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26 Marzo 2024

Elenco dei candidati ammessi alla stabilizzazione e calendario del colloquio selettivo del personale in servizio alla PCM per gli interventi della politica di coesione dell’Unione europea e nazionale da inquadrare nei ruoli della PCM -Categoria A-F1

Elenco dei candidati ammessi alla procedura di stabilizzazione a tempo indeterminato e pieno del personale non dirigenziale a tempo determinato in servizio presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e reclutato al fine di garantire la definizione e l'attuazione degli interventi previsti dalla politica di coesione dell’Unione europea e nazionale per i cicli di programmazione 2014-2020 e 2021-2027, categoria A, posizione economica F1. Calendario del colloquio selettivo – 1° gruppo.

26 Marzo 2024

Giubileo della Chiesa Cattolica dell’anno 2025: riformulazione dell'intervento n. 122

DPCM 8 marzo 2024, recante l’approvazione della proposta di modifica del programma dettagliato degli interventi connessi alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica del 2025, approvato con il decreto del Presidente del Consiglio dei Mministri 8 giugno 2023, ai sensi dell’articolo 1, comma 422, della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Riformulazione dell’intervento n. 122, di cui all’Allegato 1 del citato decreto 8 giugno 2023, che assume la denominazione di “Riqualificazione di piazza Risorgimento”. 

25 Marzo 2024

Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Molise

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato a Campobasso alla cerimonia per la firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Molise.

Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata, intervento del Presidente Meloni

Lunedì, 25 Marzo 2024

Buonasera a tutti i sindaci, grazie di essere qui.

Grazie al Presidente Vito Bardi, è splendido questo colpo d'occhio che ho adesso alla mia sinistra. Un saluto ai parlamentari, a tutte le Autorità presenti. Un ringraziamento al Ministro Fitto - è quello che ha in mano i cordoni della borsa, lei capisce, quindi è bene trattarlo bene. Sto scherzando chiaramente -, anche al Ministro Casellati, che salutiamo e ringraziamo. 

Il Presidente Bardi ha spiegato molto della ragione per la quale noi siamo qui oggi per firmare un Accordo di coesione tra il Governo nazionale e la Regione Basilicata. Questo è il diciassettesimo Accordo che noi firmiamo secondo questa iniziativa e questo lavoro molto complesso che ci ha portato, appunto, a sottoscrivere Accordi con tutte le Regioni italiane, con le Province autonome. 

È un Accordo molto importante, però voi mi consentirete di fare mezzo passo indietro e tentare di spiegare la ratio che ci ha portato fin qui. I Fondi di sviluppo e coesione sono, per antonomasia, le risorse che servono a combattere le disparità tra i territori e in Italia di disparità e di divari sappiamo di averne diversi - i grandi divari, quello tra Nord e Sud, quello tra la costa tirrenica e la costa adriatica, ma anche i divari all'interno delle singole regioni tra le città e le aree interne. Quindi i Fondi di sviluppo e coesione sono Fondi particolarmente preziosi per noi, solo che quando siamo arrivati al Governo, e il Ministro Fitto ha avviato una ricognizione con tutte le Regioni e con le Province autonome, per capire lo stato d'attuazione di queste risorse, ci siamo resi conto che una discreta parte di queste risorse esisteva ma alla fine non arrivava a terra. Per dare un dato, sul precedente ciclo di programmazione, quello tra il 2014 e il 2020, c'erano complessivamente a disposizione dei territori circa 126 miliardi di euro: nel 2022 ne erano stati spesi circa 47. Ora, voi capite che, in una Nazione come la nostra che di divari ne ha molti e di risorse ne ha poche, noi non possiamo esattamente permetterci che miliardi che servono a costruire quello che è fondamentale, perché tutti i cittadini abbiano le stesse condizioni di partenza per poi dimostrare il loro valore, non arrivassero queste risorse a terra. 

Quindi con i Presidenti delle Regioni - e quindi ringrazio anche il Presidente Bardi – abbiamo cominciato a ragionare di come si potesse rendere più efficace questo strumento. All'esito di questa ricognizione abbiamo varato un decreto che si chiama Decreto Sud, con il quale riorganizziamo i Fondi di sviluppo e coesione e istituiamo gli Accordi di coesione. 

Questi Accordi di coesione hanno delle importanti novità. La prima di queste novità è che noi finanziamo progetti che vengono proposti dalle Regioni, ma che sono condivisi dal Governo nazionale. Non lo facciamo chiaramente per limitare l'autonomia dei singoli territori, lo facciamo per mettere in rete la strategia di una regione con il lavoro che fanno le altre, quindi iscrivere quella strategia in una strategia complessiva di sviluppo della nazione. 

In secondo luogo abbiamo stabilito dei principi per i quali non si rischia più che queste risorse vadano disperse, la possibilità di attivare i poteri sostitutivi quando dovessero esserci inadempimenti o difficoltà nell'attuazione di queste risorse e anche l'ipotesi di definanziamento – cioè, se un'opera che è stata finanziata rischia di non essere messa a terra, quelle risorse invece di disperderle le riprendiamo e le destiniamo a altro, perché tutto deve arrivare ai cittadini. 

Dopodiché, diamo un importante sostegno alle Regioni perché, come raccontava il Presidente Bardi, nell'Accordo di coesione noi inseriamo anche le risorse che per le Regioni sono necessarie a cofinanziare i programmi europei. Perché lì c'è un altro problema, adesso ci stiamo lavorando, ma c'è un altro problema, altre risorse che non sempre arrivano tutte quante a terra, ma c'è un problema strutturale che è di bilancio, nel senso che molto spesso alle Regioni manca la quota di cofinanziamento da destinare e anche quando avessero quella quota di cofinanziamento, se il Governo nazionale trasferisce le risorse che servono a cofinanziare i programmi europei, chiaramente si libera uno spazio importante di bilancio che si può dedicare alle priorità del territorio.

Questo è il lavoro che abbiamo fatto sul Fondo di sviluppo e coesione, che è un lavoro fatto in parallelo anche col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Perché altro tema, noi abbiamo il Fondo di sviluppo e coesione, abbiamo i Fondi strutturali europei, abbiamo il PNRR. In alcuni casi tutte queste fonti di finanziamento non si parlano tra di loro e magari si sovrappongono o magari operano diversi finanziamenti sulla stessa materia e ci sono materie che invece non sono minimamente presidiate. Non è un caso che quando io ho 
formato il governo ho deciso di dare una competenza unica che riguardasse Fondi di coesione, Fondi europei, PNRR allo stesso ministro, perché serve una strategia complessiva. Poi ogni obiettivo si finanzia con lo strumento che è più adeguato a quell'obiettivo, ci tornerò parlando di sanità, ma tutto insieme deve costruire una strategia. 

