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27 Ottobre 2023

Campagna di comunicazione “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate”

La campagna realizzata dal Ministero della Difesa in occasione del 4 Novembre 2023 - “Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate” intende rappresentare le attività svolte dalle Forze Armate (Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri) e dalla Guardia di Finanza. 

27 Ottobre 2023

Campagna di comunicazione PSRN - Programma Sviluppo Rurale Nazionale

Campagna informativa sui programmi realizzati dal Programma Sviluppo Rurale Nazionale Nazionale (PSRN), strumento di attuazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), promossa dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste con lo scopo di sostenere e sviluppare le potenzialità delle zone rurali italiane attraverso il Programma.

27 Ottobre 2023

Anniversario della morte di Enrico Mattei, dichiarazione del Presidente Meloni

Nel sessantunesimo anniversario della sua morte ricordiamo oggi Enrico Mattei, un grande italiano e tra gli artefici di quel miracolo che ha reso l'Italia una potenza economica di livello globale. Il fondatore dell’ENI ha compreso, prima di altri, che dalla politica energetica di una Nazione passa la sua capacità produttiva, la sua proiezione geopolitica e la capacità di difendere i suoi interessi strategici. 

26 Ottobre 2023

Relazioni tra Serbia e Kosovo, due incontri a Bruxelles con Meloni, Macron e Scholz

A margine del Consiglio europeo, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto oggi - insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, al Cancelliere tedesco Olaf Scholz e al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel - due distinti incontri con il Presidente della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vucic, e con il Primo Ministro della Repubblica del Kosovo, Albin Kurti.

Consiglio europeo, punto stampa del 26 ottobre

Giovedì, 26 Ottobre 2023

Domanda: Un appello per l’Europa unita per la de-escalation e aiuti umanitari a Gaza soprattutto.   
Presidente Meloni: Sicuramente un impegno comune per una de-escalation, per evitare un conflitto che potrebbe avere oggettivamente delle proporzioni oggi inimmaginabili. Mi pare che su questo ci sia pienezza di intenti, unità di intenti, e sicuramente il dibattito servirà a capire nel concreto che cosa l'Unione europea possa fare. Io penso che l'Unione europea possa giocare un ruolo importante in questa fase. Ho detto ieri in Parlamento e ribadisco qui che credo che uno degli strumenti più efficaci per sconfiggere Hamas, sia dare una concretezza e una tempistica alla soluzione della questione palestinese. Dare maggiore peso all’Autorità Nazionale Palestinese. Questo è un ruolo che l'Unione europea, secondo me, può giocare in questa fase ed è sicuramente una delle grandi chiavi di volta sulla soluzione in medio periodo. Poi, nell'immediato, chiaramente, c'è il tema umanitario, c'è il tema degli ostaggi, dei cittadini stranieri che attendono di uscire dalla Striscia di Gaza, del ripristino del valico di Rafah, insomma, tutte le questioni delle quali abbiamo discusso. Quindi c'è un immediato e c'è un medio termine che però non deve essere considerato come un “ne riparliamo dopo”, perché io continuo a ritenere che quello sia una delle cose più efficaci che si possono fare per aiutare la de-escalation, cioè per svelare un bluff che secondo me Hamas porta avanti, vale a dire quello di aver fatto le cose atroci che ha fatto per difendere la causa palestinese. Io credo che non c'entri assolutamente niente Hamas con la causa palestinese e credo che sia giusto trovare un modo per raccontarlo, per ribadirlo a chi già lo sa, e magari per raccontarlo a chi non la vede così.
        
