza senza uguali essendo la Nazione con il più ricco patrimonio artistico del pianeta, sappiamo che può fare la differenza. Stiamo già collaborando nella difesa dell’identità culturale dell'Ucraina.

Tutte queste materie sono oggetto di questa Dichiarazione congiunta che abbiamo firmato oggi con il presidente Zelensky sul percorso di pace, sul percorso di avvicinamento dell'Ucraina all'Unione europea, sulla ricostruzione della Nazione.

Torno sul tema della ricostruzione, perché riflettevo stamattina sul fatto che in Italia il nostro ultimo dopoguerra è stato un periodo di grande crescita e di sviluppo. Sono quelli anni che noi chiamiamo “il miracolo Italiano”, sono gli anni che hanno fatto dell'Italia una delle più grandi potenze industriali e la Nazione che è oggi. Ecco, io sono certa che nei prossimi anni noi potremo parlare anche di un miracolo ucraino. Ed è questo l'augurio che faccio, ed è questo l'impegno che prendo a nome dell'Italia per sostenere questa Nazione in questo importante obiettivo e ribadire, Volodymyr, che l'Italia è con l'Ucraina, che il mondo libero è con voi e che noi vi siamo debitori e non lo dimentichiamo.