E consentitemi di dire due parole anche sul PNRR, perché PNRR è un'altra grande occasione per l'Italia e siccome tante volte si è detto che l'Italia, che aveva il più imponente piano legato al Next Generation EU, non sarebbe stata in grado probabilmente di mettere a terra quelle risorse e a maggior ragione lo si è detto quando il nostro Governo si è insediato, che con il Governo Meloni non sarebbe stato possibile mettere a terra i soldi del PNRR, che anzi se si fosse tentato di rinegoziare il PNRR sicuramente si sarebbero persi i soldi. Le cose non sono andate così, fortunatamente, ma anche perché ci abbiamo parecchio lavorato. Le cose sono andate e stanno andando molto bene, quindi io devo ringraziare ovviamente tutti i livelli istituzionali, perché poi il lavoro o lo riusciamo a fare tutti quanti insieme o non si riesce a mettere anche qui a terra con la velocità che in particolare il PNRR richiede, ma noi nel 2023 abbiamo completato gli obiettivi della terza rata e ottenuto il pagamento della terza rata, completato gli obiettivi della quarta rata e ottenuto il pagamento della quarta rata, completato gli obiettivi della quinta rata, siamo la prima nazione europea ad aver presentato gli obiettivi della quinta rata e mentre facevamo tutto questo abbiamo anche rinegoziato il PNRR, perché anche questo si poteva e anzi si doveva fare. Perché? Punto primo perché da quando il primo PNRR è stato scritto ad oggi è cambiato il contesto. Non c'era ad esempio il conflitto in Ucraina e siccome le risorse, il PNRR e tutto quello che noi abbiamo sono strumenti e quegli strumenti si devono adeguare ai bisogni, quando il contesto muta ti devi mettere in discussione. Noi abbiamo rivisto il PNRR non solo per modificare alcune priorità, ma anche per mettere in sicurezza alcuni provvedimenti che con le tempistiche molto stringenti dei tempi del PNRR anche qui si rischiava di perdere.

Ho letto alcune fantasiosi ricostruzioni, per esempio in materia di sanità, in materia di ospedali, secondo le quali il Governo avrebbe definanziato gli ospedali, noi non abbiamo definanziato proprio niente. Noi abbiamo modificato le fonti di finanziamento, in alcuni casi, nei quali altrimenti mantenendo quei provvedimenti all'interno del PNRR, con i tempi del PNRR, si rischiava che quei provvedimenti semplicemente non si facessero e che quelle risorse tornassero indietro alla Commissione europea. Quindi in alcuni casi abbiamo portato nel PNRR i provvedimenti che erano di più veloce attuazione e portato da altre fonti di finanziamento che erano meno stringenti sulle tempistiche cose che stavano nel PNRR.

Obiettivo? Spendere tutto. Ma le risorse sulla sanità, ad esempio, sono aumentate. Non dico semplicemente perché, al di là di quello che abbiamo anche qui letto, in alcune bizzarre ricostruzioni quest'anno, con la Legge di bilancio, il Fondo Sanitario arriva al suo massimo storico. Non ci sono mai stati 136-137 miliardi di euro sul Fondo della Sanità. Per capirci, quando noi eravamo travolti dal Covid, il Fondo Sanitario viaggiava tra i 121 e i 122 miliardi di euro, ma quando abbiamo rinegoziato il PNRR abbiamo liberato ulteriori 750 milioni che vanno alla sanità, così come molte altre cose importanti anche per questo territorio abbiamo fatto con quella rimodulazione del PNRR. 21 miliardi di euro liberati di questi 12 vanno alle imprese. Perché noi ci dobbiamo ricordare una cosa, il Presidente Bardi lo diceva bene, non è lo Stato che crea ricchezza, lo Stato non crea ricchezza, lo Stato non crea lavoro per decreto, non abolisce la povertà per decreto, no. Sono le aziende con i loro lavoratori che producono ricchezza. Quello che spetta allo Stato è mettere le aziende con i loro lavoratori nella condizione di produrre ricchezza al meglio, perché più quella ricchezza viene prodotta e più anche lo Stato ne avrà il ritorno. Lo scorso anno noi abbiamo avuto un aumento di gettito di 26 miliardi che è dato dall'aumento di occupazione che pure abbiamo registrato, perché obiettivamente in una situazione molto complessa che l'Italia e tutta la comunità internazionale stanno affrontando, la nostra economia sta dando dei segnali che sono molto incoraggianti, ci sono dati belli, positivi, che ci spingono anche a continuare a fare meglio, che ci dicono che c'è questa voglia di superare anche una fase difficile, lo vediamo con i dati sull'occupazione. Noi abbiamo attualmente record d'occupazione, record di numero d'occupati, record di contratti stabili, record di lavoro femminile. Una grande sfida, lo diceva il Presidente Bardi in rapporto alla natalità. Quando noi ci siamo concentrati sul tema, per esempio, delle donne e della natalità, ci siamo concentrati soprattutto sulle madri lavoratrici, perché io credo che la grande sfida della parità, delle pari, non dico opportunità, ma delle pari libertà, sia quella, per esempio, per tante donne di non dover ancora scegliere tra due forme di realizzazione che devono essere perfettamente compatibili, che sono l'eventuale desiderio di essere madre e la legittima aspirazione ad avere un posto di lavoro, una carriera e a poter crescere anche in quell'ambito. Si può fare anche questo, dipende dove concentri le risorse. L'aumento dell'occupazione legato anche all'aumento dell'occupazione femminile, è un dato che ci deve incoraggiare a fare molto di più e poi abbiamo visto il tema dei salari con una dinamica nell'aumento dei salari che si è registrato nell'ultimo anno e che erano stati per molto tempo tragicamente fermi in Italia che pure è interessante anche lì,  abbiamo concentrato le risorse che avevamo soprattutto su queste materie, si è visto con l’abbattimento del cuneo contributivo, lo vediamo con l'Istat che ci dice che diminuisce in Italia il rischio della povertà, per dire dei dati che ci devono spronare a fare meglio, a fare di più. Abbiamo, non che mi abbia mai appassionato il parametro, ma questo spread famoso, che c'è la differenza tra l'economia tedesca e quella italiana, sta al minimo da due anni a questa parte, c'è una dinamica molto interessante che pure secondo me va guardata che riguarda i titoli di Stato italiani, perché i titoli di Stato italiani e la risposta che hanno i titoli di Stato offre la dimensione di come fuori dai confini nazionali è vista la solidità della nostra economia. L'ultima volta che noi abbiamo piazzato dei titoli di Stato sul mercato estero, c'erano disponibili 10 miliardi di euro, sono arrivate richieste per 155 miliardi di euro. Oggi l'Italia è una Nazione sulla quale gli altri vogliono investire. Se tu pensi a dove mettere in sicurezza i tuoi risparmi, pensi all'Italia. E questo è un dato straordinario, del quale noi dobbiamo essere consapevoli. Chiaramente non sto dicendo va tutto bene, no, per niente, però sto dicendo che ci sono delle scintille che ci fanno capire che il famoso declino che noi abbiamo pensato fosse un destino in realtà non è un destino, è una scelta che si può ribaltare.