Domanda: Cosa vi siete detti con Macron e Scholz nel trilaterale di poco fa?
Presidente Meloni: No, ma nel trilaterale di poco fa eravamo impegnati sulla soluzione di un altro scenario attualmente critico che è quello tra Serbia e Kosovo. Stiamo cercando di trovare una soluzione sulla base di un lavoro molto lungo che è stato fatto particolarmente da Italia, Francia, Germania e dall'Unione europea. Stiamo cercando di fare i passi avanti e abbiamo chiesto ad entrambi i leader di fare dei passi in avanti rispetto all’implementazione dei documenti e degli accordi che insieme sono stati redatti negli scorsi anni e negli scorsi mesi. Vedremo come va nel corso della giornata, speriamo di fare dei passi in avanti, ma insomma i territori e gli scenari critici sono sempre di più. E ci racconta qualcosa, anche questo l'ho detto già ieri in Parlamento, quando la Russia invase l'Ucraina, un anno e mezzo fa - e Io dissi al tempo- che se fossero saltate le regole della pacifica convivenza, le regole del diritto internazionale, noi ci saremmo trovati in un mondo nel quale il più forte pensava di poter liberamente invadere il suo vicino, un mondo sicuramente meno sicuro, un mondo di caos, un mondo che avrebbe impattato inevitabilmente a casa nostra, anche quando pensavamo che gli scenari fossero lontani. Mi pare che quello che accade in questi mesi racconti che questa ipotesi, che al tempo fu fatta, in realtà stia diventando abbastanza reale.
        
[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: Sono soddisfatta della lettera della Presidente von der Leyen, che ringrazio. Mi pare, tra l'altro, che il fatto che la Presidente von der Leyen, prima del Consiglio europeo, invii una lettera per fare stato dell'applicazione dei principi che noi abbiamo stabilito, sia qualcosa che va anche oltre il tema di “l’Unione europea è unita su una visione”, che è quello di cui si discute al Consiglio europeo. Qui siamo a come lo stiamo realizzando. E per me è molto significativo perché, come sapete, ho detto in passato che l’Unione europea aveva fatto un’inversione a U, comunque un grande cambio di passo nella lettura delle politiche migratorie, ma che adesso bisogna andare nel concreto. E quello che la Presidente von der Leyen ha dimostrato con la lettera di ieri, è che l'Unione europea intende andare avanti concretamente. Quindi credo che sia importante se anche prima dei Consigli europei si faccia sempre stato di questo lavoro perché eventualmente il Consiglio può, - anche io ma anche gli altri - dove ci dovessero essere rallentamenti o problemi, si può su quello investire di più. Però vuol dire che il tema non è più un tema di visione che sta in capo al Consiglio ma è un tema di fatti che sta in capo alla Commissione.

Domanda: La proposta della Commissione di un accordo possibile con l'Egitto, lei cosa si aspetta da questo essenziale accordo? E secondo lei cosa serve per evitare che si ripetano gli stessi problemi che si sono verificati sull'accordo con la Tunisia?
Presidente Meloni: Guardi, quello che serve è rispetto. L'ho detto e lo ribadisco. Perché non si può pensare di parlare con le istituzioni di un'altra Nazione, con l'approccio paternalistico, con questa idea di superiorità che noi delle volte dimostriamo. Se si decide di approcciare un proprio partner e se si decide di parlare di partnership strategica, poi si deve dimostrare rispetto. Questo delle volte verso la Tunisia è mancato e ha creato i problemi che sta creando, nel senso che abbiamo visto tentativi di dichiarare la Tunisia un “Paese non sicuro” da parte di esponenti politici, di forze politiche, di realtà politiche e di chi politicamente vuole minare la possibilità che l'Europa governi i propri flussi migratori. Insomma, sta nelle cose della politica quotidianamente. Il problema è che quando si parla di politica internazionale, geopolitica, di rapporti tra Stati, le cose cambiano. Però io ho sempre detto che secondo me il tema con la Tunisia, ma anche con l'Egitto, con i Paesi nordafricani e africani, perché poi sono molti, non sono solamente quelli del Nordafrica; quelli nel Nordafrica sono l'ultima frontiera di un problema che anche loro hanno dai Paesi di provenienza. In Tunisia entrano ogni giorno migliaia di persone. Io ho sempre detto che il tema non è andare in questi Paesi e chiedere, non lo so, ‘ti do delle risorse se mi controlli i flussi migratori’. Il tema è costruire una partnership molto più ampia che preveda anche, per esempio, investimenti, che preveda una migrazione legale, che preveda una migrazione legale sulla base di una formazione che viene fatta anche in loco, cioè un lavoro serio, perché ogni persona che governa una Nazione ha delle risposte da dare ai propri cittadini e io non penso di dover risolvere i problemi miei scaricandoli su qualcun altro, se non lo aiuto a risolvere anche i suoi.