C'è un'altra cosa interessante che vi racconto sui titoli di Stato che sono i BTP Valore. Noi abbiamo istituito - questa è stata un'intelligente intuizione del Ministro Giorgetti - questi titoli di Stato dedicati ai piccoli risparmiatori italiani. In tre emissioni hanno raccolto 53 miliardi di euro e anche questo è molto interessante, secondo me molto bello, in primo luogo perché il BTP Valore è uno strumento che consente a noi di mettere a disposizione dei risparmiatori italiani in un tempo nel quale l'inflazione è alta insomma e i soldi sono sempre a rischio, uno strumento nel quale mettere al sicuro i loro risparmi. Ma anche perché il mio obiettivo è rimettere più parte possibile del debito pubblico italiano in mani italiane, perché più il nostro debito ce lo abbiamo in mano noi e più noi siamo padroni del nostro destino. Allora ci sono delle cose interessanti.  

Il Presidente Bardi parlava dell'inflazione. Sempre tra mille difficoltà, lo dico sempre in punta di piedi, però leggevo l'altro giorno - perché lo pubblicava un giornale e quindi non è un dato che ha tirato fuori il governo - che l'Italia oggi è tra le Nazioni del G7 - che tra l'altro presiede quest'anno - la Nazione che ha il tasso di inflazione più basso. 

Quindi noi dobbiamo continuare a correre e a lavorare bene. Dobbiamo continuare a farlo tutti insieme. Questa Nazione deve avere la forza, la capacità di marciare tutta nella stessa direzione, perché davvero possiamo costruire qualcosa di molto diverso da quello a cui pensiamo di essere abituati. Un'Italia che deve essere sempre un po' fanalino di coda, un'Italia che in tutte le classifiche internazionali sta sempre agli ultimi: non è così. Noi adesso nelle classifiche internazionali scaliamo, scaliamo, scaliamo, in alcuni casi ai primi posti, in alcuni casi stiamo risalendo. Lo stiamo facendo tutti insieme. Chiaramente bisogna concentrare le poche risorse che si hanno sulle cose importanti. Allora, dicevamo il PNRR: 12 miliardi di euro sulle imprese. 

L'agricoltura. Non abbiamo avuto, Presidente Bardi, bisogno di vedere i trattori in piazza per sapere che il nostro comparto agricolo era in forte difficoltà. Conosciamo il contesto nel quale gli agricoltori operano, che è il contesto di costi di produzione che aumentano, prezzi di vendita che diminuiscono, con scelte che sono state fatte, anche particolarmente dal livello europeo che in alcuni casi hanno pensato che la transizione verde si dovesse fare, non dico senza gli agricoltori, ma proprio contro gli agricoltori in alcuni casi, che è una follia, perché chi pensa di poter difendere l'ambiente senza chi difende l'ambiente perché dall'ambiente trae il suo profitto, semplicemente non sa di che cosa sta parlando. Vi racconto una cosa molto bella. In Europa uno dei tanti dossier che creavano enormi difficoltà al nostro sistema era quello sul packaging, sul tema del riciclo della plastica e quant'altro. Quando siamo arrivati al governo eravamo forse l'unica Nazione che si batteva contro questa direttiva che avrebbe fatto strali di una eccellenza tutta italiana che noi avevamo nel contempo costruito. Piano piano abbiamo cominciato a lavorarci tutti, ci ha lavorato il governo, ci hanno lavorato parlamentari dell'opposizione che erano relatori in Europa, ci hanno lavorato i funzionari, ci hanno lavorato le associazioni. Ci abbiamo lavorato tutti. Alla fine ci siamo portati dietro molti altri Paesi che hanno cominciato a vedere le cose come noi, siamo riusciti a salvare il nostro comparto e a far fare una direttiva che fosse sostenibile, fatta decisamente meglio. 

Così come io vengo da un Consiglio europeo - parlando sempre più nello specifico di agricoltura - nel quale ho chiesto un dibattito proprio sul tema dell'agricoltura in Europa e del sostegno al mondo agricolo. Le conclusioni del Consiglio riportano alcune cose molto importanti in tema di revisione della politica agricola comune, sburocratizzazione, sostegno alle filiere, che è anche quello che abbiamo fatto noi con il PNRR, perché di questi 3 miliardi in più che mettiamo sull'agricoltura, 2 sono sui contratti di filiera, quindi per sostenere le filiere. E siamo riusciti nel Consiglio europeo a far inserire anche il riferimento alla possibilità che la Commissione europea proroghi il regime degli aiuti di Stato in agricoltura - che altrimenti scadrebbe adesso a fine giugno -, che per noi è un altro elemento fondamentale. Cioè quando si portano posizioni sostenibili, credibili e si cercano di dialogare seriamente con gli altri, alla fine dei risultati arrivano a casa.

Questa era una parte della premessa per dire perché siamo qui. Perché certo, io posso arrivare e dire “allora signori siamo venuti qui, abbiamo 950 milioni per la Regione Basilicata”, siamo tutti contenti e andiamo via. Ma a me piace condividere la strategia che mettiamo in campo, perché a questa Nazione spesso sono mancate proprio le grandi strategie. Ma le strategie funzionano solamente se, come dicevo, tutti remiamo nella stessa direzione.

Ci sono tante strategie che questa Nazione può mettere in campo, anche riprendendo quelle che sono le sue specificità: il suo posizionamento geostrategico; la grande infrastruttura del mare, che non abbiamo mai considerato adeguatamente, Noi siamo una piattaforma nel Mediterraneo; abbiamo la crisi energetica oggi e siamo i dirimpettai dell'Africa, e il Sud Italia è potenzialmente il più grande produttore di energia e di energia pulita. In Europa c'è un problema? Forse lo può risolvere il Sud Italia, con i giusti investimenti, credendoci tutti quanti insieme, con un lavoro che va fatto soprattutto sul piano infrastrutturale e che noi cerchiamo di fare anche con questo Accordo di coesione. E arrivo al tema di oggi, perché davvero altrimenti divento troppo lunga. Però grazie per avermi ascoltato. 

La Basilicata, dicevamo, è la diciassettesima Regione a firmare questo Accordo di coesione. Noi mobilitiamo complessivamente con questo Accordo 945 milioni di euro, di cui circa 83 erano stati già anticipati nel 2021.

Sono ovviamente risorse imponenti che servono a finanziare diversi progetti e linee di azione e che complessivamente riusciranno ad attivare investimenti per circa 970 milioni di euro, quindi viaggiamo verso il miliardo di risorse.

Ci diamo alcune priorità. La prima di queste priorità sono le infrastrutture. Su questo sono abbastanza un “disco rotto” come si sa. Io penso - l'ho detto già altre volte - che ci siano due modi per combattere il divario del Sud. C'è il modello reddito di cittadinanza e c'è il modello, secondo me, infrastrutture di cittadinanza. Qual è la differenza? Che il modello del reddito di cittadinanza, indipendentemente da come la si pensi, è un modello che in qualche maniera parte dal presupposto che io non posso fare molto per lo sviluppo di questo territorio. Le cose stanno così: non si può combattere, non si può migliorare; posso aiutarti a stare un po' meglio in una condizione che non posso migliorare. Io non sono d'accordo su questo. Io penso che invece questi territori non siano territori il cui destino è segnato. Penso che il destino di questi territori dipende da quanto credi in questi territori. E quindi la grande sfida è quella delle infrastrutture. Le infrastrutture sono lo strumento che definisce la tua possibilità di competere ad armi pari. Allora io non immagino un Mezzogiorno d'Italia dove tu devi arrivare e fare assistenza, io immagino un Mezzogiorno d'Italia orgoglioso che dice ‘mi devi dare le stesse opportunità che hai dato agli altri e poi me la vedo io. Poi vediamo chi vale e vediamo chi non vale’. Io l'ho sempre visto così il Mezzogiorno d’Italia. 

E allora la spesa infrastrutturale fa tutta la differenza. E non a caso in tutte le Regioni del sud poi diventa sempre il primo tema sul quale decidiamo di mettere le risorse. Qui ci sono, e forse è la parte più significativa in termini di risorse che vengono investite di tutto l'accordo di coesione, complessivamente 200 milioni di euro di euro sulla messa in sicurezza del sistema aviario lucano, ma c'è anche il trasporto ferroviario. Tra i progetti finanziati c'è l'ammodernamento e l'ampliamento della rete ferroviaria interna alla zona industriale di Ferrandina, per dotare il polo strategico per la logistica retroportuale di un collegamento con la rete RFI. Ci sono le risorse per l'acquisto di due nuovi treni a trazione elettrica per il trasporto passeggeri e l'introduzione del sistema di bigliettazione elettronica nel trasporto pubblico locale. C'è il trasporto aereo, lo diceva il Presidente Bardi: prevediamo in particolare un progetto di elisuperfici per il trasporto di persone di merci attraverso elicotteri, attraverso droni, soprattutto per rendere più facilmente raggiungibili le aree industriali, perché la velocità nell'industria, nella produzione, fa la differenza, come in tutto il resto in questo tempo, ma particolarmente per chi deve produrre ricchezza. 

Vale poi circa 140 milioni di euro il capitolo che viene destinato alle politiche ambientali, pacchetto molto articolato di interventi, tra questi: l'efficientemente del sistema idrico regionale - il Presidente Barri l'ha detto molto bene, la grande risorsa dell'acqua che particolarmente nel Sud Italia rischia una dispersione e necessita disperatamente di ammodernamento e voi sapete che su questo il Governo si è dedicato con provvedimenti specifici -, il completamento dell'impiantistica dei rifiuti, la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico. 

Questa è un'altra grandissima questione e questa è una questione per la quale io voglio ringraziare il Presidente della Regione perché abbiamo condiviso questo obiettivo. Le risorse sulla messa in sicurezza del territorio di solito sono le ultime che si spendono. Sono le ultime che si spendono per una ragione, perché di solito non danno il moltiplicatore che altri investimenti possono dare. Io racconto sempre questa storia molto affascinante, che per me è stata abbastanza illuminante, è una storia di un sindaco giapponese che nel 1967 decide di erigere una barriera anti-tsunami nella sua città per la quale investe l'equivalente che oggi sarebbe più o meno 25 milioni di euro. Praticamente viene linciato dalla popolazione, nel senso che tutti a dire ‘stai buttando i soldi dei cittadini, quest’opera è mostruosa, non serve a niente’. Quando nel 2011 c’ stato lo tsunami in Giappone, l’unica città che non ha avuto morti era Fudai, la città nella quale questo sindaco nel 1967 aveva costruito la barriera anti-tsunami. Oggi l'allora sindaco di Fudai è un eroe praticamente nazionale in Giappone, è sicuramente un eroe nella sua città, solo che intanto è morto, perché quando ha finito di costruire la barriera antitsunami si è dovuto dimettere al tempo. Allora i soldi che si spendono per la messa in sicurezza del territorio non sempre vengono compresi perché tu non vedi il risultato. E se quelle risorse hanno funzionato, e quindi tu non avrai l'eventuale disastro che altrimenti si sarebbe potuto materializzare, non si saprà mai che hai risolto un problema. È la ragione per la quale di solito la messa in sicurezza del territorio finisce tra le ultime priorità. Però i politici che hanno una coscienza i soldi su questo ce li devono mettere, perché poi non saprai mai se hai salvato la vita a qualcuno, ma almeno ce l'hai provato.

C'è poi un importante capitolo che è dedicato alla riqualificazione urbana, interventi sugli immobili di proprietà pubblica. Complessivamente qui investiamo circa 135 milioni di euro. Tra questi cito su tutti il consolidamento statico di uno dei simboli di Potenza che è il ponte Musmeci, il famoso ponte sul Basento che è da sempre considerato un gioiello dell'architettura contemporanea. 

Parliamo di giovani, di diritto allo studio, del resto siamo dentro l'università. Saluto e ringrazio il magnifico Rettore. E qua, a partire dal tema della realizzazione di uno studentato a Potenza per accogliere gli studenti fuori sede, vogliamo che la Basilicata sia sempre più attrattiva anche al di fuori dei suoi confini regionali. 

Poi lo sport, con un piano sulle strutture sportive pubbliche che permetterà, tra l'altro, di dotare potenza di un centro federale del nuoto ad alta specializzazione, di adeguare dal punto di vista sismico il PalAlberti di Lauria, struttura importante per il territorio, compromesso, come voi sapete, dalla tromba d'aria del 2019. E nel dirlo mi consentirete anche di mandare un grande abbraccio alla famiglia di Giovanna Pastoressa, che morì a 28 anni proprio a seguito della tromba d'aria e ai danni che ebbe il PalAlberti. 