27 Ottobre 2023

Consiglio europeo del 26-27 ottobre

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato a Bruxelles alla riunione del Consiglio europeo e all'Eurosummit.
Il 26 ottobre, a margine dei lavori, insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, al Cancelliere tedesco Olaf Scholz e al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel,ha avuto due distinti incontri con il Presidente della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vucic, e con il Primo Ministro della Repubblica del Kosovo, Albin Kurti. Successivamente, all'arrivo all'Europa Building, ha tenuto un punto stampa.

27 Ottobre 2023

Il Presidente Meloni partecipa al Consiglio europeo

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato a Bruxelles al Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre. Ieri, all'arrivo all'Europa Building e oggi, al termine dei lavori, ha tenuto un punto stampa.

26 Ottobre 2023

Sparatoria nel Maine, dichiarazione del Presidente Meloni

"Ho appreso con tristezza la notizia della sparatoria nel Maine, che ha provocato un alto numero di vittime innocenti. Desidero esprimere la vicinanza più sincera mia personale e del Governo italiano alle famiglie così duramente colpite e a tutto il popolo americano".

27 Ottobre 2023

Il Presidente Meloni partecipa al Consiglio europeo

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il 26 e 27 ottobre ha partecipato a Bruxelles al Consiglio europeo  e all'Eurosummit.

Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 26-27 ottobre, la replica alla Camera dei Deputati

Mercoledì, 25 Ottobre 2023

La ringrazio, Presidente e ringrazio i colleghi che sono intervenuti nel dibattito. Io come sempre, anche per non dilungarmi troppo, risponderò ad alcune sollecitazioni che ho avuto, particolarmente dagli esponenti della opposizione, tornando su alcune valutazioni sulle quali forse vale la pena di offrire qualche elemento in più o su alcune cose che non ho ovviamente condiviso. Chiaramente potrei saltare da un tema all'altro e poi tornarci, mi perdonerete, ma ho preso appunti mentre scrivevate.

Voglio dire all'onorevole Demonte che sono d'accordo, parlando della crisi mediorientale, al riferimento che lei faceva circa il fatto che le divisioni interne che sono state palesi, nei primi giorni della crisi, tra i vertici delle istituzioni europee non hanno giovato al ruolo dell'Europa in questa fase. Lo dico perché mi sono permessa di segnalare questo punto nel Consiglio europeo che noi abbiamo già avuto in video-collegamento la settimana scorsa e intendo tornare su questo punto. Sono d'accordo chiaramente con i tanti riferimenti che sono stati fatti al ruolo centrale che un'Europa politica, che un'Europa che abbia una seria e visibile posizione di politica estera possa giocare, in questa fase molto delicata della crisi internazionale, che, devo dire, in questo dibattito è stata colta da molti - non da tutti, ma è stata colta da molti la gravità del momento nel quale ci troviamo – e, come io ho ampiamente detto, nella mia relazione di questa mattina, credo che l'Italia, l'Italia particolarmente  e sicuramente per il ruolo di ponte che storicamente svolge tra Europa e Medio Oriente, ma soprattutto l'Europa, abbia un ruolo fondamentale in una situazione che oggettivamente è molto complessa.

Io voglio dire al collega Amendola che ho condiviso molte cose di quelle che lui ha detto, ho condiviso l'aver colto la gravità di quello che sta accadendo e la gravità che ciascuno di noi sente sulle proprie spalle - ogni singola parola che dice, ogni singolo gesto che compie, ogni singola telefonata che fa. Perché non ci possiamo nascondere che questa realtà, che è la realtà - io l'ho detto ampiamente stamattina - di quello che sta accadendo in questi giorni in Medio Oriente, può diventare una slavina, può allargarsi e arrivare a disegnare scenari che oggi sono per noi inimmaginabili e il confine che ci separa da uno scontro di civiltà, il confine che ci separa da un conflitto che rischia di essere molto ampio non è quello delle nostre piccole beghe interne, ma è cercare di capire davvero che cosa sia accaduto, che cosa stia accadendo. Nessuno ha la pretesa di avere tutte le risposte in tasca.