Poi c'è il capitolo sul sostegno alla competitività del nostro sistema produttivo. Anche qui, ne abbiamo già parlato, quasi 160 milioni di euro, di questi oltre 85 vanno al piano di rilancio del sistema produttivo regionale che prevede misure di sostegno agli operatori economici lucani, l'attrazione di nuovi investimenti anche attraverso pacchetti agevolativi integrati, contratti di sviluppo a valenza regionale, accordi di programma nazionali. Ci sono anche circa 40 milioni di euro per le infrastrutture nelle zone produttive regionali - torniamo al tema -, e 30 milioni per l'ampliamento della zona artigianale di Policoro, che è dal nostro punto di vista e dal punto di vista del Presidente un'area ideale per lo sviluppo dell'attività retroportuale, quindi una realtà della quale vogliamo che possano beneficiare anche le imprese del metapontino. 

Non dimentichiamo, dicevo, la sanità, uno dei temi che incidono in più sulla vita dei cittadini. Nell'Accordo ci sono 35 milioni di euro dedicati alla realizzazione del Polo Unico della Salute di Lagonegro.

Quindi vedete che c'è un po' tutto. Delle priorità che noi consideriamo essere tali: infrastrutture, trasporti, ambiente, riqualificazione urbana, giovani, diritto allo studio, sport, imprese, lavoro, salute. Le priorità.

Ora, questo lavoro chiaramente - e concludo -si inserisce in un lavoro ancora più ampio, che anche qui io considero molto importante. Il Presidente Bardi si riferiva alla Zona Economica Speciale. Penso che voi sappiate che questo governo è riuscito a trattare con la Commissione europea l'istituzione in tutto il Mezzogiorno di un'unica Zona Economica Speciale. Voi sapete che le Zone Economiche Speciali sono delle aree nelle quali chi investe ha una serie molto importante di agevolazioni, di semplificazioni amministrative - la famosa autorizzazione unica - e una serie molto importante di incentivi agli investimenti. Noi abbiamo nel Sud oggi diverse piccole e medie Zone Economiche Speciali. Noi abbiamo trattato con la Commissione europea il fatto che tutto il Sud diventa un'unica Zona Economica Speciale. Significa che chi viene a investire qui è incentivato rispetto a chi investe in altre Regioni italiane. Perché? Perché così riesci a riallineare il divario. E quando riallinei il divario, e questo è il punto, allora finalmente tutti quanti possono competere ad armi pari e dimostrare il loro valore. 

Io so che questa Regione ha un grande valore da dimostrare ancora e noi faremo tutto quello che possiamo fare per darle una mano ad avere le condizioni di base per dimostrarlo. Vi ringrazio, grazie mille.

25 Marzo 2024

Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento a Potenza durante la cerimonia di Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata.

25 Marzo 2024

Alluvione Toscana 2023, Meloni: mantenuti impegni, al lavoro per dare risposte concrete a cittadini e imprese che hanno subito danni

Il Governo ha presentato  un emendamento al nuovo decreto-legge PNRR, il DL n. 19/2023, per stanziare 66 milioni di euro utili alla ricostruzione in corso nei comuni della Toscana colpiti dalle alluvioni del novembre 2023. Le risorse serviranno per attivare delle misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale nei confronti della popolazione e delle attività economiche e produttive direttamente interessate dall'evento, per fronteggiare le più urgenti necessità. “Era una promessa che avevamo fatto ai cittadini toscani, che avevamo preannunciato in occasione della firma dell’Accordo di Coesione e che vogliamo mantenere”, ha dichiarato il Presidente Meloni.

25 Marzo 2024

Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento a Potenza durante la cerimonia di Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Basilicata.

25 Marzo 2024

Convocazione del Consiglio dei Ministri n. 75

Il Consiglio dei Ministri è convocato martedì 26 marzo 2024, alle ore 17.30, a Palazzo Chigi, per l’esame del seguente ordine del giorno:

26 Marzo 2024

Consiglio dei Ministri n. 75

Si è svolta a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei Ministri. Al termine, i ministri Giorgetti (economia e finanze), Nordio (Giustizia), Roccella (Famiglia, Natalità e Pari opportunità) e Zangrillo (Pubblica amministrazione) hanno illustrato  in conferenza stampa i provvedimenti approvati.

Firma dell'Accordo per lo sviluppo e la coesione tra il Governo e la Regione Molise, intervento del Presidente Meloni

Lunedì, 25 Marzo 2024

Buongiorno a tutti, grazie di essere qui, grazie al Presidente Roberti, grazie a tutti i sindaci e ai parlamentari presenti, a tutte le autorità, al Presidente della provincia, grazie anche per questa splendida location che non avevo mai visto e sulla quale tornerò nel corso di questo intervento. 
Come diceva il Presidente Roberti, noi siamo qui oggi per la firma dell'Accordo di Coesione, ma non me ne vogliate se faccio mezzo passo indietro sul lavoro che il Governo ha portato avanti per arrivare fin qui. E voglio partire da un altro ringraziamento, al Ministro Raffaele Fitto che di questa materia è responsabile, perché a monte della firma di questo Accordo c'è un lavoro molto complesso, molto prezioso che noi abbiamo avviato e che mi piace raccontare perché queste sono quelle materie che non trovano grande diritto di cittadinanza sui media, che chiaramente preferiscono sempre la polemica più quotidiana. 

I Fondi di sviluppo e coesione sono per antonomasia i Fondi che servono a combattere il divario tra i territori. Significa chiaramente i grandi divari italiani, quello tra il nord e il sud, ma anche quello tra la costa adriatica e la costa tirrenica, significa anche divari tra le stesse regioni, aree interne, città, tutti i divari che noi conosciamo. Sono risorse che vengono organizzate per cicli di programmazione pluriennale e sono estremamente preziosi. Ora, che cosa accade? Quando noi siamo arrivati al Governo abbiamo fatto un approfondimento su quello che era lo stato di attuazione della vecchia programmazione, del vecchio ciclo del Fondo di sviluppo e coesione e ci siamo resi conto che soprattutto nei territori, in molti territori nei quali queste risorse erano necessarie, buona parte di quelle risorse alla fine non veniva spesa. Sulla vecchia programmazione 2014-2020, cioè quella già conclusa da qualche anno, su 126 miliardi di Euro disponibili per combattere i divari tra i territori ne erano stati spesi 47. Ora voi capite che in una Nazione come l'Italia, che di divari ne ha molti e di risorse ne ha poche, noi non possiamo permetterci che risorse fondamentali, miliardi e miliardi di euro, che sono fondamentali per i sindaci, per combattere i problemi che hanno i loro cittadini, per le istituzioni della Repubblica, per i cittadini, vengano disperse. E allora invece di andare avanti con questo modello ci siamo chiesti che cosa potessimo fare per correggere alcune storture che erano anche nel funzionamento di quei meccanismi, che sono anche nella burocrazia, che sono anche nelle difficoltà. Poi ovviamente c'è la capacità amministrativa che va rafforzata e che cambia da territorio a territorio. 