La prima domanda che io mi sono fatta quando ho visto quelle scene, lo scorso 7 ottobre, è: che bisogno avevano i miliziani di Hamas di mettere una telecamera sulla loro fronte per andare a riprendere scene così impensabili, come la decapitazione di bambini, gente che balla sui cadaveri di ragazze prelevate durante una manifestazione musicale? Perché, lo ripeto, perché? Anche nel mondo islamico, anche nel mondo arabo ci sono delle madri, no? E probabilmente quelle madri quando vedono quelle immagini non si sentono fiere; quindi, perché? La risposta che io ho dato a questa domanda è che la causa palestinese non c'entrava assolutamente nulla e che quello che Hamas stava facendo e voleva fare con quelle immagini era esattamente garantire, produrre, provocare, spingere Israele a una risposta tale da compromettere qualsiasi possibilità di normalizzazione dello scenario mediorientale. Perché? Perché - l'ho detto stamattina e lo ribadisco a voi, perché non l'ho fatto in quest'Aula - la strategia che hanno i fondamentalisti è una strategia di lungo periodo; quella strategia è rendere Israele una terra inospitale, fare in modo che la gente scappi, che non ci si possa crescere i propri figli, che non ci si possa vivere in pace.

E qual è il più grande nemico di questa strategia? Gli accordi di normalizzazione che alcuni Paesi arabi, particolarmente alcuni Paesi del Golfo, stavano portando avanti con Israele. Era il più grande nemico di questa strategia e quindi il target di quello che è accaduto, non è solo Israele, ma sono anche i Paesi arabi, che hanno tentato di normalizzare i loro rapporti con Israele.

Questa è la realtà di quello che sta accadendo e, chiaramente, è molto difficile lavorare per evitare questa escalation. Ed è la ragione per la quale io ho voluto partecipare personalmente alla conferenza de Il Cairo; l'Italia è stata l'unica Nazione del G7 a partecipare a livello di leader, perché io credo che la priorità adesso sia continuare a mantenere il dialogo con i Paesi arabi che non vogliono cadere in questa trappola.
E questo mi pare che sia stato colto. Dopodiché, sono d'accordo - collega Amendola, e mi rivolgo anche agli altri che lo hanno detto - sul fatto che la cosa più seria in assoluto che noi possiamo fare in questo momento sia lavorare per mettere in campo un'azione concreta e che abbia una tempistica definita per la soluzione della crisi israelo-palestinese, perché questo è l'unico modo che abbiamo, non solo - dalle crisi può sempre nascere anche un'occasione -, per risolvere un conflitto che ci trasciniamo, come sappiamo, da decenni, ma anche per svelare il bluff di Hamas, che si copre dietro la causa palestinese per fare una cosa che con la causa palestinese non c'entra nulla e della quale i civili palestinesi e perfino le istituzioni palestinesi sono vittime, esattamente come tutti noi.
Ora, però, dov'è che la questione diventa complessa? Ho sentito diversi interventi, per esempio del collega Bonelli, e c'è un detto che dice: “la verità viene sempre dopo il ma”, perché, certo, condanniamo tutti Hamas, “ma”. E, qui, credo che bisogna fare un supplemento di riflessione, collega Bonelli, e, anche qui, beato chi ha tutte le risposte in tasca. Chiaramente, io ho ribadito questa mattina che i civili sono civili di qualsiasi nazionalità siano, in qualunque terra vivano e che la differenza tra quello che fa un'organizzazione come Hamas e quello che deve fare uno Stato è che uno Stato non basa la propria risposta su un sentimento di vendetta, ma deve commisurare la sua forza, deve stare nel diritto internazionale - sono d'accordo su quello che si diceva sul diritto internazionale -, però questo è purtroppo un tema molto spinoso perché la Striscia di Gaza è un lembo di terra dove vivono circa 2 milioni di persone e dove i miliziani di Hamas si nascondono sotto terra. Quindi, questa è la ragione per cui Israele ha chiesto nei giorni scorsi di evacuare i civili, perché è obiettivamente difficile riuscire a rispondere “targhettizzando” quella risposta sul terrorismo senza che ci siano dei danni collaterali. È per questo che è molto difficile quello che sta accadendo. Perché? Perché di contro, signori, quando si dice cessate il fuoco - e chiaramente tutti quanti vorremmo che il conflitto non vedesse un'escalation - si dice anche Hamas rimane lì, si dice anche che domani può accadere di nuovo, si dice anche che potrebbero esserci altri civili innocenti che muoiono; significa, in qualche modo, dire anche che in fondo Israele non ha poi così tanto il diritto di difendersi. Quindi, noi cerchiamo di costruire ogni giorno questo equilibrio per impedire che da una parte e dall'altra i civili muoiano, per garantire che ci sia una soluzione a questo conflitto, per garantire che Israele possa anch'essa difendere la sua sicurezza e i suoi cittadini.