Abbiamo avviato un confronto con tutti i Presidenti di regione e delle province autonome, sia sullo stato della vecchia programmazione, sia sulla definizione della nuova programmazione che è quella della quale noi parliamo oggi. All'esito di questo lavoro è uscito fuori un Decreto, il Decreto sud, con il quale noi abbiamo riorganizzato il Fondo di Sviluppo e Coesione e abbiamo istituito questi Accordi. Questi Accordi prevedono delle innovazioni rispetto al passato. La prima di queste innovazioni è che noi finanziamo opere e interventi che sono proposti dalla Regione ma sono anche condivisi dal Governo nazionale. Perché? Non ovviamente perché vogliamo limitare l'autonomia dei singoli territori, ma perché è molto importante che il lavoro che si fa su una Regione sia messo in relazione con il lavoro che si fa nel resto del territorio nazionale. Perché noi non siamo delle monadi, ogni territorio non fa storia a sé. Se tu non colleghi la strategia che quel territorio sta mettendo in campo con la strategia che sta mettendo in campo il territorio immediatamente vicino e non costruisci così una grande strategia nazionale, buona parte di quegli interventi non danno il moltiplicatore che potevano dare. Dopodiché abbiamo anche previsto alcuni meccanismi per evitare che le risorse vadano disperse, significa la possibilità di intervenire con i poteri sostitutivi quando c'è il rischio che non si riesca a portare a termine l'opera, oppure il definanziamento, significa che se ci si rende conto che alcune di quelle risorse non riescono a essere portate a terra con l'opera che era stata prevista, si cambia obiettivo, perché i soldi devono arrivare a terra. E abbiamo previsto un'altra cosa che è molto preziosa per le regioni, il Presidente Roberti lo sa, e cioè che noi con gli Accordi di coesione destiniamo alla regione anche la quota di cofinanziamento dei Fondi europei, perché questo è un problema invece per quello che riguarda delle volte la possibilità di spendere i fondi europei, che non c'è la quota di finanziamento, che le Regioni non ce l'hanno a disposizione e in ogni caso se hanno a disposizione quelle risorse, il fatto che lo Stato nazionale si carichi quelle risorse consente di liberare parti di bilancio regionale e di destinarlo a misure che sono necessarie per il territorio. 

Questo è il lavoro che noi abbiamo fatto e, ripeto, è un lavoro molto lungo che è costato tanto impegno e che abbiamo messo in relazione anche con le altre fonti di finanziamento che abbiamo, perché un altro problema che esiste in Italia è che poi ci sono diverse fonti di finanziamento, Fondo di sviluppo e coesione, ci sono i Fondi europei, c'è il PNRR. E queste fonti di finanziamento non si parlano tra di loro e magari si sovrappongono, cioè non si usano queste risorse per finanziare tutto quello che serve distribuendolo. 

E queste fonti di finanziamento non si parlano tra di loro e magari si sovrappongono, si finanziano opere che non sono, cioè non si usano queste risorse per finanziare tutto quello che serve distribuendolo. 
Noi abbiamo fatto un lavoro molto simile sul PNRR, non è un caso che quando io ho formato il governo ho voluto dare la competenza dei Fondi europei, dei Fondi di coesione e dei Fondi del PNRR allo stesso ministero perché si potesse mettere tutto all'interno della stessa strategia e anche sul PNRR abbiamo fatto un lavoro che vale la pena, facendo una piccola digressione, ricordare perché ricorderete quante volte è stato lanciato l'allarme sul tema della capacità dell'Italia di attuare il PNRR, particolarmente con il governo Meloni, che avrebbe fatto disperdere, secondo molti, le risorse del PNRR, perché non sarebbe stato in grado di spenderli e perché soprattutto, se avesse preso in considerazione l'ipotesi di rinegoziare il PNRR, avrebbe perso le risorse del PNRR. 
Le cose non sono andate così. Le cose sono andate che nel 2023 noi abbiamo completato gli obiettivi della terza rata e portato a casa la terza rata, completato gli obiettivi della quarta rata e incassato la quarta rata, completato gli obiettivi della quinta rata. Siamo la prima nazione d'Europa ad aver completato gli obiettivi della quinta rata e facendo tutto questo abbiamo anche rinegoziato il PNRR. Intanto perché c'erano degli interventi che in realtà non sarebbe stato possibile finanziare con il PNRR e quindi risorse che sarebbero andate anche qui disperse e poi perché tra quando il primo PNRR è stato scritto e oggi è mutato il contesto. Non c'era ad esempio il conflitto in Ucraina e quindi le priorità in alcuni casi sono cambiate. 
Con la revisione del PNRR noi abbiamo liberato 21 miliardi di euro di risorse e abbiamo destinato quei 21 miliardi ad alcune priorità dal nostro punto di vista. 12 miliardi e oltre vanno al tessuto produttivo di questa Nazione, alla messa in sicurezza del tessuto produttivo, al sostegno alle imprese e ai loro lavoratori. 