Che cos'è che non mi torna in alcuni degli interventi che ho sentito? Che c'è una differenza, perché mi è sembrato che in alcuni casi si mettessero sullo stesso piano le due cose. C'è una differenza, colleghi, tra entrare in casa di qualcuno, guardare un neonato, tagliargli la testa e chiedere alle persone di evacuare perché non si vogliono coinvolgere i civili. Vi prego: non ditemi che le due cose sono uguali, non ditemi che le due cose sono uguali! Ma questo non vuol dire che non sia uguale il valore dei civili ed è esattamente questo ciò su cui ci stiamo spendendo: capire come si faccia a garantire una risposta necessaria verso i terroristi senza coinvolgere la popolazione civile. Quello che sto cercando di spiegare è che, purtroppo, c'è qualcuno che si fa volutamente scudo della popolazione civile e questo rende le cose, purtroppo, molto complesse in questa fase. È la ragione per la quale ogni giorno, passo dopo passo, parola dopo parola, cerchiamo di trovare questo difficile equilibrio.

Dopodiché, cambio tema - non so se c'era altro che volevo dire sulla crisi, ma mi pare che questo argomento sia stato esaurito. È stato citato da diverse parti il tema della migrazione. Voglio dire al collega Soumahoro che non sono affatto d'accordo quando parla di non difesa della dignità umana negli accordi con la Tunisia e non so a che cosa faccia riferimento. Io continuo a ritenere che se non si vuole difendere la dignità umana il modo migliore è quello di favorire i trafficanti di esseri umani e non è ciò che sto cercando di fare. Io penso proprio che per difendere la dignità umana delle persone si debba approcciare la questione migratoria in maniera completamente diversa: lo si deve fare offrendo ai Paesi di origine e di transito una cooperazione allo sviluppo, che non è predatoria. La prego, non mi parli di neocolonialismo, perché io sto cercando proprio di dire che l'approccio dev'essere completamente diverso da quello che si è visto non solo nel periodo coloniale ma anche più di recente verso i Paesi africani. L'Africa non è un continente povero - l'ho detto tante volte -, ma è un continente estremamente ricco. È un continente che con i giusti investimenti, con la giusta attenzione e con il giusto rispetto può vivere un futuro decisamente migliore di quello che vive nel presente, dove, purtroppo, l'atteggiamento dei Paesi esteri è spesso stato, invece, un atteggiamento predatorio.
 È esattamente la ragione di quello che muove l'accordo con la Tunisia ed è anche la ragione di quello che ha mosso i problemi dell'accordo con la Tunisia, perché, guardi, l'ho detto questa mattina al Senato e lo ripeto anche a lei: quello che io sto cercando di fare con un Paese che è in difficoltà è una partnership strategica, cioè un accordo che prevede, per una Nazione in difficoltà, investimenti, posti di lavoro, risposte, e, quindi, una cooperazione che riguarda anche i flussi migratori.
Diverso è stato l'approccio di chi ha tentato di dire al Presidente Saied e alla Tunisia accettiamo che ti vengano dati dei soldi per fermare a casa tua i migranti illegali che entrano a casa tua, ma sia chiaro che ti consideriamo un impresentabile. Questo non funziona nelle relazioni tra Paesi, ma funziona avere rispetto per i propri interlocutori, funziona costruire e provare a costruire un futuro per i propri interlocutori. Ed è quello che tentiamo di fare ogni giorno.