Sapete perché? Perché noi ci dobbiamo ricordare che la ricchezza non la crea lo Stato. Il lavoro non si crea per decreto, la povertà non si abolisce per decreto. Il punto è che la ricchezza in Italia la fanno le aziende con i loro lavoratori, e quello che devono fare le istituzioni, è mettere quelle aziende e quei lavoratori nella condizione di lavorare al meglio. E allora abbiamo destinato 12 miliardi di euro alle imprese, abbiamo destinato risorse all'efficientamento energetico, alle infrastrutture strategiche fondamentali sul piano dell'energia - su questo tornerò più avanti - abbiamo messo altri 750 milioni di euro sulla sanità. È una sfida, Presidente Roberti, anche quella di uscire dal commissariamento. È una sfida quella di rafforzare la sanità. Qui consentitemi di fare un po' di controinformazione rispetto a delle notizie che leggo francamente che non corrispondono a verità. Il Fondo sanitario con la Legge di bilancio 2024 arriva al suo massimo storico di sempre. Sono 136 miliardi di euro, quando c’era il Covid - per capirci - erano 122 miliardi di euro. Sono numeri, non sono opinioni. Poi bisogna ovviamente lavorare perché quelle risorse vengano spese al meglio.
Noi ci siamo concentrati sulla grande materia delle liste d'attesa, che è quello che impatta di più sui cittadini, per cui non è un caso che dei miliardi che avevamo a disposizione per il rinnovo del contratto del pubblico e per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, 2 miliardi e mezzo vadano proprio al rinnovo del contratto del comparto sanitario e non è un caso che le risorse aggiuntive che abbiamo messo nel Fondo della sanità le abbiamo destinate a progetti di abbattimento delle liste di attesa, ma con la revisione del PNRR noi aggiungiamo a queste risorse altri 750 milioni di euro. 
E fatemi dire un'altra cosa, siccome leggo anche qui polemiche presunte sul fatto che noi avremmo tagliato le risorse per esempio per gli ospedali. Questo è falso. Le risorse destinate alla sanità sono aumentate con il PNRR e sono per le fonti di finanziamento che erano già previste rimaste inalterate. Quello che noi abbiamo fatto è stato mettere in sicurezza alcuni provvedimenti che rischiavano di perdere le risorse, perché in particolare per la tempistica del PNRR - che voi sapete essere molto rigida, 2026, - quando non si riesce a fare l'opera entro il 2026, le risorse tornano indietro. E quindi in alcuni casi noi abbiamo preso provvedimenti che erano nel PNNR, li abbiamo messi in altre fonti di finanziamento che non hanno quella tempistica così rigida per salvare l’opera e abbiamo spostato provvedimenti sulla base delle tempistiche che sono accettabili. Ma anche qui non c'è un euro che viene disperso e particolarmente sulla materia della sanità.
Allora abbiamo fatto tutto questo lavoro e arriviamo così, ho fatto una brevissima premessa, all'Accordo di coesione di oggi con la Regione Molise. Con questo Accordo di coesione che è il 16esimo che noi firmiamo, ne abbiamo già firmati altri 13 con le Regioni e 2 con le Province autonome, noi mettiamo a disposizione di questo territorio, come ricordava il Presidente Roberti, circa 445 milioni di Euro, dei quali 37 erano già stati assegnati in anticipo nel 2021 e sono risorse imponenti per questo territorio che servono a finanziare 42 interventi, ma quei 42 interventi sono concentrati su alcuni ambiti strategici. 