Dopodiché, ovviamente, quando si fanno accordi di cooperazione si lavora anche per ampliare e favorire la migrazione legale, il cui presupposto però è fermare la migrazione illegale, perché noi lo sappiamo che le due cose sono incompatibili, purtroppo. Lo sappiamo e lo sa benissimo il centrosinistra che ha governato per diversi anni ed è stata costretta ad annullare le quote di immigrazione legale, perché tutte le quote di immigrazione erano coperte da chi entrava illegalmente. E io non credo che questo sia giusto, l'ho detto cento volte e lo ripeterò all'infinito, anche perché tu non puoi dare una vita dignitosa alle persone che entrano in Italia se non sai neanche chi sono, da dove arrivano e che cosa sanno fare.
Lo si può fare quando si è governato un processo e non facciamo finta di non sapere qual è stato il destino che è toccato a tantissimi migranti irregolari, dei quali avevamo raccontato che ci saremmo occupati. 

E questo mi porta anche al tema del rapporto tra la migrazione illegale e i rischi anche per la sicurezza legati agli attentati che abbiamo visto in questi giorni. Guardate, io non penso che sia irragionevole o ideologico, come pure è stato detto, dire che può esserci un nesso tra migliaia di persone che entrano mediate dai trafficanti di esseri umani e il rischio che vi siano anche infiltrazioni fondamentaliste o jihadiste. Io penso che sia piuttosto irragionevole e ideologico negare che quel nesso possa esistere, a maggior ragione quando ne abbiamo avuto prova, a maggiore ragione quando siamo consapevoli che in passato è accaduto. E guardate non si rende la questione più digeribile dicendo ma in buona parte dei casi chi si è reso responsabile di un attentato in Europa era qui da diversi anni. È vero! È vero e mi porta esattamente a quello che sia che stavo dicendo prima e cioè che se alle persone non puoi garantire una vita dignitosa, se pensi che sia solidale farle entrare e poi lasciarle ai margini della società a vendere droga e a doversi prostituire, a non avere niente, matureranno anche, certo, a volte un odio nei tuoi confronti perché sono state ingannate. E sono state ingannate dai trafficanti di esseri umani e sono state ingannate da una politica che ha promesso cose che non poteva dare!
Per questo l'approccio deve mutare e per questo bisogna cercare di mutare l'approccio. 

Dopodiché, veniamo a Schengen. Ho detto stamattina - e lo ripeto - che abbiamo avuto evidenze sui rischi che si corrono in questo particolare frangente e abbiamo deciso di sospendere Schengen, ossia la libera circolazione con la Slovenia. Ne abbiamo parlato - mi pare lo dicesse sempre l'onorevole De Monte - con i nostri omologhi sloveni con i quali da sempre intratteniamo ottimi rapporti e con i quali, anzi, la collaborazione su questa materia è stata sempre molto fitta. Segnalo che ci sono almeno altri 11 Paesi che hanno avviato iniziative di questo genere e dicevo e ribadisco che diversi esponenti europei in questi giorni hanno paventato l'ipotesi che andando avanti di questo passo Schengen possa, di fatto, essere messa in discussione e che con essa possa essere messa in discussione uno dei pilastri dell'unità Europea che è la libera circolazione delle persone. È vero che è un rischio che si corre, è una preoccupazione che condivido, ma proprio per questo ritengo che anche qui - l'ho detto stamattina e lo ripeto - l'unica sfida possibile che risolve questi problemi è fermare l'immigrazione illegale di massa. Se vogliamo aiutare i movimenti secondari, dobbiamo fermare i movimenti primari. 

No, non lo devo dire a nessuno, vi sto dicendo qual è la strategia che il Governo porta avanti. Vi vedo nervosi, non capisco perché siate nervosi. Vi sto dicendo qual è la strategia che il Governo porta avanti, dopodiché è un anno che governo, ne farò altri quattro e alla fine di questi cinque anni chiederò agli italiani che cosa ne pensano, facciamo così! È un anno che governo, ne faccio altri quattro e alla fine di questi cinque anni chiediamo agli italiani cosa ne pensano, perché la democrazia funziona così. So che ad alcuni non piace, ma la democrazia funziona così! 

Quello che stavo cercando di dire è che il tema dei rischi che Schengen corre rafforza la nostra posizione sul problema dei movimenti primari, questo stavo cercando di spiegare. E mi ha colpito che, quando ci sono state alcune nazioni che nei giorni scorsi si sono autoconvocate, particolarmente colpite dal tema dei movimenti secondari, per parlare di questo tema delle sospensioni di Schengen, ho visto un approccio molto diverso da quello che avevo visto in passato, perché in passato si tendeva a scaricare tutta la responsabilità sulle nazioni di primo approdo, segnatamente l'Italia.
Oggi questo non è avvenuto perché tutti capiscono qualcosa che l'Italia spiega, mi dispiace solo da un anno, perché consentitemi di dire anche che sul tema di difendere i confini esterni, fermare l'immigrazione illegale di massa e affrontare il problema nei Paesi di partenza e di transito, eccetera, eccetera, eccetera, e tutta la strategia che sto cercando di portare avanti, mi sono tragicamente resa conto, quando sono arrivata al Consiglio europeo, che l'Italia questo tema non lo aveva banalmente mai posto. L'Italia si era limitata a porre il problema di redistribuire. Si era limitata a questo, perché poi, alla prova dei fatti, su proposte di buon senso a trovare una convergenza non ci è voluto tantissimo.

Il tema dell'allargamento ai Balcani occidentali è stato posto da qualcuno dei colleghi. Voglio ribadire l'impegno totale dell'Italia su quello che a me non piace chiamare allargamento. L'ho detto stamattina e lo ripeto: io la considero piuttosto una riunificazione, nel senso che non sono mai stata convinta, a differenza di altri, che l'Unione europea sia un club nel quale qualcuno decide chi è europeo e chi no.

Penso che chi è europeo e chi no lo abbia già deciso la storia, la civiltà, la geografia. Si tratta semplicemente di capire come facciamo a gestire una riunificazione che chiaramente richiede anche di modificare le proprie priorità, richiede forse per l'Europa di occuparsi di meno cose e di farlo meglio, di occuparsi meglio delle questioni delle quali i singoli Stati nazionali non si possono occupare da soli e meno di ingerire delle questioni che possono essere tranquillamente gestite dagli Stati nazionali.

Quello che voglio dire sui Balcani occidentali è che penso non si debba fare l'errore di immaginare delle corsie preferenziali. Lo dico anche rispetto al dibattito dell'ingresso dell'Ucraina e della Moldova. Non possiamo dare il segnale ai Paesi del Balcani occidentali, che da molto tempo hanno avviato le loro procedure, che qualcun altro ha la priorità. Penso che ogni nazione debba seguire un percorso sulla base di quello che è lo stato delle cose, lo stato delle sue trattative e lo stato, ovviamente, dei parametri di cui dispone, ma che non si debba fare l'errore di lasciare indietro i Paesi dei Balcani occidentali.
Sono per l'Italia una regione strategica, una regione nella quale noi abbiamo sempre giocato un ruolo da protagonisti. Siamo molto apprezzati e molto benvoluti, e credo che sarebbe, soprattutto in questa fase storica e geopolitica, molto importante accelerare il più possibile questa riunificazione.

Dopodiché, alcune cose molto veloci. Sulla transizione ecologica si diceva: non bisogna avere paura della transizione ecologica. Non abbiamo paura della transizione ecologica. Nessuno ha paura della transizione ecologica. Quello di cui abbiamo paura è una transizione ideologica, che è una cosa completamente diversa.

Cioè, abbiamo paura di qualcosa che, imponendo a tappe forzate delle risposte, quando non si sono costruiti i presupposti - che vuol dire, per esempio, autonomia strategica, che vuol dire conversione, che vuol dire mettere i fondi, che vuol dire neutralità tecnologica, che vuol dire una serie di cose che stiamo portando -, ci porta dritti a una desertificazione industriale. E io non penso che sarebbe una grande risposta. Quindi, il tema rimane: transizione ecologica è una cosa importantissima, che va mediata insieme alla sostenibilità sociale e alla sostenibilità economica. Non vuol dire avere paura di qualcosa che non siano le lenti distorte di certa impostazione ideologica.