Allora abbiamo fatto tutto questo lavoro e arriviamo così, ho fatto una brevissima premessa, ma arriviamo così all'accordo di coesione che noi firmiamo, ne abbiamo già firmati altri 13 con le Regioni e 2 con le Provincie autonome, noi mettiamo a disposizione di questo territorio, come ricordava il Presidente Roberti, circa 445 milioni di Euro, dei quali 37 erano già stati assegnati in anticipo nel 2021. Sono risorse imponenti per questo territorio, che servono a finanziare 42 interventi, ma quei 42 interventi sono concentrati su alcuni ambiti strategici. 
Partiamo dall'ambito che secondo me è in assoluto quello più importante per combattere davvero il divario del Mezzogiorno, che è il tema delle infrastrutture. 
L’ho detto e lo ripeto: ci sono due modi per tentare di combattere il divario tra Nord e Sud. C'è il reddito di cittadinanza e ci sono le infrastrutture di cittadinanza. Sono due modelli diversi, indipendentemente da come la si pensi su entrambi. Vi dico quello che penso io. Il reddito di cittadinanza era la risposta di chi diceva ‘guarda io non posso risolvere il tuo problema, io non posso migliorare la condizione di sviluppo che ti consente di avere opportunità migliori, quello che io posso farti è mantenerti così, ma in una condizione che rimane di marginalità’. La risposta di chi dice infrastrutture di cittadinanza è: ‘guarda, io credo che investendo su questo territorio le tue opportunità possono cambiare; questo territorio non è spacciato, il suo destino non è definito, dipende da quanto può competere ad armi pari e dimostrare il suo valore’. Questa è la risposta di chi investe sulle infrastrutture di cittadinanza ed è la risposta che stiamo cercando di dare noi. 
Sul tema delle infrastrutture per questo territorio ci sono 100 milioni di euro che servono soprattutto a rafforzare e mettere in sicurezza il sistema viario molisano, quindi le strade comunali, le strade provinciali, le strade statali. Di questi ci sono 40 milioni di euro per il completamento di un'opera che è molto importante per il Molise, che è la Fondo Valle del Tappino – Riccia – Colletorto – San Giuliano di Puglia. 
Il tema delle infrastrutture è quello che copre quasi un quarto delle risorse di questo Accordo di coesione. 
L'altra priorità della quale ci occupiamo, lo dicevo prima, è il sostegno al tessuto produttivo. 80 milioni di euro tra aiuti per gli investimenti e misure di sostegno per l'accesso al credito; di questi, 15 sono destinati alle imprese del settore turistico. Il turismo qui è uno di quegli ambiti che non hanno ancora espresso tutte le potenzialità che ci sono.
E allora anche qui, quando tu metti insieme da una parte un sistema infrastrutturale rafforzato, dall'altra il sostegno al tessuto produttivo delle aziende che operano nel contesto, costruisci condizioni che consentono di competere ad armi pari. 
Poi certo, non risolviamo tutto con l'Accordo di coesione. Io penso che un altro, per esempio, grande risultato che questo Governo è riuscito a ottenere sia la ZES Unica del Mezzogiorno, la Zona Economica Speciale Unica per il Mezzogiorno. Che significa? Noi abbiamo avuto nel Mezzogiorno delle Zone Economiche Speciali, dei territori - di solito intorno ai porti, agli interporti - che garantiscono per chi investe in quel territorio di avere autorizzazione unica, quindi semplificazioni straordinarie, e di avere crediti d'imposta, quindi incentivi all'investimento. Noi abbiamo deciso di sostituire le piccole e medie Zone Economiche Speciali che c'erano nel Mezzogiorno con un'unica Zona Economica Speciale che coinvolge tutte le Regioni del Mezzogiorno. Significa che chiunque investa in una delle Regioni del Mezzogiorno ha le semplificazioni e i crediti d'imposta. Nessun governo era riuscito a trattare con la Commissione europea una Zona Economica Speciale così ampia come noi abbiamo fatto per il Mezzogiorno d'Italia. E questo consente, favorendo chi investe nel mezzogiorno, di colmare un’altra parte di questo divario. Consente, come dicevo, di arrivare all'obiettivo di permettere a questi territori di competere ad armi pari. 
Il terzo capitolo del Fondo di sviluppo e coesione riguarda il nesso ambiente-energia. Al nesso ambiente-energia noi destiniamo 60 milioni di euro con tre obiettivi prioritari: rendere più efficiente il sistema irriguo della Piana di Venafro, riqualificare alcuni edifici pubblici e costruire impianti di produzione di energia idroelettrica. 
E qui c'è un'altra grande strategia che si realizza, anche qui in Molise, anche attraverso questo Fondo di sviluppo e coesione e questo Accordo. Nel dramma che noi stiamo affrontando in una situazione internazionale impossibile, lo vediamo ogni giorno, nel dramma del conflitto in Ucraina, delle conseguenze che ha provocato, nel dramma del problema dell'approvvigionamento energetico, si nasconde un'occasione, perché le crisi portano sempre con sé un'occasione. Intanto l'occasione di rimettersi in discussione, di non dare tante cose per scontate e di dover fare di più e meglio per uscirne. Una delle grandi occasioni che sono nascoste, in questa situazione molto complessa che noi affrontiamo a livello nazionale e internazionale, è il tema della produzione energetica. Noi oggi abbiamo una situazione per la quale l'Europa ha un problema di approvvigionamento energetico; particolarmente con la transizione verde si guarda alle forme di energia pulita. Il Mezzogiorno d'Italia è un potenziale enorme produttore di energia pulita. Significa che noi, da quella crisi che abbiamo avuto, che ci ha portato a rivedere tutte le nostre fonti d'approvvigionamento, che ci ha portato a rivedere i nostri accordi e che ci porta al mix energetico, cioè a diversificare la produzione di energia, non solo per noi stessi ma per l'Europa intera, nel Sud Italia - con i giusti investimenti sulle grandi infrastrutture strategiche, sulla produzione di energia pulita - noi possiamo costruire un futuro e un pezzo di strategia per questa Nazione che va oltre l'oggi, che significa qual è il ruolo che puoi avere nella storia e nel futuro.
E in questo Accordo di sviluppo e coesione c'è un pezzo di questa strategia. È quello che vi dicevo prima sul mettere insieme una strategia che valga anche per la Nazione nel suo complesso. 
Particolarmente con la transizione verde si guarda alle forme di energia pulita, il Mezzogiorno d'Italia è un potenziale enorme produttore di energia pulita. Significa che noi - da quella crisi che abbiamo avuto  che ci ha portato a rivedere tutte le nostre fonti d'approvvigionamento e i nostri accordi e che ci porta al mix energetico, cioè a diversificare la produzione di energia, non solo per noi stessi ma per l'Europa intera - nel Sud Italia, con i giusti investimenti sulle grandi infrastrutture strategiche, sulla produzione di energia pulita possiamo costruire un futuro e un pezzo di strategia per questa Nazione che va oltre l'oggi, che significa qual è il ruolo che puoi avere nella storia e nel futuro. 
E in questo Accordo di sviluppo e coesione c'è un pezzo di questa strategia che vale anche per la Nazione nel suo complesso. 
C'è poi tutto l'ambito della valorizzazione del patrimonio culturale molisano perché - vale anche qui come per il turismo - il Molise è una terra che custodisce luoghi straordinari che però purtroppo molto spesso il grande pubblico non conosce come meriterebbero di essere conosciuti. Allora anche qui renderli più facili, più agevoli da raggiungere, ma anche riqualificare, valorizzare quegli spazi, può fare la differenza. Ci sono alcuni di questi luoghi straordinari che noi valorizziamo, che restauriamo con queste risorse, e c'è anche un impegno per sostenere la rete dei musei comunali. 
E oltre di tradizione, lo diceva bene il Presidente Roberti, parliamo di innovazione. 
E qui investiamo oltre 15 milioni di euro per finanziare in collaborazione con l'Università del Molise - che qui è un'altra eccellenza - un altro polo di attrazione, un'altra risposta importante da dare a tanti giovani che altrimenti magari pensano che altrove sia e debba essere il loro futuro. Anche io ringrazio il Magnifico Rettore, mettiamo in campo con l'Università del Molise due progetti di ricerca: uno in campo biomedico sulle malattie cardiovascolari, sulle malattie neurodegenerative e dei tumori e uno su l'intelligenza artificiale, che è una delle altre grandi sfide che noi dobbiamo affrontare, che stiamo affrontando. 
L'intelligenza artificiale è una grande occasione che nasconde grandi rischi. All'Italia sta a fare fondamentalmente due cose. Da una parte sviluppare l'intelligenza artificiale perché su questa tecnologia non possiamo rimanere indietro, ed è il lavoro che facciamo oggi con l'università. Dall'altra, a un altro livello, che è nazionale ma che è globale, il governo dell'intelligenza artificiale, per evitare che se non governata abbia degli impatti che possono essere anche molto pesanti sul nostro futuro. 
Io penso sempre all'impatto nel mercato del lavoro: noi siamo stati sempre abituati a un progresso che ottimizzava e veniva messo a disposizione delle competenze umane, e la sostituzione di lavoro era prevalentemente una sostituzione fisica, di lavoro fisico, e quindi questo consentiva agli uomini e alle donne di elevare sempre di più invece il loro lavoro al concetto, all'organizzazione. Con l'intelligenza artificiale è l'intelletto che rischia di essere sostituito con un impatto in particolare sui lavori più profilati, penso a tutti gli ordini professionali, nella medicina come nella scuola, nell'università, fino a arrivare ai giornalisti: tutti i professionisti possono essere impattati dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale se noi non la governiamo. 
Questa è proprio una digressione ma è uno dei temi che l'Italia porta alla Presidenza del G7 perché su queste materie la governance non può essere nazionale, deve essere di un livello più alto e quindi condivido con gli italiani le strategie che l'Italia sta portando avanti perché penso che anche questo sia giusto. Quindi da una parte sviluppare le tecnologie, noi siamo la patria del genio, dobbiamo sempre cercare di essere, non dico al passo dei tempi, ma avanti rispetto ai tempi. Dall'altra parte il lavoro politico che serve a governare strumenti che sono neutrali e che possono diventare nocivi se non vengono governati. 
Comunque ci occupiamo di intelligenza artificiale, di progetti di ricerca in campo biomedico, con risorse importanti per il diritto allo studio per garantire che i giovani molisani rimangano a studiare in Molise e magari che giovani da altre regioni vengano e continuino a venire a studiare qui in Molise. C'è quindi il potenziamento di tutti i servizi agli studenti, mense, biblioteche, aree attrezzate, con un'attenzione particolare alla disabilità. 
E in ultimo non dimentichiamo con questo Accordo i più fragili: ci sono 9 milioni di euro per realizzare edifici di co-housing del “Dopo di noi”, per i centri diurni per la disabilità, per le case famiglie. Quindi in sintesi sono quasi 450 milioni per infrastrutture, lavoro, sostegno alle aziende, turismo, beni culturali, energia, innovazione, diritto allo studio, anziani, disabilità.
Queste sono le priorità che noi abbiamo condiviso con il Presidente Roberti, con la Regione, ma ringrazio anche tutti gli uffici, anche tutti gli assessori che hanno lavorato a questa iniziativa, i sindaci che hanno portato le loro proposte, e sono le priorità che noi abbiamo individuato per una Regione che dal nostro punto di vista ha troppe potenzialità inespresse e che noi faremo tutto quello che possiamo fare per consentire di competere ad armi pari e di poter dimostrare finalmente davvero il valore intrinseco che ha.
Grazie davvero.