Dopodiché, colleghi del MoVimento 5 Stelle, ci sono diverse cose da dire, per la verità, nessuna attinente al Consiglio europeo, ma do volentieri qualche risposta.

Sanità. Si dice che abbiamo tagliato i fondi alla sanità. Voglio darvi un dato: 2020, COVID, Fondo sanitario 122 miliardi, Governo Conte; 2024, Governo Meloni, 136 miliardi.
Voglio spiegare agli italiani, già che ci sto, come fanno i partiti dell'opposizione a sostenere la tesi che noi abbiamo tagliato i fondi alla sanità quando, invece, il Fondo sanitario è aumentato di anno in anno. Lo fanno con questo simpatico escamotage del rapporto con il prodotto interno lordo, cioè, in buona sostanza, siccome, cari italiani, durante gli anni in cui governava la sinistra il PIL crollava, i soldi che mettevano nel Fondo sanitario, anche se erano di meno di quelli che mettiamo noi, davano una percentuale più alta in rapporto al PIL. Invece, siccome noi qui lo stiamo facendo crescere, anche se quei soldi aumentano, la percentuale diminuisce. Spero che sia chiaro quello che sta accadendo.
Colleghi, vi vedo nervosi. Non capisco perché siete nervosi. Non dovete essere nervosi, perché il Governo, colleghi, sta andando male e quindi sta per arrivare il vostro momento. Non siate nervosi, sta per arrivare il vostro momento!

Allora, il Governo ha aumentato l'IVA sui prodotti per la prima infanzia: le cose non sono andate esattamente così. Cioè, il Governo aveva tagliato, lo scorso anno, l'IVA sui prodotti per la prima infanzia. Abbiamo deciso di non rinnovare quella misura per un fatto banale, che vi spiego.  Noi non abbiamo rinnovato questa misura per un fatto semplice: non ha funzionato. Non ha funzionato perché, io devo dire la verità, ho controllato e monitorato lungo quest'anno l'andamento dei prezzi sui prodotti per la prima infanzia e, purtroppo, il taglio non ha prodotto quello che speravamo. E vi dico una cosa di come vedo io la politica: quando le cose non funzionano, non si rinnovano. È esattamente quello che avreste dovuto fare voi sul superbonus, invece di scaricare sugli italiani 100 miliardi di debito su una misura per la quale ne avevate previsti 30! Consentitemelo. Invece, dalle parti nostre, quando una cosa non va bene, ce se ne assume la responsabilità.

Sto andando alla conclusione. Salario minimo: qui ho solo una domanda da fare, perché abbiamo parlato del salario minimo molte volte nel merito della vicenda e ce ne occuperemo nei prossimi giorni. Però io, una domanda, ce l'ho da fare, perché sentivo l'intervento di un collega del MoVimento 5 Stelle che diceva che questa è la cosa in assoluto più importante che si possa fare per i lavoratori italiani. Il Presidente Conte interverrà in dichiarazione di voto e spero che mi possa dire perché, in tre anni che è stato alla guida del Governo, il salario minimo non ha deciso di farlo.
E lo dovete spiegare non tanto a me, quanto ai lavoratori che oggi portate in piazza, che io credo siano più intelligenti di quanto li facciate.

Concludo così. Sempre il collega del MoVimento 5 Stelle dice che questo Governo ha portato l'Italia al suo più basso punto di credibilità. Guardi, io penso che questo lo debbano giudicare gli italiani, e lo giudicheranno. Le posso dire, dal mio punto di vista, quale è stato il più basso punto di credibilità che io ho visto di un Governo italiano all'estero e posso dirle che lei non mi vedrà mai, fin quando io governerò questa nostra Nazione, rincorrere al bar un mio parigrado durante i lavori del Consiglio europeo per tranquillizzarlo sul fatto che i membri della mia maggioranza scherzano perché devono dire qualcosa al loro pubblico, ma che, alla fine, si farà quello che vogliono gli altri. Non mi vedrà mai rappresentare l'Italia così, costi quel che costi.